Sonno e Sogno: Il Mondo onirico del bambino.

I sogni dei bambini possono essere considerati una sorta di “gancio” che ci permette di entrare nel loro mondo interiore.

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Il sogno è una finestra sul nostro mondo interiore. Attraverso i sogni veniamo a contatto con gli istinti, i desideri, le paure. Essi costituiscono soprattutto una compensazione degli atteggiamenti unilaterali che assumiamo nella vita di tutti i giorni. Quando sogniamo, nella fase REM del sonno, il cervello utilizza gli stimoli accumulati durante la veglia per creare scene oniriche. Queste ultime aiutano il soggetto ad elaborare situazioni difficili ed eliminare ciò che di superfluo intossica il buon funzionamento del cervello. E i bambini sognano? Cosa vedono nelle loro immagini oniriche?

I sogni dei bambini possono essere considerati una sorta di “gancio” che ci permette di entrare nel loro mondo interiore. Anche se può sembrare “inverosimile” i bambini sognano fin dai loro primissimi istanti di vita. Il sogno, quindi, in quanto fondamentale per la costruzione delle consapevolezze personali, ci accompagna fin dalle nostre prime settimane fuori dall’utero materno. E’ chiaro che la complessità dei sogni tende ad arrivare con la crescita, in un rapporto progressivo con l’uscita del bambino dalla fase dell’infanzia fino a raggiungere la simbolicità tipica dell’adulto. Nei primissimi tempi, i bambini, cominciano ad elaborare la quotidianità vissuta sotto forma di visione notturna: possono presentarsi incubi o sogni piacevoli che si svelano chiari nella testa del bambino. Tendenzialmente ci troviamo di fronte a sogni statici, dalla durata solitamente breve e dal contenuto chiaro e comprensibile, prima di tutto, alla mente del piccolo sognatore.

A seconda dell’età la tipologia dei sogni dei bambini cambia. Nei primi tre anni di vita emergono sogni di appagamento di desideri corporei e di turbamento rispetto a sensazioni forti che il bimbo non è riuscito a elaborare durante il giorno. Ma è proprio dai tre anni di vita in poi – con il raggiungimento di un grado tale di padronanza lessicale- che i bambini cominciano a raccontare le proprie elaborazioni notturne. Frequenti, nei sogni a quest’ età le figure animalesche che spesso si sostituiscono simbolicamente alle figure umane, il più delle volte relative agli affetti più prossimi.

A partire dai 4 anni iniziano i sogni di avventura dove bene e male, vita e morte si confrontano. Questo è un periodo molto interessante della vita onirica del bambino, perché nei sogni cominciano ad emergere aspetti ambivalenti della personalità. La produzione onirica del bambino è caratterizzata a questa età da personaggi selvaggi e cattivi che permettono di esprimere in forma simbolica le tendenze aggressive, i sensi di colpa, le paure. E’ il caso del lupo e della strega cattivi, ad esempio, che si pongono come alter ego a tratti di personalità mite. Almeno fino ai 5/6 anni di vita la durata dei sogni dei bambini è inferiore a quella degli adulti, i contenuti emotivi risultano essere ancora scarsi ed il racconto diurno è spesso arricchito da particolari di fantasia, in realtà mancanti nell’ immagine onirica. Con la crescita tende ad allungarsi anche la durata del sogno, ma le prime connotazioni emotive arrivano soltanto intorno ai 5/7 anni; è in questa fase, infatti, che i bambini e i sogni si avvicinano maggiormente all’universo degli adulti. Il sognatore diviene protagonista del proprio sogno e produce mentalmente una maggiore complessità generale, con la costruzione dei primi scenari e con una prima elaborazione in forma simbolica di esperienze ed emozioni vissute.

L’ emotività sopraggiunta nel sonno dei bambini tende a veicolarsi in forma di figure soprannaturali, a volte spettrali, che si fanno carico delle emozioni personali del sognatore e ne riportano la loro rappresentazione. E’ frequente in questa fase dell’infanzia, sentir raccontare di sogni in cui il bambino si senta immobilizzato, o sia costretto a scappare . Nonostante questo, i bambini e i sogni tendono a vivere un rapporto sereno, con l’ esposizione di problematiche e preoccupazioni che si innestano in un contesto onirico tutto sommato piacevole. Fino a 6/7 anni gli animali continuano ad essere tra le figure principali ad essere visualizzate nei sogni dei bambini; successivamente si ha un progressivo abbandono degli stessi, lasciando il posto ad una maggiore ricchezza di ambientazioni, ad una cresciuta consapevolezza del bambino rispetto al mondo in cui vive e ad una sempre maggiore complessità di dinamiche.

Nel periodo che va dai 7 anni fino alla preadolescenza dominano le scene quotidiane, dove il bambino tenta di elaborare i vissuti relazionali che caratterizzano il rapporto con la scuola, la famiglia e gli amici.

A partire dagli 8 anni e fin verso l’ adolescenza, fortemente presenti nella primissima infanzia, tendono a rarefarsi, rappresentando solo 1/3 del totale dei sogni dei bambini.

Con l’adolescenza, sono le espressioni del corpo, della sessualità nascente e della conquista della propria identità a fare da protagonisti nel teatro onirico.

E cosa fare quando si tratta di un “brutto sogno”?

Nessun timore, in quanto il “brutto sogno” – che pure spaventa così tanto il bambino – ha una funzione positiva per la crescita. È infatti l’espressione simbolica di tutte le emozioni che turbano il bambino, ma al tempo stesso è una purificazione da esse. È importante che i genitori rispondano al sentimento di paura del piccolo con un atteggiamento di accoglienza e con le coccole che lo aiuteranno a riaddormentarsi. Bisogna evitare di spaventarsi di fronte all’agitazione del bambino, così da trasmettere sicurezza e aiutarlo a trovare una via espressiva alle sue paure e turbamenti.

La cosa migliore è farsi raccontare per bene il sogno, chiedendo al bambino che cosa, in particolare, lo ha spaventato. Spesso c’è un elemento che ci permette di capire ciò che l’ha disturbato. Talvolta il brutto sogno consiste in una storia dai connotati magici: per esempio, il piccolo viene inseguito da un mostro e si sveglia nel momento di massimo pericolo, spaventato e agitato. In questo caso il genitore, oltre a rassicurarlo e a spiegargli che era tutto frutto di una fantasia, può proporre una narrazione che va a completare la vicenda del sogno a vantaggio del bambino, magari anche in un modo divertente (immaginare un lieto fine a un incubo aiuta il bambino a tranquillizzarsi).

Ma attenzione: se il brutto sogno è ricorrente, vale la pena chiedersi che cosa si nasconde dietro il ‘mostro’: forse un compagno con cui non va d’accordo o un allenatore sportivo che lo inquieta, un rapporto difficile con l’insegnante. I sogni possono essere lo strumento privilegiato a disposizione di nostro figlio per esprimere come si sente davvero: se rivelano ansia, è un segnale che non va assolutamente ignorato o sottovalutato.

3 regole salva sonno…

  • E’ importante fissare un orario per la nanna. Tenendo conto che un bambino dai tre ai cinque anni ha bisogno di dormire 11-12 ore (per i più grandicelli possono esserne sufficienti 8-10), meglio calcolare l’ora in cui deve andare a letto e assicurarsi che venga rispettata: i bambini beneficiano di un sonno regolare.

  • Seguire una routine. Concedergli almeno mezz’ora per rilassarsi e prepararsi. Sarebbe opportuno stabilire dei rituali che lo rassicurino, come fare un bagno caldo, leggere una storia divertente, dare la buonanotte ai pupazzi della sua cameretta. Si tratta di azioni ripetitive caratterizzate anche da codici affettivi, molto rassicuranti per lui.

  • Evitare tutto ciò che potrebbe spaventarlo. Prestare attenzione a ciò che guarda o ascolta prima della nanna, evitare programmi televisivi che possano agitarlo e le storie di paura. Vietare i rimproveri severi, le discussioni o le litigate. Se il bimbo lo desidera, lasciate aperto uno spiraglio della porta della sua cameretta e tenete una lucina accesa in corridoio, rassicuratelo sempre in modo costante ed equilibrato facendo attenzione a non renderlo dipendente dalla vostra presenza.

Ricordiamoci che il sonno e i sogni hanno una valenza rigenerativa per il corpo e per la mente. Il sogno del bambino è un’esplosione di emozioni, creatività, fantasia. Ecco perché, quando nostro figlio ce lo racconta, è facile trovarci immersi in scenari incredibili, abitati da personaggi che potrebbero vivere solo nelle fiabe, magari dotati di superpoteri… Il bambino riesce a guardare con occhi sognanti la realtà, a trasformare ciò che succede nel ‘qui e ora’ in qualcosa che ha il sapore epico delle grandi storie che la mitologia ci ha tramandato.

E allora che dire: “ Buoni Sogni a tutti”!

 

Psicologa abilitata presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, Iscritta all' Ordine degli Psicologi della Campania n. 9622, Pedagogista Clinica e Mediatore Familiare Sistemico-Relazionale, ha conseguito la Laurea cum Laude in Scienze Psicopedagogiche all’ Università Suor Orsola Benincasa di Napoli discutendo la Tesi in Psicologia Dinamica sui Meccanismi di difesa e le dinamiche psichiche del paziente oncologico, dopo aver svolto un tirocinio accademico pre-lauream presso il Dipartimento di Psicologia Oncologica dell’ INT G. Pascale di Napoli. Ha conseguito, inoltre, una seconda Laurea Magistrale in Psicologia Sociale, dei Servizi e delle Organizzazioni approfondendo la Psicologia dei Processi Cognitivi nelle malattie croniche e neurodegenerative con una Tesi sui Disturbi Cognitivi, Affettivi e Comportamentali nella malattia di Parkinson presso l’Università di Roma. Ha svolto un ulteriore tirocinio professionalizzante post Lauream presso la Sede di Napoli dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia (RM) “Polo Clinico Centro Studi Kairos” dove è attualmente in formazione come Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale. Specializzata in Mediazione Familiare e Consulenza di Coppia ad orientamento Sistemico presso L’ Istituto di Medicina e Psicologia Sistemica di Napoli (IMEPS), inizia nel 2006, la collaborazione in qualità di ricercatrice con l’INT Fondazione Pascale di Napoli che la vede impegnata in Progetti di Ricerca, Educazione e consulenza Socio-Sanitaria nel campo della familiarità dei tumori femminili (Dipartimento di Ginecologia Oncologica). Continua la sua attività di ricerca ed assistenza in ambito psicopedagogico e clinico attraverso interventi di Infant Clinical Observation, Ludoterapia e Supporto alle famiglie, occupandosi dal 2008 di problemi psico-educativi in età evolutiva di bambini figli di pazienti oncologici presso il Servizio Ludoteca (Ambulatorio Famiglia) dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli (Dipartimento di Psiconcologia Clinica). Nel 2015 si perfeziona in ambito Psiconcologico attraverso il Corso di Alta Formazione in Psico-Oncologia dal titolo “La Psicologia incontra l’Oncologia” patrocinato dalla SIPO: Società Italiana di Psiconcologia. Docente e Formatore ha collaborato con la Lega Italiana Lotta ai Tumori- sezione di Napoli- a Progetti di Educazione Socio-Sanitaria e, con la Regione Campania, in Corsi di Formazione Regionali. Relatrice di Convegni e Seminari riguardanti tematiche Psicologiche e Pedagogiche è specializzata, inoltre, nel sostegno di famiglie multiproblematiche e devianti avendo lavorato con nuclei familiari a rischio e con forte disagio socio- economico e culturale della II e III Municipalità di Napoli. Ha lavorato, inoltre, in Progetti nel campo delle disabilità dal 2001 al 2010 (Sindrome di Down e Tetraparesi Spastica). Dal 2008 al 2019 ha esercitato la professione di Mediatore Familiare in autonomia e, su richiesta, in collaborazione con Studi giuridici matrimonialisti. Ha collaborato presso il Centro Nutrizione&Benessere della Dott.ssa Silvana Di Martino sito in Casoria in programmi di Psicologia della Nutrizione, Educazione Alimentare, Formazione e gestione di spazi di Mediazione Familiare Sistemica. Autrice di Articoli sul quotidiano medico on line #TAGMEDICINA, è stata impegnata nella S.C. di Epidemiologia e Biostatistica dell’Istituto Tumori di Napoli in attività connesse all’ Emergenza SARS CoV-2 da Maggio 2020 a Febbraio 2022. Attualmente lavora con pazienti pediatrici e pazienti adulti in trattamento radioterapico presso la U.O.C. di Radioterapia dell’ INT di Napoli “Fondazione G. Pascale” in qualità di Psicologa.

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