Robot, nanotecnologie, telemedicina: così ci cureremo domani

La domanda è complessa: come sarà il futuro della salute?

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La domanda è complessa: come sarà il futuro della salute? La risposta potrebbe essere racchiusa in un solo aggettivo: avveniristico. Tra nuove tecnologie usa e getta per la diagnosi delle malattie, “infermieri-robot”, App di monitoraggio dei sistemi di telemedicina, retine artificiali per curare alcune patologie dell’occhio e bracci robotici stampati in 3D, lo scenario che si delinea sembra il set di un film di fantascienza. A svelarlo è Roberto Cingolani, Direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, ospite d’eccezione all’interessante dibattito Italia 2044: il futuro della salute.

«Entro il 2044 oltre un terzo della popolazione, in Italia, avrà più di 65 anni e oggi l’aspettativa di vita cresce di tre mesi all’anno» ha ricordato Cingolani. Questo significa che per molte persone sta per aprirsi un’inedita ‘quarta’ età, a casa, e senza svolgere attività lavorativa. «In questo scenario, senza aiutanti robotici, gli uomini non ce la potranno fare. Bisogna prepararsi a una nuova coesistenza con le macchine» ha sentenziato Cingolani, che prevede un robot dotato di quattro sensi (senza il gusto…) in ogni famiglia nel giro di 10 o 15 anni. Il robot, dunque, sofisticato quanto si vuole ma comunque pensato per aiutare l’essere umano, sarà il vero alleato hi-tech della medicina mentre le nanotecnologie permetteranno di fare prevenzione senza costi elevati anche con supporti usa e getta. «Sono in fase di sviluppo dei nanocomposti che consentono di monitorare l’esistenza di virus, tossine e batteri» ha spiegato Cingolani.

In ambito medico queste tecnologie permettono di approntare terapie personalizzate al profilo genetico del singolo paziente, il rilascio selettivo di medicinali sulle cellule malate e la realizzazione di nuovi materiali artificiali, ingegneria tissutale e degli organi. A questo proposito, nel corso del talk show è intervenuta Fabia Timaco, blogger e story teller della Scuola Holden, che presto indosserà una protesi mioelettrica ovvero una mano stampata in 3D realizzata dalla community internazionale no profit Open Biomedical Initiative, che si occupa di distribuire questi dispositivi open source e a basso costo in tutto il mondo.

Il medico angiologo Michelangelo Bartolo, direttore del reparto di telemedicina dell’Ospedale San Giovanni di Roma, presente al dibattito, ha invece ricordato come ormai grazie a Internet, alla globalizzazione e alla interconnessione con ogni parte del mondo è possibile controllare a distanza la situazione clinica di centinaia di pazienti. «In particolare, è stata creata la Global health telemedicine, una Onlus che ha generato un servizio di teleconsulto multidisciplinare per i paesi in via di sviluppo. Questa è, in sostanza, la sanità a km zero. Il paziente, infatti, può risiedere fisicamente sia in una stanza dell’ospedale della propria città che in un villaggio sperduto dell’Africa: il lavoro di teleconsulto del medico specialista sarà lo stesso» ha affermato il medico.

Fonte Dica 33

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