La base genetica dei tentativi di suicidio, ecco i fattori in gioco

«I pensieri e i comportamenti suicidari possono essere ridotti con adeguato supporto e trattamento per la salute mentale. Pertanto, è fondamentale acquisire informazioni sui percorsi biologici coinvolti nei tentativi di suicidio o nei pensieri suicidari, in modo da trovare potenziali vie di trattamento e strategie di prevenzione»

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Uno studio pubblicato su Biological Psychiatry ha identificato una regione del genoma sul cromosoma 7 contenente variazioni del DNA che aumentano il rischio che una persona tenti il suicidio. Lo studio, portato avanti dall’International Suicide Genetics Consortium, e diretto da Niamh Mullins, della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, suggerisce che le basi genetiche dei tentativi di suicidio siano parzialmente condivise e parzialmente distinte da quelle dei disturbi psichiatrici correlati. «I pensieri e i comportamenti suicidari possono essere ridotti con adeguato supporto e trattamento per la salute mentale. Pertanto, è fondamentale acquisire informazioni sui percorsi biologici coinvolti nei tentativi di suicidio o nei pensieri suicidari, in modo da trovare potenziali vie di trattamento e strategie di prevenzione» spiega Mullins.

Per approfondire l’argomento, i ricercatori hanno studiato il DNA di 550.000 persone, 30.000 delle quali avevano tentato il suicidio, scansionandolo alla ricerca di marcatori genetici più comuni negli aspiranti suicidi. Oltre a identificare la posizione di rischio per il tentativo di suicidio sul cromosoma 7, gli esperti hanno scoperto una forte sovrapposizione tra la base genetica del tentativo di suicidio e quella dei disturbi psichiatrici, in particolare la depressione maggiore, nonché alcune sovrapposizioni con la genetica del fumo, del dolore, assunzione di rischi, disturbi del sonno e salute generale peggiore. «Questa sovrapposizione genetica con fattori di rischio non psichiatrici è rimasta in gran parte invariata aggiustando per i disturbi psichiatrici, il che suggerisce che una componente sostanziale della base biologica del tentativo di suicidio non sia semplicemente un sottoprodotto della malattia psichiatrica, ma possa invece essere il risultato di una condivisione biologia con fattori di rischio non psichiatrici» prosegue Mullins. Anche l’associazione tra variazioni genetiche sul cromosoma 7 e rischio di tentato suicidio non è stata mediata da disturbi psichiatrici in comorbilità, ed è stata replicata in un’analisi indipendente su oltre 14.000 veterani che avevano tentato il suicidio. Le variazioni del DNA nella regione coinvolta sono state precedentemente collegate all’insonnia, al fumo e al comportamento a rischio, e sebbene sarà necessario un lavoro futuro per scoprire il meccanismo biologico sottostante, secondo gli autori scoperte come queste sicuramente sono utili per avvicinare i ricercatori alla comprensione della neurobiologia della suicidalità.

Biological Psychiatry 2021. Doi: 10.1016/j.biopsych.2021.05.029
https://doi.org/10.1016/j.biopsych.2021.05.029

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