Il “gomito del tennista” guarisce anche senza terapie

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Niente esercizi di fisioterapia mirati o iniezioni di corticosteroidi. L’epicondilite laterale del gomito, più comunemente nota come “gomito del tennista”, ha bisogno solo di tempo per guarire spontaneamente. «Il disturbo è piuttosto comune ed è causato in genere da un uso continuo e ripetitivo del braccio che si traduce in dolore nell’area che parte dal gomito» spiega Morten Olaussen, specialista in medicina di famiglia all’Università di Oslo, in Norvegia, e autore di uno studio da poco pubblicato sulla rivista Bmc muscoloskeletal disorders.

Chi soffre di gomito del tennista mostra problemi di presa e dolore legati a un danneggiamento dei tendini nell’avambraccio con sintomi possono durare per parecchio tempo, ma che spesso si risolvono spontaneamente. «Nonostante ciò, un quarto dei pazienti dichiara di sentire ancora disturbi anche dopo un anno» afferma Olaussen, che assieme ai colleghi ha coinvolto nella ricerca 177 uomini e donne norvegesi di età compresa tra 18 e 70 anni che soffrivano di epicondilite del gomito da un periodo compreso tra 2 settimane e 3 mesi.

Per valutare l’efficacia delle opzioni di trattamento non chirurgiche oggi disponibili, i pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi: uno trattato con iniezioni di corticosteroidi ed esercizi fisioterapici, uno con esercizi e iniezione di placebo e uno trattato solo con farmaci antinfiammatori nelle fasi acute. «Abbiamo proseguito il trattamento per 6 settimane e poi abbiamo seguito i pazienti per un anno» spiega l’autore che ricorda come alla fine dello studio, i tre gruppi non mostravano differenze in termini di miglioramento del disturbo.
«Tre quarti dei pazienti hanno risolto il problema entro un anno, indipendentemente dal trattamento al quale si sono sottoposti» dice il medico sottolineando che le iniezioni di corticosteroidi permettono di raggiungere ottimi risultati sul breve periodo, ma poi ritardano in un certo senso i processi di guarigione. «I corticosteroidi associati a una fisioterapia ad hoc potrebbero essere una buona opzione per quei pazienti che hanno bisogno di un recupero rapido, ma l’effetto sul lungo periodo non ci permette di raccomandare il trattamento a tutti indistintamente» conclude Olaussen.

Fonte Dica 33

 

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