MSM O METHYLSULFONYLMETHANE un aiuto per le ossa ma non solo

L’MSM ha una lunga storia ed infatti nel 1981 fu brevettata negli Stati Uniti da un certo Dr. Herschler per levigare e ammorbidire la pelle e per rafforzare le unghie

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Il metilsulfonilmetano (MSM) è un composto organosulfureo presente in natura utilizzato come medicina complementare naturaderivata (MCN o nature-derived substance medicine) ed è una sostanza riconosciuta come sicura dagli enti regolatori; l’MSM è infatti ben tollerato dalla maggior parte delle persone a dosaggi fino a quattro grammi al giorno, con pochi effetti collaterali noti e lievi.

Ha proprietà biologiche molto particolari se non uniche, infatti una delle sue caratteristiche è la sua penetrabilità attraverso membrana cellulare pur in assenza di altri agenti che agiscano da trasportatori dall’esterno all’interno della cellula. Questa caratteristica contribuisce alle sue capacità antiossidanti ed ai suoi effetti antinfiammatori.

L’MSM ha una lunga storia ed infatti nel 1981 fu brevettata negli Stati Uniti da un certo Dr. Herschler per levigare e ammorbidire la pelle e per rafforzare le unghie, aggiungendosi sempre più indicazioni nel corso degli anni sino a che nel 2007 ha ottenuto lo stato General Recognized As Safe (GRAS) dalla Food and Drug Administration.

Il metilsulfonilmetano è presente nel terreno ed una volta assorbito nel suolo, entrerà nella struttura di piante come asparagi, mais, cipolle, segale ma contenuto anche in vari tipi di frutta, in alcuni vini, nel caffè, nel tè e così via. Nell’uomo una notevole importanza per il suo assorbimento è rappresentata dal microbioma intestinale, assorbimento che avviene dopo circa 2 ore dall’assunzione.

A causa della sua maggiore capacità di penetrare nelle membrane e permeare tutto il corpo, questo composto può coinvolgere numerosi tipi cellulari venendo rapidamente ed omogeneamente distribuito nei tessuti, con un elevatissimo profilo di sicurezza anche a dosaggi particolarmente alti. 

I risultati degli studi in vitro e in vivo suggeriscono che l’MSM opera al crosstalk dell’infiammazione e dello stress ossidativo a livello intracellulare con effetti diretti e indiretti; l’MSM infatti inibisce l’attività trascrizionale del fattore nucleare NF-κB e la via NF-κB è una nota via di segnalazione pro-infiammatoria responsabile della sovraregolazione dei geni che codificano la produzione di citochine, chemochine e molecole di adesione. L’effetto inibitorio di MSM su NF-κB provoca la downregolazione dell’mRNA per l’interleuchina IL-1, la IL-6 e il fattore di necrosi tumorale-α (TNF-α) ed in particolare IL-1 e TNF-α sono inibiti in modo dose-dipendente. Inoltre la soppressione di NF-κB limita l’azione della cicloossigenasi-2 (COX-2).

Mediando questi fattori di trascrizione, l’MSM può regolare l’equilibrio delle specie reattive dell’ossigeno (ROS di cui fanno parte anche quelli che una volta erano definiti come “radicali liberi”) e degli enzimi antiossidanti modulando in senso riduttivo lo stress ossidativo.

Lo stress ossidativo può innescare una risposta acuta da parte del sistema immunitario innato e una conseguente risposta immunitaria adattativa se il fattore di stress è patogeno. I composti contenenti zolfo, incluso il MSM, svolgono un ruolo fondamentale nel supportare la risposta immunitaria. Attraverso un meccanismo integrato che include quelli sopra menzionati, l’MSM modula la risposta immunitaria attraverso il crosstalk tra stress ossidativo e infiammazione. L’esposizione cronica a fattori di stress ossidativo può avere effetti dannosi per il sistema immunitario che diventa desensibilizzato o sovraccaricato e incapace di suscitare una tipica risposta immunitaria. Gli ampi effetti di IL-6, ben nota anche ai più per essere il pulsante di innesco di una cascata proinfiammatoria nell’organismo umano, sono stati implicati nel mantenimento dell’infiammazione cronica ed è stato dimostrato che Il pre-trattamento con MSM, prima di una attività fisica particolarmente intensa, notoriamente collegata ad una riduzione della funzione immunitaria nelle fasi immediatamente successive, abbia impedito l’eccessivo stress delle cellule immunitarie. L’MSM non neutralizza chimicamente i ROS ma sopprime invece la generazione mitocondriale di superossido, perossido di idrogeno e acido ipocloroso. Inoltre, MSM è in grado di ripristinare il rapporto glutatione ridotto (GSH)/glutatione ossidato (GSSG) riportandolo a livelli normali.

Come agente terapeutico, l’MSM utilizza le sue proprietà di penetrabilità uniche per alterare gli effetti fisiologici a livello cellulare e tissutale. Inoltre, MSM ha la capacità di agire come vettore o co-trasportatore per altri agenti terapeutici, promuovendone anche le potenziali applicazioni.

Nell’artrite, ad esempio, che è una condizione infiammatoria delle articolazioni, il metilsulfonilmetano ha ridotto efficacemente i valori nel sangue della proteina C-reattiva, con un miglioramento dei sintomi dopo l’integrazione con MSM, con riduzione del dolore, della rigidità e del gonfiore. L’MSM ha anche dimostrato di essere maggiormente efficace nel ridurre il dolore da artrite se in combinazione con acido boswellico e collagene di tipo II.

Importante anche l’azione del metilsulfonilmetano sulla cartilagine la cui degradazione è la forza trainante dell’artrosi. La cartilagine articolare è caratterizzata da una matrice extracellulare densa (ECM) con poco o nessun apporto di sangue che guida l’estrazione dei nutrienti dal liquido sinoviale adiacente. Le citochine pro-infiammatorie, in particolare IL-1β e TNF-α, sono implicate nel processo distruttivo della matrice extracellulare densa cartilaginea. Con un apporto sanguigno minimo e possibili microambienti ipossici, ovvero con scarso apporto di ossigeno, studi in vitro suggeriscono che l’MSM protegge la cartilagine attraverso i suoi effetti soppressivi su IL-1β e TNF-α e normalizza il metabolismo cellulare danneggiato dall’ipossia.

In una valutazione dell’MSM sulle allergie stagionali, somministrato per 30 giorni, ha, inoltre,migliorato i sintomi delle vie respiratorie superiori e inferiori entro la terza settimana, permanendo durante i 30 giorni di integrazione.

Un’area emergente della ricerca su questo composto organosulfureo si occupa del suo effetto antitumorale. Studi in vitro utilizzando l’MSM da solo o in combinazione hanno valutato gli effetti metabolici e fenotipici di un certo numero di cellule tumorali tra cui mammella, esofago, stomaco, fegato, colon, vescica e tumori della pelle con risultati promettenti dimostrando che il MSM è citotossico per le cellule tumorali inibendo la vitalità cellulare attraverso l’induzione dell’arresto del ciclo cellulare inducendo il fenomeno della necrosi o dell’apoptosi. Certamente non rappresenterà mai una terapia eroica di prima scelta nel trattamento delle neoplasie ma queste osservazioni ne confermano ulteriormente il profilo di sicurezza anche in un campo così delicato.

Molto importante, infine, è l’azione terapeutica del MSM nei casi di osteoporosi, prevalentemente, ma non esclusivamente, in quelli caratterizzati da una alterazione della microarchitettura ossea causata da una collagenopatia carenziale per la ridotta attività degli osteoblasti. Infatti il metilsulfonilmetano (MSM) influenza il processo di differenziazione delle cellule staminali mesenchimali (MSC) in osteoblasti. Ciò avviene attraverso varie vie di segnalazione intracellulare tra le quali anche l’attivazione delle proteine morfogenetiche (BMP) con il, se così si può dire, curioso effetto di attivare una molecola e dopo che essa è stata attivata avere con essa un’azione sinergica nella maturazione degli osteoblasti agendo sul gene RUNX2 che è il pulsante fondamentale del differenziamento osteoblastico da parte dei progenitori mesenchimali multipotenti. Semplificando al massimo il concetto l’MSM agisce laddove nessun farmaco vi riesce ad esclusione della Teriparatide (il cui uso è limitato a 2 anni nel corso della vita) del Romosozumab (limitato ad 1 solo anno) ed il ranelato di stronzio (ormai praticamente fuori commercio).

L’MSM è una molecola stabile e pertanto può essere associata o integrata praticamente in qualsiasi altro prodotto con il solo limite di un minimo di dosaggio che ne permetta l’attività farmacologica (alcuni studi indicano un range tra 500 mg e 1500 mg, anche se nella mia pratica clinica preferisco somministrarne una quantità compresa tra 800 e 2000 mg).

Poiché l’attività osteoblastica raggiunge il picco durante le prime ore della notte e diminuisce al mattino sia negli uomini che nelle donne la somministrazione è consigliabile dopo cena. Ci inoltre sono prove che il cortisolo endogeno agisca come regolatore del ritmo dell’osteocalcina che, se attivata dalla vitamina K2, facilita la deposizione del calcio sulla microarchitettura ossea, determinandone la diminuzione mattutina. Pertanto, come indicato in precedenza, l’azione modulatrice dell’MSM su una iperproduzione del cortisolo endogeno rappresenta un ulteriore vantaggio sulla sua utilizzazione principalmente, ma non esclusivamente se assunto nelle ore serali.

Note finali:

l’articolo è stato reso possibile per la collaborazione di O.I.Q.O. (osservatorio internazionale della qualità dell’osso) a cui, nel caso di operatori sanitari, può essere chiesta la bibliografia;

alcune parti sono maggiormente tecniche e vengono indicate con la scritta in corsivo;

la figura allegata indica il percorso dalla cellula mesenchimale all’osteoblasto maturo ed in verde sono indicate le molecole suscettibili di maggior attivazione da parte del metilsulfonilmetano

Dott. Gianfranco Pisano Laureato in Medicina e Chirurgia all’ Università la Sapienza Roma Master in Medicina dello Sport, Università di Siena Master malattie metaboliche dell'osso, osteoporosi, Università di Firenze Master Fitoterapia, Università di Trieste e Computense di Madrid

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