L’attività fisico-sportiva nella prevenzione e come coadiuvante alla terapia dell’osteoporosi o sindrome da fragilità ossea. (Parte I)

L'importanza di una scelta corretta diventa sempre più evidente

Tagmedicina, attività fisica osteoporosi
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Volendo semplificare potremmo suddividere la tipologia di attività fisica o sportiva utile per coadiuvare la cura per la fraglità ossea in tre grandi categorie:

  • attività fisiche ad alto impatto,
  • attività fisiche aerobiche,
  • attività utili al recupero delle capacità di equilibrio.

Tali attività non sono in contrasto tra di loro ma vanno considerate come complementari e da integrare privilegiando, in base alla valutazione del medico osteoporologo, un tipo piuttosto che un altro.
Genericamente potremmo dire che nelle fasi più precoci e nelle persone più giovani, nel momento in cui la massa ossea inizia a declinare (40-45 anni circa) sin verso i 65 anni, e in alcuni casi anche sino ai 70, momento in cui è ancora nel pieno della vita sociale e ha delle caratteristiche fisiologiche tali da permettergli praticamente qualsiasi tipo di attività e che non hanno ancora alterazioni significative della struttura delle proprie ossa (ad esempio dei cedimenti vertebrali), l’attività fisica migliore è indubbiamente quella cosiddetta ad alto impatto. Nei soggetti invece che hanno già subito delle alterazioni del proprio scheletro ovviamente il carico da applicare deve essere inferiore.
Nel progredire dell’età sono invece più importanti gli esercizi che favoriscano il recupero delle capacità propriocettive al fine di ridurre la possibilità di cadute e quindi dei danni ad esse correlati.

Osteoporosi ed osteopenia: quale attività fisica?

Prendiamo in esame il periodo della nostra età compreso tra il momento in cui la massa ossea inizia a declinare (40-45 anni circa) sin verso i 65 anni, in alcuni casi anche sino ai 70. La persona è ancora giovane nel pieno della vita sociale e ha delle caratteristiche fisiologiche tali da permettergli praticamente qualsiasi tipo di attività. È un momento in cui gli impegni lavorativi o familiari non devono impedire la pratica di un’attività fisica in maniera continuativa nel tempo. L’importanza di una scelta corretta diventa sempre più evidente.
Nell’esame dei meccanismi fisiologici e fisiopatologici che sono alla base di un corretto rimodellamento osseo o che viceversa segnano l’inizio di un depauperamento della massa e del peggioramento della qualità dell’osso, abbiamo individuato come una certa pressione o meglio come un incremento dell’accelerazione di gravità sia necessario per stimolare i meccanismi che portano ad un incremento della massa ossea. Sono quindi le attività fisiche cosiddette ad alto impatto che permettono di stimolare questi meccanismi. Numerosi lavori pubblicati hanno infatti dimostrato che qualsiasi sport ed attività fisica che non comporti un aumento della accelerazione di gravità ha una scarsa influenza sulla omeostasi del tessuto osseo, essendo tale azione prevalentemente indiretta.

Dott. Gianfranco Pisano Laureato in Medicina e Chirurgia all’ Università la Sapienza Roma Master in Medicina dello Sport, Università di Siena Master malattie metaboliche dell'osso, osteoporosi, Università di Firenze Master Fitoterapia, Università di Trieste e Computense di Madrid

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