Trapianti: cuore sicuro anche se il donatore usava droghe

Studio Usa, non si riducono possibilità di sopravvivenza

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Ricevere un cuore da una persona che faceva uso di droghe o è morta per overdose è sicuro e non riduce le probabilità di sopravviveva per il trapiantato: la conferma arriva da due studi pubblicati sulla rivista Circulation.
Un dato che puó aumentare la disponibilità di organi e ridurre le liste d’attesa, soprattutto negli Usa dove sono in aumento le morti da overdose da oppioidi.

I dati relativi al 2019 negli Stati Uniti non hanno evidenziato infatti lati negativi dal trapiantare il cuore prelevato da persone che avevano consumato droghe, una pratica diventata sempre piú diffusa ormai. “Questo tipo di cuori, una volta considerati ad alto rischio, sono sicuri, come conferma lo studio – commenta Howard Eisen, presidente dell’American Heart Association – e dovrebbero incoraggiare le istituzioni, che di solito non usano i cuori di tossicodipendenti, a farlo invece, perché cosí si ridurrebbe il tempo di attesa e le morti di chi è in lista per un organo compatibile”. I ricercatori del Sentara Heart Hospital di Norfolk hanno esaminato i dati sui donatori ottenuti dagli ospedali e il tasso di sopravvivenza del trapianto di cuore di oltre 23.000 adulti eseguiti tra il 2007 e 2017. L’età media dei donatori di cuore analizzati era 32 anni e quella dei trapiantati 53. La percentuale di sopravvivenza di chi ha ricevuto l’organo è apparsa simile a quella di chi aveva ricevuto il cuore da persone che non avevano fatto uso di droghe: 90% dopo 1 anno, 77% dopo 5 anni e 60% dopo 10.

( FONTE ANSA)

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