Covid-19, tredici geni nel Dna umano potrebbero spiegare la varietà dei sintomi

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Secondo uno studio pubblicato su Nature, la variabilità della sintomatologia di Covid-19 in persone diverse sarebbe dovuta a 13 regioni del Dna umano, che aumentano la sensibilità all’infezione e il rischio di avere una malattia grave. Gli autori di questo studio fanno parte della Covid-19 Host Genomics Initiative, una rete di oltre 3.000 ricercatori proveniente da 25 paesi voluta nel marzo 2020 da Andrea Ganna, dell’Istituto di medicina molecolare della Finlandia (Fimm) e del Broad Insitute di Cambridge, e alla quale partecipa anche l’Italia, paese da cui provengono i dati di oltre 8.000 pazienti.

«Sebbene i fattori ambientali, clinici e sociali svolgano un ruolo decisivo nell’esposizione a SARS-CoV-2 e alla gravità della malattia COVID-19, anche la genetica dell’ospite può essere importante. L’identificazione di fattori genetici specifici, infatti, può rivelare meccanismi biologici di rilevanza terapeutica e chiarire le relazioni causali dei fattori di rischio ambientali modificabili per l’infezione da SARS-CoV-2 e i suoi esiti» spiegano gli esperti. I ricercatori hanno effettuato tre metanalisi di associazione genome-wide che hanno compreso fino a 49.562 pazienti COVID-19 provenienti da 46 studi in 19 paesi, e da queste hanno rilevato 13 loci significativi a livello di genoma associati all’infezione da SARS-CoV-2 o a gravi manifestazioni di COVID-19. Molti di questi loci corrispondono ad associazioni precedentemente documentate con malattie polmonari o autoimmuni e infiammatorie. Le analisi di randomizzazione mendeliana effettuate dagli esperti supportano un ruolo causale nel COVID-19 grave per il fumo e l’indice di massa corporea, ma non per il diabete di tipo II. L’identificazione di nuovi fattori genetici dell’ospite associati a COVID-19, con una velocità senza precedenti, è stata resa possibile dalla comunità di ricercatori genetici che si sono riuniti per dare priorità alla condivisione di dati, risultati, risorse e quadri analitici. «Questo modello di lavoro di collaborazione internazionale sottolinea ciò che sarà possibile fare per future scoperte genetiche nelle pandemie emergenti, o addirittura per qualsiasi malattia umana complessa» concludono gli autori.

Nature 2021. Doi: 10.1038/s41586-021-03767-x
https://doi.org/10.1038/s41586-021-03767-x

 

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