Disordini alimentari, Sif: un farmaco promettente potrebbe diventare terapia specifica

Per il disturbo alimentare Binge eating Disorder che consiste in episodi ricorrenti di abbuffate fuori controllo i farmacologi della Sif stanno studiando un farmaco specifico

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Per il Binge eating Disorder (Bed), il disturbo alimentare più comune, caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate fuori controllo attualmente non ci sono, in Europa e in Italia farmaci approvati, ma i farmacologi della Sif stanno studiando una nuova molecola, l’oleoiletanolamide, che “potrebbe essere il primo farmaco specifico”. Lo studio è oggetto di un articolo pubblicato su «Neuropsycopharmacology Springer Nature Journal» ed è stato presentato al 40° Congresso nazionale della società italiana di farmacologia, in corso fino al 13 marzo.

Compreso il meccanismo delle grandi abbuffate

La natura, durante l’evoluzione, ha «prescelto» chi aveva capacità metaboliche e strategiche per assorbire meglio zuccheri e grassi ma, nella società occidentale ricca, il problema della sopravvivenza non esiste più ma i cibi calorici sono continuamente alla portata. «Molti alimenti, soprattutto quelli ricchi di zuccheri, costituiscono una fonte di energia immediatamente disponibile per l’organismo e allo stesso tempo stimolano il rilascio di dopamina nel cervello, il neurotrasmettitore associato alla motivazione e al senso di gratificazione», spiega il team guidato da Silvana Gaetani docente di Farmacologia Università Sapienza di Roma con Carlo Cifani docente di Farmacologia Università di Camerino. Entrambi sono anche coordinatori del Gruppo di lavoro “Obesità, Sindrome metabolica e Disordini alimentari” della Sif.
La novità è che adesso una molecola potrebbe aiutare le persone con disturbi alimentari del tipo di cui abbiamo parlato: si chiama oleoiletanolamide, “un farmaco che servirà a prevenire e contrastare il disturbo da alimentazione incontrollata”. La Sif spiega che la “gratificazione è mediata, dal neurotrasmettitore dopamina rilasciata all’idea di mangiare, di fare sesso ma anche di fare shopping o assumendo stupefacenti come ecstasy e cocaina: è un po’ la molecola del piacere. Nell’ambito dei disordini alimentari, il problema sorge quando mangiare non è più utile o un comportamento conviviale pro-sociale, ma diventa compulsivo, incontrollabile e ripetitivo, tanto da sfociare in una vera e propria patologia.

Terapie attuali prevedono combinazioni di farmaci. In studio farmaco specifico

«Si chiama Binge Eating Disorder il disturbo alimentare più comune, caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate fuori controllo, analoghe a quelle della bulimia, non seguiti da atti compensatori o di eliminazione, come l’induzione del vomito o l’auto-somministrazione di lassativi – spiega Cifani. Chi ne è affetto spesso sviluppa nel tempo obesità, oltre a un marcato disagio psicologico, caratterizzato da depressione, ansia, bassa autostima o altri problemi che possono influenzare notevolmente la qualità della vita». I trattamenti più significativi e attualmente disponibili per il Bed prevedono una combinazione di psicoterapia e farmacoterapia e quest’ultima generalmente è basata su farmaci antidepressivi. Tuttavia, il tasso di ricaduta è ancora molto elevato perciò la ricerca ha drizzato le antenne. «Nel nostro laboratorio del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza – spiega Gaetani, docente alla Facoltà di Farmacia e Medicina – da molti anni studiamo le proprietà farmacologiche dell’oleoiletanolamide, un lipide prodotto dal nostro intestino, in seguito a un pasto, e che segnala al nostro cervello una condizione di sazietà, in modo da limitare il consumo eccessivo di cibo e da stimolare il nostro metabolismo a bruciare i grassi». «Con questo nuovo studio – continuano Adele Romano e Maria Vittoria Micioni Di Bonaventura, ricercatrici di Sapienza e di Università di Camerino, rispettivamente, e co-primi autori della pubblicazione – suggeriamo che questa molecola potrebbe essere in grado di prevenire e contrastare il Bed, modulando le funzioni di specifiche aree del cervello attivate dallo stress o da stimoli gratificanti. In Europa e in Italia non esistono farmaci approvati per il Bed, a fronte del fatto che, nel nostro Paese il 3.5% per cento delle donne e il 2% per cento uomini ne è affetto. Gli antidepressivi, di fatto, non sono efficaci per questo disturbo perché le ricadute che si registrano sono troppo elevate».

Fonte Farmacista 33

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