Dal Symphytum officinale rimedi topici per dolore e infiammazione

Il Symphytum officinale è una pianta erbacea che veniva usata per trattare fratture, artriti, acne e ulcere. L’uso orale è ormai sconsigliato ma se utilizzata per via topica è un rimedio antiinfiammatorio grazie al contenuto di allantoina

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Il Symphytum officinale è una pianta erbacea che nel passato veniva utilizzata per trattare fratture, artriti, acne e ulcere varicose e gastriche. Il nome deriva da “Symphis” che significa “crescere” in greco antico e “phyton” pianta: richiamando quindi l’utilizzo per la crescita e formazione delle ossa. Proprio questa è una delle indicazioni che trova nella pratica omeopatica, che è l’unica pratica medica che consente di utilizzare la pianta per via orale. Uno dei primi botanici a designare questa pianta col nome di Symphytum fu Dioscoride. Il termine deriva da symphuo (= saldare, unire). È probabile che all’origine di questo nome sia una presupposta proprietà curativa delle fratture ossee di alcune parti di questa pianta.

Uso per via orale desueto e pericoloso

Sostanze presenti: mucillagine, resina, tannino, acido clorogenico, gomma, colina, amido e asparagina. È presente anche la consolidina (si tratta di un glucoalcaloide). Questa pianta ancora oggi in certe zone viene usata dalla medicina popolare per le sue proprietà vulnerarie (guarisce le ferite); pare inoltre che stimoli la formazione del callo osseo in caso di fratture. Quando la pianta è secca si grattugiano le sue parti più consistenti sulle ferite, piaghe o bruciature: sembra che il sollievo sia assicurato (il processo di guarigione è dato da una sostanza chiamata allantoina, sostanza usata in sintesi anche dall’industria farmaceutica per gli stessi scopi). Le mucillagini vengono usate come un espettorante (funzione che favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali) e sembrano valide anche per la tosse. Le foglie sono inoltre astringenti (limitano la secrezione dei liquidi).
Più testi ne sconsigliano l’uso prolungato o abbondante perché potrebbero insorgere affezioni epatiche a causa di alcune sostanze epatotossiche come gli alcaloidi pirrolizidinici. Inoltre, nella pianta è presente, in forma per fortuna molto esigua, un alcaloide (la “simfito-cianoglossina”) tossico in quanto paralizza il sistema nervoso. In diversi stati se n’è vietato l’uso alimentare, come negli Stati Uniti d’America e in Italia (è nella lista del Ministero della salute delle piante non ammesse come integratori alimentari). Infatti, dal punto di vista fitoterapico, l’uso del symphytum per via orale è ormai desueto e pericoloso. Infatti, tutte le parti della pianta, ed in particolare la droga, la radice contiene alcaloidi pirrolizidinici che possono portare a gravi sindromi epatiche, fino al tumore. Le molecole a cui viene ascritto questo pericolo sono, in particolare, l’acteilintermectina e l’actillicopsina.

Uso topico degli estratti

La pianta, tuttavia, ha ancora qualcosa da dire se utilizzata per via topica: gli alcaloidi pirrolizidinici difficilmente riescono ad attraversare la barriera cutanea. Infatti, il suo contenuto di allantoina (oltre a tannini e mucillagini) può permetterne l’utilizzo come rimedio antiinfiammatorio. L’utilizzo come cicatrizzante, che il contenuto in allantoina ci permetterebbe di ipotizzare è tuttavia da sconsigliare per evitare l’assorbimento sistemico di alcaloidi pirrolizidinici. Prebel e Pabst si sono invece concentrate nell’effetto antinfiammatorio per trattare condizioni di dolore acuto nella zona lombare o scapolare. Applicando 3 volte al giorno una crema contente il 35% di estratto di S. officinale ed il 1,2% di metil-nicotinato gli studiosi hanno visto una significativa riduzione della percezione dolorifica. Il trattamento di controllo prevedeva l’applicazione di crema contenente solo metil-nicotinato. Oltre a questo studio, eseguito su quasi 400 pazienti, si stanno accumulando studi scientifici negli ultimi anni che ne consigliano l’utilizzo per artriti, tendiniti, distorsioni, contusioni, ematomi. Sempre Predel, ha voluto sottoporre ad un impegnativo test il gel di Symphtyum officinale, confrontandolo con una formulazione topica contente l’1% di diclofenac (come diclofenac dietilamina).
L’applicazione per 7 giorni (4 volte al giorno) in pazienti affetti da distorsione alla caviglia ha dimostrato che sia una riduzione nel dolore, sia a riposo che in movimento, ed un miglioramento della mobilità in generale. Al termine del trattamento gli studiosi hanno concluso affermando la “non inferiorità” del gel di Symphytum rispetto al gel di diclofenac. Servono ovviamente ancora molti studi per confermare l’effettiva efficacia di questo rimedio.

 

Fonti

Regul Toxicol Pharmacol. 2017 Feb; 83:1-4. Doi: 10.1016/j.yrtph.2016.11.015.
Wien Med Wochenschr. 2013 Feb;163(3-4):58-64. Doi: 10.1007/s10354-012-0162-4.
Phytomedicine. 2005 Nov;12(10):707-14.

 

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