Le Relazioni di coppia dopo la separazione: i nuovi legami affettivi

Non esiste “una famiglia”, ma “diversi tipi di famiglia”.

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Già nel 1888 Durkeim asseriva: “La famiglia di oggi non è più o meno perfetta di quella di una volta: è diversa perché le circostanze sono diverse”. Queste parole, trovano conferma con il passare del tempo e sembrano ben adattarsi alla situazione attuale. La famiglia è un fenomeno bio-sociale che deve essere considerato all’ interno dei mutamenti politici e culturali di una società. Non esiste “una famiglia”, ma “diversi tipi di famiglia”. In altri termini, è il “ modo di fare famiglia” che è cambiato. Cosa accade allora quando dopo una separazione o un divorzio, in procinto della costruzione di una “nuova famiglia “(allargata o ricomposta), entra in gioco il nuovo/la nuova partner? È importante ricordare che con la separazione non si perde la propria funzione genitoriale, ma questa assume forme e modalità diverse nel momento in cui la coppia non è più tale, e in particolar modo nel momento in cui ci sarà la formazione di una nuova coppia.

La nuova esperienza sarà sicuramente più complessa perché i ruoli familiari si moltiplicano; nonostante alcuni di questi siano previsti dalla nostra legislazione, ciò non rende questa esperienza meno difficile da gestire emotivamente. Si tratta di una condizione nella quale i rapporti interpersonali mettono in campo emozioni e sentimenti intensi e a volte contrastanti che è necessario riconoscere ed elaborare. Decidere di iniziare una nuova relazione dopo una separazione, quando ci sono già dei figli, richiede una maggiore consapevolezza. Cercheremo di conoscere meglio, dal punto di vista psicologico, la figura del nuovo partner non come fonte di pregiudizio, ma come possibile risorsa anche per il genitore biologico. Prima di tutto è fondamentale non farsi prendere dalla fretta nel presentare il nuovo compagno/a ai propri figli fino a quando non ci si è resi conto effettivamente se può trattarsi di una relazione orientata a durare nel tempo e basata su obiettivi comuni. Questo non è un particolare che può passare in secondo piano se consideriamo che i bambini tendono ad affezionarsi facilmente e potrebbero subire una ulteriore sofferenza oltre a quella derivante dalla separazione dei genitori.

Sarebbe opportuno, a questo proposito, introdurre il nuovo compagno/a gradualmente rispetto all’ accettazione della nuova figura adulta accanto al genitore per evitare di sentire “invaso” il proprio spazio psicologico oltre che quello fisico conseguente alla coabitazione. Si parla molto di separazione, di divorzio e dei problemi cui vanno incontro gli ex coniugi e i loro figli, ma si presta scarsa attenzione a colui o colei che entra nella vita di un bambino o di un ragazzo in qualità di compagno/a di sua madre o suo padre. Il terzo genitore affronta una situazione a cui spesso non è preparato.

Diventare il compagno/a di mamma o papà, dormire nel lettone e sentirsi a proprio agio con i figli del partner non è una condizione frequente. Con la loro presenza e a volte il loro rifiuto esplicito, i bambini e i ragazzi possono infatti comunicare all’ultimo arrivato che il suo ingresso in casa è illegittimo, mal tollerato, temporaneo, di intralcio, oppure se abitano nella sua casa, possono dare segni di insoddisfazione e rifiutare gli spazi loro assegnati, autosegregarsi in una stanza. Comportamenti che, da un lato, rappresentano una minaccia continua alla relazione di coppia e, dall’ altro, non incoraggiano l’adulto estraneo ad assumere il ruolo attivo e propositivo nella nuova famiglia.

Queste considerazioni evidenziano quanto la figura del terzo genitore è dunque una figura tutta da inventare. Alcune delle caratteristiche che possono agevolare il rapporto tra “Il terzo genitore “ e i figli acquisiti sono:

• 1. Essere empatico/a con i figli dell’altro/a, mettersi nei loro panni,

• 2. Non essere giudicante,

• 3. Essere aperto al cambiamento,

• 4. Reagire con diplomazia, solo così si potrà conquistare la loro fiducia e costruire un rapporto positivo e affettivo. Può capitare che i figli entrino in conflitto con il terzo genitore. In questo caso l’adulto coinvolto non può fare finta di niente. Il miglior consiglio in questi casi, è non dare eccessivo valore al conflitto. Sdrammatizzare gli scontri e mai reagire in maniera dura. Bisogna sempre tenere presente che certi comportamenti del bambino potrebbero essere dettati dalla sofferenza che ha passato e non dalla voglia di fare dispetti.

• 5. Il terzo genitore non deve essere geloso dei figli. Sono rapporti affettivi diversi. “I figli hanno un ruolo prioritario nella vita del genitore”; qualsiasi tentativo di competere per il primo posto è inutile. L’amore genitoriale è profondamente diverso dalla passione erotica e da un’amicizia adulta tra uomo e donna.” Il terzo genitore deve comprendere che si tratta di rapporti affettivi molto diversi e che non deve assolutamente mettersi sullo stesso piano dei bambini, né provare gelosia.

• 6. Essere sempre se stessi e cercare di creare un clima autentico e personale con il figlio acquisito. Sebbene ogni famiglia abbia una struttura e una sua storia che la rende unica e irripetibile, esistono delle linee guida che possono aiutare a orientarsi, a riflettere.

Come e quando presentare ai figli il nuovo compagno o la nuova compagna? Come ho anticipato all’ inizio di quest’articolo, le presentazioni andrebbero fatte solo se la nuova relazione è stabile. È sicuramente indispensabile che la relazione sia consolidata prima che avvengano le presentazioni. Questo proprio per dare al bambino quella stabilità di cui necessita. Ricordiamoci, infatti, che le famiglie ricostituite vengono successivamente ad una relazione fallita e per questo è fondamentale che il nuovo rapporto risulti forte e stabile, sia per evitare un’ulteriore ferita nei figli, oltre che per trasmettere un modello relazionale solido. Prima di presentare il nuovo partner, i genitori dovrebbero esser certi che i figli abbiano chiaro il motivo che li ha portati alla separazione. I figli hanno bisogno di sapere che l’affetto dei genitori nei loro confronti resterà immutato. Bisogna tener conto dell’età dei figli. I piccoli sono più aperti alle novità, anche perché hanno vissuto meno la situazione familiare precedente. Gli adolescenti, che già vivono un periodo di ribellione e cambiamento, potrebbero rifiutare la nuova dimensione familiare, cercando sostegno fuori casa tra gli amici. È comunque importante spiegare cosa succede, proprio per fornire loro un senso che possa aiutarli ad elaborare quanto stanno vivendo.

Non dimentichiamoci, infatti, che i bambini non hanno esperienza del mondo come gli adulti e che hanno sempre bisogno di punti di riferimento che spieghino loro come vanno le cose, e se questo manca, il rischio è che crescano nella confusione. Nel momento della presentazione il “feeling” potrebbe non scattare, sia per effettive incompatibilità o antipatie, sia perché il figlio potrebbe temere di ferire l’altro genitore o di soffrire per una nuova separazione. In questi casi è fondamentale il ruolo del genitore, che dovrà avere la pazienza di dialogare con il proprio figlio, spiegando in modo onesto e sincero il motivo che l’ha portato a stare con il nuovo partner.

Quali sono i ruoli dei nuovi partner? Ricordare che il nuovo partner non è il sostituto dell’altro genitore, ed è importante evitare di presentarlo come tale. Molti compiono l’errore di presentare il nuovo partner come la nuova figura che “deve” essere accettata ad ogni costo e rispettata. Questo contribuisce a creare a priori un’antipatia, poiché non viene lasciata al bambino la libertà di scegliere, né di creare in modo spontaneo, il rapporto con l’altro. Il nuovo partner non può entrare nella relazione ponendosi tout court nel ruolo del genitore: tale usurpazione del ruolo del genitore biologico non verrebbe accettata dal figlio. Tenere sempre presente che il bambino, o il ragazzo, ha già due genitori, il cui ruolo è da sostenere, cosa che risulta fondamentale per stabilire un rapporto onesto e proficuo. Sostituirsi ad essi rischia di creare maggiore confusione e conflittualità.

 

Psicologa abilitata presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, Iscritta all' Ordine degli Psicologi della Campania n. 9622, Pedagogista Clinica e Mediatore Familiare Sistemico-Relazionale, ha conseguito la Laurea cum Laude in Scienze Psicopedagogiche all’ Università Suor Orsola Benincasa di Napoli discutendo la Tesi in Psicologia Dinamica sui Meccanismi di difesa e le dinamiche psichiche del paziente oncologico, dopo aver svolto un tirocinio accademico pre-lauream presso il Dipartimento di Psicologia Oncologica dell’ INT G. Pascale di Napoli. Ha conseguito, inoltre, una seconda Laurea Magistrale in Psicologia Sociale, dei Servizi e delle Organizzazioni approfondendo la Psicologia dei Processi Cognitivi nelle malattie croniche e neurodegenerative con una Tesi sui Disturbi Cognitivi, Affettivi e Comportamentali nella malattia di Parkinson presso l’Università di Roma. Ha svolto un ulteriore tirocinio professionalizzante post Lauream presso la Sede di Napoli dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia (RM) “Polo Clinico Centro Studi Kairos” dove è attualmente in formazione come Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale. Specializzata in Mediazione Familiare e Consulenza di Coppia ad orientamento Sistemico presso L’ Istituto di Medicina e Psicologia Sistemica di Napoli (IMEPS), inizia nel 2006, la collaborazione in qualità di ricercatrice con l’INT Fondazione Pascale di Napoli che la vede impegnata in Progetti di Ricerca, Educazione e consulenza Socio-Sanitaria nel campo della familiarità dei tumori femminili (Dipartimento di Ginecologia Oncologica). Continua la sua attività di ricerca ed assistenza in ambito psicopedagogico e clinico attraverso interventi di Infant Clinical Observation, Ludoterapia e Supporto alle famiglie, occupandosi dal 2008 di problemi psico-educativi in età evolutiva di bambini figli di pazienti oncologici presso il Servizio Ludoteca (Ambulatorio Famiglia) dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli (Dipartimento di Psiconcologia Clinica). Nel 2015 si perfeziona in ambito Psiconcologico attraverso il Corso di Alta Formazione in Psico-Oncologia dal titolo “La Psicologia incontra l’Oncologia” patrocinato dalla SIPO: Società Italiana di Psiconcologia. Docente e Formatore ha collaborato con la Lega Italiana Lotta ai Tumori- sezione di Napoli- a Progetti di Educazione Socio-Sanitaria e, con la Regione Campania, in Corsi di Formazione Regionali. Relatrice di Convegni e Seminari riguardanti tematiche Psicologiche e Pedagogiche è specializzata, inoltre, nel sostegno di famiglie multiproblematiche e devianti avendo lavorato con nuclei familiari a rischio e con forte disagio socio- economico e culturale della II e III Municipalità di Napoli. Ha lavorato, inoltre, in Progetti nel campo delle disabilità dal 2001 al 2010 (Sindrome di Down e Tetraparesi Spastica). Dal 2008 al 2019 ha esercitato la professione di Mediatore Familiare in autonomia e, su richiesta, in collaborazione con Studi giuridici matrimonialisti. Ha collaborato presso il Centro Nutrizione&Benessere della Dott.ssa Silvana Di Martino sito in Casoria in programmi di Psicologia della Nutrizione, Educazione Alimentare, Formazione e gestione di spazi di Mediazione Familiare Sistemica. Autrice di Articoli sul quotidiano medico on line #TAGMEDICINA, è stata impegnata nella S.C. di Epidemiologia e Biostatistica dell’Istituto Tumori di Napoli in attività connesse all’ Emergenza SARS CoV-2 da Maggio 2020 a Febbraio 2022. Attualmente lavora con pazienti pediatrici e pazienti adulti in trattamento radioterapico presso la U.O.C. di Radioterapia dell’ INT di Napoli “Fondazione G. Pascale” in qualità di Psicologa.

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