L’ importanza del gioco per il bambino

I bambini cominciano a giocare fin da subito: «Quando i neonati portano il piedino alla bocca, ad esempio, è una prima forma di divertimento».

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I bambini cominciano a giocare fin da subito: «Quando i neonati portano il piedino alla bocca, ad esempio, è una prima forma di divertimento». Il gioco svolge un ruolo centrale nel processo di sviluppo infantile.

L’attività ludica è infatti la forma di espressione privilegiata dal bambino, lo strumento attraverso il quale si rapporta a se stesso, esplora il mondo circostante, ha la possibilità di ricombinare in maniera personale e creativa le informazioni, le indicazioni, i segnali che gli vengono dall’ambiente.

E’ quindi un’azione che il bambino compie intenzionalmente per inserirsi nella realtà che lo circonda e per manipolarla. Il gioco è orientato verso la creatività, dunque verso il cambiamento, verso il possibile.

E’ nel giocare che il bambino sperimenta con successo la possibilità di intervenire attivamente sugli elementi che lo attorniano. L’attività ludica è gratificante poiché non è condizionata da pressioni interne o esterne e tende perciò solo al piacere e alla conferma di sé; aiuta ad acquisire autoconsapevolezza e ad elaborare un’identità sociale e personale.

E’ lo strumento per entrare in contatto con il mondo ed un valido strumento che guida lo sviluppo cognitivo e quello relazionale. Fino ai tre anni di vita, i bambini non sanno giocare insieme. Stanno vicini, sembra che interagiscano ma non è così: fanno la stessa attività uno di fianco all’altro e al massimo si scambiano degli oggetti in quello che si definisce un gioco in parallelo.

E’ dai tre anni in poi che il gioco diviene “socializzato” e “socializzante”. L’interazione, in effetti, comincia alla scuola materna e si sviluppa ulteriormente alle elementari. «Più i bambini crescono, più i giochi diventano importanti e strutturati. Ogni gioco ha funzioni specifiche: «Il gioco di finzione o simbolico che riguarda la fase evolutiva del Pensiero Preoperatorio (dai 2 ai 7 anni), permette di compiere imitazioni differite, cioè di rappresentare azioni passate dei quali sono stati testimoni (come pettinare la bambola allo stesso modo della madre che pettina la sorellina).

In questo periodo i bambini acquisiscono la capacità rappresentativa, sono in grado, cioè, di rappresentarsi mentalmente cose, oggetti, situazioni, persone indipendentemente dalla loro presenza e  possono mettere in atto imitazioni differite coadiuvate da combinazioni mentali (ad esempio: correre sopra un cavallo/usare il manico di scopa al posto del cavallo). Tale forma di gioco è importantissima perché permette, soprattutto ai bambini più piccoli, di rielaborare le emozioni che vivono nel quotidiano.

In pratica, attraverso una rappresentazione, rimettono in gioco tutto ciò che hanno vissuto, sia per renderlo più chiaro sia per poterlo elaborare. È un’attività che non va ostacolata, né diretta: va solo assecondata». A volte, le loro messinscene possono anche turbarci: «Ad esempio, qualche volta possono far finta di essere la maestra che sgrida i bambolotti o i pupazzi. Questo non deve allarmare i genitori, che devono ricordarsi che i bambini stanno solo utilizzando uno strumento che li aiuta a rivivere, e comprendere meglio quello che è accaduto».

Il gioco di finzione, tendenzialmente, si fa da soli. «Ma possono esserci da parte del bambino delle richieste di interazione con altri coetanei oppure con i genitori. Mamme e papà si devono lasciar coinvolgere assecondando i loro figli». L’attività ludica inoltre libera l’aggressività, soprattutto i giochi non strutturati. Lasciare liberi i bambini di correre, prendersi e acchiapparsi, ha l’importante funzione di tirare fuori la loro energia».

Il gioco strutturato, che i bambini cominciano a fare dai 5-6 anni in poi, ha invece una valenza di orientamento, guida e raggiungimento di determinati obiettivi. Con esso il bambino comincia ad imparare regole, norme, tempi e cooperazione. Infine, un aspetto importante è la NOIA, che per i bambini ha valenza positiva. L’infanzia è l’unico momento della vita in cui il bambino può anche non fare nulla, dedicarsi solo al gioco e al divertimento.

È normale, per un genitore, volerlo intrattenere e mettergli a disposizione strumenti utili per il futuro, come mandarlo a scuola per imparare una nuova lingua straniera o a suonare uno strumento. Va tutto benissimo, ma non bisogna esagerare e soprattutto caricarlo di aspettative. Se il piccolo si abitua dal primo anno di vita ad avere tutta la giornata pianificata, non sarà in grado di intrattenersi da solo. Ha bisogno di spazi vuoti e di un po’ di sana noia. FONDAMENTALE è limitare i dispositivi digitali (consiglio di evitarne l’impiego sotto i due anni).  Videogiochi e tablet, se usati in eccesso, ostacolano la fantasia e la creatività.

Dott.ssa Ilenia Gregorio
Psicologa Sociale iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Campania N. 9622, Psicopedagogista Clinica, Mediatore Familiare Sistemico, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale (Polo Clinico Centro Studi Kairos sede di Napoli dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia di Roma). Ha conseguito la Laurea cum Laude a ciclo unico in Scienze Psicopedagogiche presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli discutendo la Tesi in Psicologia Dinamica sui Meccanismi di difesa e le dinamiche psichiche del paziente oncologico. Ha conseguito, inoltre, una seconda Laurea Magistrale in Psicologia Sociale, dei Servizi e delle Organizzazioni approfondendo la Psicologia dei Processi Cognitivi nelle malattie croniche e neurodegenerative con una Tesi sui Disturbi Cognitivi, Affettivi e Comportamentali nella malattia di Parkinson presso l’Università di Roma. Impegnata da anni nel campo della ricerca e del sostegno psicologico e psicopedagogico in oncologia e nelle malattie neurodegenerative inizia nel 2006, la collaborazione in qualità di ricercatrice e supporto alla ricerca con l’INT Fondazione Pascale di Napoli nel Dipartimento di Ginecologia Oncologica e di Psiconcologia che la vede impegnata ancora oggi in Progetti di Ricerca, psico-educazione, sostegno psicologico alle famiglie con patologia oncologica, e psicoterapia occupandosi sia di pazienti pediatrici che di pazienti adulti. Esperta in Infant Observation e Play Therapy, Docente e Formatore ha collaborato con la Lega Italiana Lotta ai Tumori (sezione di Napoli), con la Regione Campania e con enti pubblici e privati in Progetti di educazione Socio-Sanitaria, Counseling psicologico e corsi di formazione regionali. Relatrice in diversi Convegni e Seminari riguardanti tematiche Psicologiche e Pedagogiche è specializzata, inoltre, nel sostegno di famiglie multiproblematiche e devianti avendo lavorato con nuclei familiari a rischio e con forte disagio socio- economico e culturale della II e III Municipalità di Napoli. E’stata ospite in diverse trasmissioni televisive e radiofoniche trattando tematiche psicologiche, pedagogiche e di salute e benessere. Ha lavorato in Progetti nel campo delle disabilità ed ha coadiuvato programmi di Psicologia della Nutrizione ed Educazione Alimentare nelle scuole e in centri privati. Pubblicista e autrice e di Articoli per diverse testate mediche on line è stata impegnata nella S.C. di Epidemiologia e Biostatistica dell’Istituto Tumori di Napoli in attività connesse all’ Emergenza SARS CoV-2. Attualmente lavora come Psiconcologa presso la U.O.C. di Radioterapia dell’INT di Napoli “Fondazione G. Pascale” con pazienti pediatrici e pazienti adulti in trattamento radioterapico.

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