L’alcolismo aggrava un eventuale contagio da Covid19. I dati del Ieud

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Secondo l’Istituto europeo per il trattamento delle dipendenze (Ieud) in Italia più di 8.500.000 persone, il 14% della popolazione, è a rischio di alcolismo, una dipendenza che aggrava anche l’eventuale contagio da Covid19. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) infatti, ha diffuso alcune indicazioni sulla relazione aggravante tra alcol e Coronavirus: l’alcol irritando le mucose le rende più permeabili all’ingresso del virus attraverso la gola; inoltre, indebolisce la risposta immunitaria e deprime i centri del respiro favorendo una malattia più grave.

Il Ieud, che riceve informazioni quotidiane sullo stato delle dipendenze in Italia, ha constatato che durante il periodo di isolamento sociale e la quarantena le richieste di aiuto hanno avuto una impennata: “l’alcolismo è una delle dipendenze più pericolose perché trova nella solitudine e nell’isolamento terreni fertili per svilupparsi” si legge nel comunicato Ieud.
In Italia le persone cosiddette “a rischio” di alcolismo sono stimate in più di 8.500.000, il 14% della popolazione. Sono a rischio le persone che assumono più alcol del dovuto (la quantità massima che si può bere in sicurezza per la salute corrisponde a 2 bicchieri di vino al giorno per le donne e 3 per gli uomini), oppure bevono in situazioni in cui dovrebbero evitarlo, o che hanno problemi in conseguenza di un’assunzione eccessiva di alcol (quasi l’8% degli incidenti stradali vede coinvolto un ubriaco alla guida), o che hanno difficoltà sul lavoro a causa del bere.
«L’alcol, oltre che un veleno, è anche una sostanza che dà dipendenza – afferma Emanuele Bignamini direttore del Comitato scientifico Ieud -. Gli effetti piacevoli che l’assunzione di alcol procura, possono provocare l’abitudine a bere, che può essere favorita anche da fattori genetici o da difficoltà personali indotte da conseguenze psicologiche, sociali, relazionali. Da queste, facilmente, si può passare a una vera dipendenza. Ma di alcol si può anche morire, come accade per altre droghe, e le crisi di astinenza possono a volte essere fatali».
Sono meno di 70.000, cioè poco più dello 0,1% rispetto alla popolazione totale e meno dell’1% delle persone a rischio, coloro che hanno riconosciuto di avere un problema di dipendenza e chiedono di farsi curare in strutture di servizio specializzate; altri invece sono seguiti dal medico di Medicina generale che in casi estremi provvede al ricovero in Casa di cura. Il Ieud provvede a fornire anche assistenza online ai familiari delle persone dipendenti da alcol, le istruisce, le accompagna e le sostiene in una convivenza che può diventare ancora più difficile nel contesto dell’emergenza sanitaria.

 

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