Il benessere sul posto di lavoro: quanto è importante?

In gioco ci sono le prestazioni occupazionali, la qualità della vita e la salute del singolo individuo

Tagmedicina, il benessere sul posto di lavoro
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Oggi si affronta sempre più frequentemente la questione del benessere sul posto di lavoro.

Per “benessere organizzativo” si intende la condizione psico-fisica di un lavoratore legata al suo impiego. Quest’ultimo è una componente fondamentale del benessere di una persona poiché garantisce un equilibrio mentale, un reddito e la possibilità di ricoprire un posto nella società.

Lavoro e benessere sono due aspetti correlati, nel senso che la qualità delle condizioni di lavoro incide fortemente sia sulla qualità delle prestazioni lavorative di un individuo, sia sulla qualità della sua vita sociale, sia sulla sua salute. Ed è su quest’ultimo punto che si vuole porre l’attenzione: “Lavoro e salute”.

Il lavoro influenza notevolmente la salute di un soggetto; è stato ormai ampiamente dimostrato come diversi fattori di rischio presenti sul posto di lavoro possano essere causa non solo di infortuni e malattie professionali, ma anche di disturbi psico-fisici quali stress e depressione, malattie cardiovascolari o disturbi muscoloscheletrici. Le condizioni di lavoro che determinano l’insorgenza di conseguenze gravi e, a volte a lungo termine, possono essere legate a carichi di lavoro eccessivi, mancanza di una comunicazione efficace tra management e lavoratori circa orari, ruoli e competenze, precarietà, mancanza di comunicazione tra colleghi, scarsa illuminazione, rumorosità e temperatura degli ambienti, molestie psicologiche e sessuali, violenza da parte di terzi. Le conseguenze di tale malessere lavorativo sono devastanti sia per il lavoratore, sia per le imprese (scarsa redditività complessiva, assenteismo, prosenteismo, malattie).

Lo stress legato al lavoro rappresenta la seconda malattia professionale più diffusa nell’Unione Europea dopo il mal di schiena. In Europa né è affetto 1 lavoratore su 4 e le donne sono le più colpite. E’ dimostrato che lo stress riduce la capacità di elaborazione mentale inducendo così i lavoratori a commettere errori di diverso tipo. Gestire lo stress è un buon investimento per i datori di lavoro perché migliora le performance lavorative di un individuo, ma è anche un dovere stabilito dalla Direttiva Quadro 89/391/CEE la quale concernente l’attivazione di misure volte a promuovere il miglioramento della salute dei lavoratori, stabilisce che l’attività lavorativa deve essere adattata alle persone.

Nel 2008 la Commissione Europea ha firmato il Patto Europeo per la salute e il benessere mentale, sottolineando quanto sia importante per un’Europa competitiva, il benessere mentale dei lavoratori.

Pedagogista laureata presso l’Università di Bari in Pedagogia, e Pedagogista Clinica specializzata in Pedagogia Clinica presso l’ISFAR a Firenze e di conseguenza iscritta all’ANPEC (Associazione dei Pedagogisti Clinici) n°4600. Ha lavorato per anni presso un Centro di Riabilitazione, Centro Diurno Socio Educativo e Riabilitativo e Residenza Socio Sanitaria Assistenziale in provincia di Bari dove si è occupata di organizzare e svolgere interventi educativi rivolti a persone con disabilità psico-fisiche, cognitive e demenze. Attualmente svolge attività di libero professionista presso il proprio studio a Bari ed è laureanda in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università ECampus a Novedrate. Organizza e conduce Corsi di Formazione online e in aula presso il proprio studio su tematiche che riguardano sia l’età evolutiva che adulta.

1 commento

  1. Il benessere sul posto di lavoro dovrebbe essere il frutto di una cultura che abbia la Persona al suo centro. Oggi purtroppo la cultura che abbiamo nel nostro paese è una cultura astratta del lavoro e non quella che dovrebbe esserci ossia quella di “Persone che lavorano”. Se avverrà questo cambiamento epocale allora le cose potranno virare sicuramente in senso positivo diversamente continueremo ad osservare sempre le solite ed inutili liturgie burocratiche.

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