Covid-19, possibile associazione di alcuni integratori con il minor rischio. Ecco quali

tagmedicina,vitamine
- Adv -

In un recente studio condotto su utilizzatori di un’app per i sintomi del Covid-19, le donne che facevano uso di probiotici, acidi grassi omega-3, multivitaminici o vitamina D avevano un minor rischio di risultare positive al Sars-CoV-2. L’associazione, modesta ma significativa, non è stata però riscontrata con l’uso di integratori di vitamina C, aglio o zinco, e non sono stati ritrovati benefici negli uomini. «L’uso di integratori alimentari specifici sia nella prevenzione sia nel trattamento acuto dell’infezione da Sars-CoV-2 è stato promosso da personaggi di rilievo in trasmissioni a tema salute in televisione e sui social media fin dall’inizio dell’attuale pandemia da coronavirus» scrivono gli autori nell’articolo pubblicato su BMJ Nutrition, Prevention & Health, i quali spiegano come per alcune vitamine e minerali esista un ruolo plausibile a livello biologico nei pathway immunitari.

Nello studio sono stati inclusi 372.720 utilizzatori dell’app Covid-19 Symptom Study del Regno Unito tra i 16 e i 90 anni (la maggior parte donne), di cui 23.521 sono risultati positivi al Sars-CoV-2 entro il 31 luglio 2020. Ai partecipanti è stato chiesto, tramite l’app, se avessero assunto regolarmente alcuni integratori. Ebbene, il 47% li aveva usati. Dopo aver aggiustamenti per fattori confondenti, dall’analisi è emerso che le persone che avevano assunto probiotici, acidi grassi omega-3, multivitaminici e vitamina D avevano un rischio più basso di Sars-CoV-2 rispettivamente del 14%, 12%, 13% e 9%. Invece, non è stato riscontrato un effetto in quelli che assumevano integratori di vitamina C, zinco o aglio. Quando le analisi sono state stratificate per sesso, età e indice di massa corporea (Bmi), gli autori hanno osservato che l’associazione protettiva era presente solo nelle donne, in tutti i gruppi di età e di Bmi, il che potrebbe avere diverse spiegazioni, approfondite nel testo dagli autori. Da notare che, allo scopo di replicare i risultati, sono stati analizzati i dati di altri utilizzatori dell’app (45.757 dagli Stati Uniti e 27.373 dalla Svezia), con risultati che rispecchiavano nel complesso quelli ottenuti dalla coorte del Regno Unito, anche se con differenze nei dati relativi al genere. «Dato l’interesse verso gli integratori durante la pandemia, prima che possano essere fatte raccomandazioni evidence based, sono necessari trial controllati randomizzati su integratori selezionati che testino i loro effetti protettivi, e anche i possibili effetti avversi, sulla gravità della malattia» scrivono i ricercatori, i quali ammettono di attendere con impazienza i risultati di studi in corso.

BMJ Nutrition, Prevention & Health 2021. Doi: 10.1136/bmjnph-2021-000250
http://dx.doi.org/10.1136/bmjnph-2021-000250

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui