Allattamento: investimento per la vita

Sono state condotte diverse ricerche scientifiche negli ultimi anni che dimostrano come vi sia una correlazione positiva tra una maggiore durata del periodo dell’allattamento al seno e un miglioramento cognitivo del bambino

tagmedicina,allattamento
- Adv -

Quando parliamo di allattamento non ci riferiamo soltanto al modo di nutrire un bambino, ma alla relazione affettiva e agli effetti che esso può avere sullo sviluppo cognitivo, psicomotorio, psicologico e comportamentale del lattante nella fase di crescita. Ovviamente questo si rifletterà positivamente sulla mamma e su tutta la sfera affettiva del bambino.

Sono state condotte diverse ricerche scientifiche negli ultimi anni che dimostrano come vi sia una correlazione positiva tra una maggiore durata del periodo dell’allattamento al seno e un miglioramento cognitivo del bambino, con particolare riferimento all’area cerebrale deputata alle abilità linguistiche, alla memoria e al coordinamento motorio. È stato inoltre dimostrato che bambini allattati al seno materno più a lungo, sviluppino anche un temperamento migliore ed un carattere più placido, riuscendo a confrontarsi meglio con i coetanei e le figure genitoriali e affettive. Questo consente anche di intessere rapporti equilibrati con il prossimo e di accoglienza verso le diversità.

Inoltre, è ormai condiviso a livello internazionale, che l’allattamento è in grado di ridurre l’incidenza e la durata delle gastroenteriti, proteggere dalle infezioni respiratorie, ridurre il rischio di sviluppare allergie, migliorare lo sviluppo intestinale e ridurre il rischio di occlusioni, contribuire a una migliore conformazione della bocca, proteggere contro le otiti, ridurre il rischio di diabete e di tumori del sistema linfatico.

Questi studi hanno anche avuto un riscontro sociale di grande interesse, in quanto hanno dimostrato che, più a lungo i bambini vengono allattati, maggiori sono le probabilità che realizzino in toto il loro potenziale genetico, con maggiore possibilità di diventare in futuro adulti istruiti e con migliori possibilità di successo lavorativo e inserimento sociale.

Questo sembrerebbe in parte spiegato dalla presenza nel latte materno di particolari nutrienti, ovvero i PUFA (acidi grassi polinsaturi). Ricordiamo che i PUFA appartengono ai lipidi, macromolecole biologiche molto studiate negli ultimi decenni per la comprensione delle molteplici funzioni possibili che possono ricoprire. I grassi si dividono in saturi (che possono essere potenzialmente nocivi se in eccesso), monoinsaturi (che dovrebbero essere la nostra principale fonte di grassi in un’alimentazione salutare – l’olio extravergine di oliva contiene la trioleina che è un trigliceride formato da acidi grassi monoinsaturi), e polinsaturi che hanno necessità di essere assunti tramite l’alimentazione, poiché sono essenziali, ovvero non siamo in grado di sintetizzarli ex-novo nel nostro organismo. A loro volta gli acidi grassi polinsaturi si suddividono in omega 3 (ω3) ed omega 6 (ω6), la differenza consiste nella numerazione degli atomi di carbonio lungo la catena dell’acido grasso che distanziano il primo carbonio implicato in un doppio legame dall’ultimo carbonio della catena stessa. I due tipi di PUFA a loro volta possono contenere un numero variabile di doppi legami e possono avere una catena più o meno lunga. Quelli che a noi interessano, in questo articolo, sono gli LC-PUFA (ovvero i PUFA a lunga catena), in particolar modo EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico).

Gli LC-PUFA sono fondamentali già quando una donna in età fertile inizia a progettare una gravidanza, in quanto, durante la gestazione, dovrà avere grandi riserve di questo lipide, infatti, il fabbisogno giornaliero della gestante, risulterà aumentato per l’espansione del tessuto nervoso del feto, in tal senso sarà onere esclusivo della madre donare la giusta quantità di DHA al feto tramite la placenta.

Successivamente il bambino dovrà assumere EPA e DHA tramite il latte materno, che ha una dosa sufficiente per permette un corretto sviluppo cerebrale (il DHA può costituire fino al 50% del tessuto cerebrale e della retina). In assenza di tale quota, le forti richieste per l’espansione tissutale potrebbero portare a problemi visivi e neuro-psicologici di varia entità in base al livello di carenza. Un ruolo centrale sembra avere però anche il rilascio, tramite il latte materno, di ormoni del benessere, primo tra tutti l’ossitocina.

Anche durante la fase dello svezzamento risulta essere di fondamentale importanza attenzionare gli LC-PUFA, in quanto il sistema nervoso del bambino avrà la sua massima espansione e complessità intorno ai 2 anni di vita.

Ma l’allattamento non ha solo effetti positivi sul bambino, bensì anche sulla mamma, infatti è gratuito e non ci sono costi di preparazione (cosa da non sottovalutare data la profonda crisi economica nella quale ci troviamo), è pratico: sempre pronto alla giusta temperatura, stimola la naturale contrazione dell’utero riducendo il naturale sanguinamento post partum e consentendo all’utero di tornare alle dimensioni normali più velocemente, aiuta a perdere il peso accumulato durante la gravidanza, riduce il rischio di sviluppare osteoporosi e previene alcune forme di tumore al seno e all’ovaio. Inoltre, è stato dimostrato che sia in grado di diminuire l’ansia, migliorare il tono dell’umore e aumentare l’autostima. Si registra anche un miglioramento dello stato di salute sistemico della madre, come la riduzione della pressione arteriosa, una frequenza cardiaca più stabile, una migliore qualità del sonno e una più bassa incidenza di depressione post-partum. Si avverte, dunque, un benessere psico-fisico, frutto probabilmente anche questo dei benefici dell’ossitocina e del legame affettivo ed emotivo particolareggiato che si crea tra mamma e figlio.

 

Nata a Lecce il 09/03/1995. Laurea magistrale in Biologia curriculum Nutrizione Umana cum Laude presso l’Università del Salento nell’ottobre del 2018. Ha conseguito un master di II livello in Psicobiologia della nutrizione e del comportamento alimentare presso le università di Roma Tor vergata e Campus Biomedico cum Laude nel dicembre del 2019. Ha prestato il suo servizio presso centri specializzati in DCA dell’USL Umbria I e presso il servizio di dietetica e nutrizione clinica dell’ASL di Lecce. Attualmente svolge attività libero professionale come biologa nutrizionista a Lecce in Piazza Mazzini, 64.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui