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L’interazione medico-paziente si rivela sempre più l’arma vincente nella corretta diagnosi e nel corretto trattamento dell’asma grave: è fondamentale anche nell’aiutare lo specialista ad individuare le cause di scatenamento di tale patologia e nell’impostare un atteggiamento comportamentale che aiuti il paziente a rimpossessarsi della propria vita. L’asma grave nel nostro Paese colpisce oltre 50.000 persone dei 3 milioni di italiani affetti da asma; non sempre trae beneficio dalla consueta terapia con cortisonici per via inalatoria ad alte dosi associati a broncodilatatori a lunga durata d’azione ed i sintomi (mancanza di fiato, respiro sibilante, costrizione del torace, tosse) si acuiscono; ne derivano assenze dal lavoro o da scuola, limitazioni nell’attività fisica, disturbi del sonno, a volte può essere necessaria l’ospedalizzazione ma soprattutto è a rischio la vita del paziente. A volte si verifica una scarsa comunicazione tra pazienti e medici:
· i pazienti, non adeguatamente informati, non segnalano allo specialista quei sintomi che possono rivelare il mancato controllo della patologia
· i medici non sempre riescono ad individuare tempestivamente le situazioni in cui è necessario rivedere la terapia.
Oggi sono disponibili farmaci che agendo a monte della cascata infiammatoria (ricordiamo che l’asma è una malattia infiammatoria cronica), possono indurre nei casi di asma grave un netto miglioramento dei sintomi ed il paziente può tenere sotto controllo il quadro clinico, evitando così le riacutizzazioni. Ancora più importante è ottenere il controllo dell’asma grave in età pediatrica: ridurne i sintomi e gli episodi acuti significa infatti ridurre i due fattori che sono causa del rimodellamento delle vie aeree, ossia una riduzione fissa della funzionalità respiratoria che, con il passare del tempo, può diventare irreversibile. Enorme è dunque l’impatto sulla qualità di vita del bambino.