Covid-19 e Malattie infiammatorie croniche intestinali, i gastroenterologi: anticipare il vaccino influenzale per tutti

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Usare maggiormente la telemedicina e anticipare i vaccini antinfluenzali rendendoli obbligatori per tutti anche in virtù di una possibile seconda ondata pandemica, questi i punti sollevati dagli specialisti ibidologi delle Malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici). Nel particolare, sulla possibilità di una seconda ondata, gli specialisti gastroenterologi propongono quattro punti da cui far partire la prevenzione: 1) una completa e preventiva estensione del vaccino influenzale; 2) promuovere opportune campagne di comunicazione e sensibilizzazione che ricordino l’importanza delle precauzioni da adottare durante il periodo autunnale; 3) invitare gli anziani e i pazienti più fragili a un lockdown preventivo; 4) ridurre le dosi di cortisone, su consiglio medico, qualora se ne faccia uso.

«La seconda ondata pandemica al momento è sicuramente un’ipotesi – dichiara Ambrogio Orlando, Ao Ospedali Riuniti “Villa Sofia-Cervello”, Palermo – ma il rischio che l’arrivo dell’influenza alimenti preoccupazione e caos tra pazienti e personale sanitario è reale. La convivenza dei due virus, infatti, provocherà una incontrollabile confusione di sintomi. Occorre quindi dotarsi al più presto degli strumenti utili a discriminarli. Occorre quindi consolidare una “cultura della vaccinazione”, e anticipare i tempi di quel vaccino che è solito arrivare per metà ottobre. Se si potesse anticiparne la disponibilità a metà settembre, e renderlo quindi obbligatorio per tutti, dagli operatori dei servizi essenziali ai bambini, dai giovani agli anziani, si potrebbe contenere l’esplosione della malattia». I pazienti affetti da Malattie infiammatorie croniche intestinali non più suscettibili all’infezione da Covid, né registrano una forma più severa della malattia. Dati dimostrano un’incidenza cumulativa di infezione di circa lo 0.25%, percentuale lievemente inferiore a quella “teorica” registrata a livello nazionale. I tassi di mortalità dei pazienti affetti da Mici e Covid-19 sembrano anch’essi lievemente inferiori (3%) rispetto a quelli della popolazione generale, seppur con variazioni geografiche non trascurabili. Diversi studi nazionali e internazionali dimostrano che i fattori di rischio per un’evoluzione peggiore della Covid-19 nei pazienti affetti da Mici sono risultati essere l’età avanzata, la presenza di comorbidità, la malattia intestinale attiva e l’utilizzo di corticosteroidi. «È indicato continuare la terapia in corso – dichiara Fernando Rizzello, Policlinico di S. Orsola di Bologna, Ig-Ibd – ed effettuare un controllo più ravvicinato dell’andamento di malattia. In caso di recidiva di malattia non vi è controindicazione all’utilizzo dei farmaci biotecnologici o agli immunosoppressori. Nulla di diverso rispetto al passato, quindi. Cambierà, invece, la modalità di gestione del paziente, con un maggior uso di forme elettroniche di visita rispetto alla classica visita ambulatoriale. L’introduzione della telemedicina, ad esempio, permetterà di individuare meglio i pazienti che hanno la necessità di essere visitati, rispetto ai pazienti che possono essere gestiti in maniera telematica. Questo permetterà di meglio gestire le risorse ed evitare rischiosi assembramenti».

(Fonte Doctor 33)

 

 

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