Colesterolo, predire in modo più accurato il rischio d’infarto e di ictus misurandolo meglio

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In uno studio pubblicato su Circulation, i ricercatori della University of Texas South Western (Utsw) hanno approfondito l’associazione tra colesterolo Hdl, attacchi di cuore e ictus in diverse popolazioni, scoprendo che il numero di particelle Hdl, una misura poco utilizzata, è un predittore più affidabile di infarto e ictus rispetto alla consueta misurazione dell’Hdl. Ma non solo: tra gli afro-americani nessuno dei due metodi si associa in modo significativo al rischio di attacchi cardiaci.

«Per decenni, il colesterolo lipoproteico ad alta densità (Hdl) è stato denominato colesterolo buono a causa del suo ruolo nel rimuovere i grassi dalle pareti delle arterie» esordisce Anand Rohatgi, professore associato di medicina interna all’Utsw, che assieme ai colleghi ha combinato i dati dei partecipanti a quattro grandi trial: il Dallas Heart Study, l’Atherosclerosis Risk in Communities Study, il Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis e il Prevention of Renal and Vascular End stage Disease Study, per un totale di 15.784 persone seguite in media da 8 a 12 anni. «I dati includevano due diverse misurazioni di Hdl: i livelli di Hdl-P che calcolano quante particelle di Hdl circolano nel sangue e il test standard Hdl-C. «I due dosaggi possono differire e sono solo moderatamente correlati» scrivono i ricercatori, precisando che le persone con i più alti livelli di Hdl-P avevano un rischio di infarto e ictus ridotto rispettivamente del 37% e del 34% rispetto a chi aveva i livelli più bassi. L’associazione era particolarmente evidente nelle donne, dove le probabilità si riducevano rispettivamente del 49% e del 46%. Viceversa, il dosaggio dell’Hdl-C, predittore del rischio di infarto nel pool complessivo e nelle donne, non risultava in grado di predire l’ictus. Altro dato interessante è quello sugli afro-americani: né Hdl-C né Hdl-P correlavano con le probabilità di infarto. «Se sei bianco, il colesterolo Hdl basso resta un buon fattore predittivo di infarto e ictus, ma se non lo sei le cose si complicano» conclude Rohatgi.

Circulation 2020. Doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.120.045713
https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCULATIONAHA.120.045713

 

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