Disfunzioni di gusto e olfatto in Covid-19: l’evoluzione della malattia è perlopiù positiva

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La perdita o l’alterazione dell’olfatto e del gusto sono tra i sintomi più comuni e persistenti nei pazienti con Covid-19, ma scompaiono o migliorano nella maggioranza dei casi nel giro di quattro settimane. Questo è quanto hanno concluso gli autori di un lavoro internazionale, a cui hanno collaborato diversi ricercatori italiani, pubblicato su Jama Otolaryngology-Head & Neck Surgery. «Questo studio trasversale basato su sondaggi ha incluso 202 adulti lievemente sintomatici dai 18 anni di età visti consecutivamente presso l’Ospedale regionale di Treviso, in Italia, tra il 19 marzo e il 22 marzo 2020, e che sono risultati positivi all’Rna di Sars-CoV-2 con conferma tramite Pcr su tamponi rinofaringei» spiega Paolo Boscolo-Rizzo, dell’Università di Padova, sede di Treviso, autore principale dello studio.

Gli esperti hanno valutato l’evoluzione della perdita del senso dell’olfatto e del gusto e le variazioni rispetto al basale. Dei 202 pazienti che hanno iniziato l’indagine al basale, 187 (92,6%) hanno proseguito con il follow-up. Tra i pazienti presi in considerazione, 113 hanno riferito un’insorgenza improvvisa dell’alterazione di olfatto e gusto al basale. A quattro settimane dall’esordio dei sintomi, l’89% dei pazienti ha avuto una completa risoluzione o miglioramento. L’analisi dell’evoluzione dei sintomi ha infatti mostrato che 55 pazienti hanno riportato una risoluzione completa della compromissione dell’olfatto o del gusto, 46 hanno riferito un miglioramento della gravità e solo 12 hanno continuato a dire che il sintomo era invariato o peggiorato. Gli autori sottolineano che la perdita persistente dell’olfatto o del gusto non è stata associata a una persistenza dell’infezione da Sars-CoV-2. Anche se al basale sembrava che le donne presentassero più frequentemente le alterazioni di olfatto e gusto, la persistenza dei sintomi non è risultata correlata al sesso o all’età. La gravità con cui la disfunzione si è presentata al basale, invece, è stata associata con una probabilità più bassa di ripresa nelle quattro settimane. I ricercatori ritengono che la patogenesi della disfunzione olfattiva, strettamente legata a quella del gusto, potrebbe essere secondaria a un’ostruzione del solco olfattivo, che porterebbe a una perdita di conduzione, oppure potrebbe riflettere un effetto diretto sulla mucosa e sui neuroni olfattivi. Come ricordano gli autori, i risultati devono essere interpretati alla luce di possibili limitazioni dello studio, tra cui il fatto che i dati sono stati riportati dai pazienti stessi, e il fatto che il campione era relativamente piccolo, con l’esclusione di pazienti più gravi. Certo è che i medici dovranno confrontarsi con i pazienti che presentano questo problema anche da un punto di vista terapeutico.

In un editoriale di accompagnamento, Joshua Levy, della Emory University School of Medicine, Atlanta, afferma che, sebbene siano necessari ulteriori studi per identificare i risultati del trattamento tra i pazienti con Covid-19 con perdita di olfatto e gusto, è ragionevole basarsi su linee guida di trattamento precedenti e raccomandare corticosteroidi topici e training olfattivo per questi pazienti. «Dati i risultati di un maggiore recupero con una maggiore durata del training olfattivo, offrirò entrambe le modalità come terapie di prima linea» conclude l’editorialista.

Jama Otolaryngology-H&N Surgery 2020. Doi: 10.1001/jamaoto.2020.1379
https://dx.doi.org/10.1001/jamaoto.2020.1379
Jama Otolaryngology-H&N Surgery 2020. Doi: 10.1001/jamaoto.2020.1378
https://dx.doi.org/10.1001/jamaoto.2020.1378

 

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