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Un nuovo documento di consenso pubblicato su Bmj, Nutrition, Prevention and Health sottolinea che non ci sono attualmente prove che indichino un’utilità della vitamina D nella prevenzione o nel trattamento di Covid-19, e che integrazioni ad alte dosi della vitamina stessa possono essere pericolose. «Un livello adeguato di vitamina D nel corpo è cruciale per la nostra salute generale, se è troppo basso si può avere rachitismo o sviluppo dell’osteoporosi, ma se è troppo elevato può portare a un aumento dei livelli di calcio nel sangue, che potrebbe essere particolarmente dannoso» spiega Susan Lanham-New, della University of Surrey, autrice principale del lavoro.
A seguito di segnalazioni non verificate secondo cui dosi di vitamina D superiori a 4000 Ui/die sarebbero in grado di ridurre il rischio di contrarre Covid-19 e potrebbero essere utilizzate per gestire con successo l’infezione, i ricercatori hanno studiato le attuali prove scientifiche sulla vitamina e sul suo uso nel trattamento delle infezioni. Ebbene, gli scienziati hanno concluso che le affermazioni sul beneficio della vitamina nel trattamento di Covid-19 non sono attualmente supportate da adeguati studi sull’uomo, e si basano su risultati di lavori che non hanno esaminato in modo specifico quest’area. Gli esperti hanno osservato che gli studi che si sono occupati di un legame tra i livelli di vitamina D e le infezioni dell’apparato respiratorio, e che hanno collegato livelli più bassi di vitamina D a infezioni acute dello stesso, presentavano limitazioni. I risultati della maggior parte degli studi, infatti, si sono basati sui dati raccolti da gruppi di popolazione nei paesi in via di sviluppo, e non possono essere generalizzati alle popolazioni dei paesi più sviluppati a causa di fattori esterni.
Gli autori ritengono quindi che, attualmente, non esista alcun legame tra l’assunzione di vitamina D e la resistenza alle infezioni del tratto respiratorio, e, in linea con le ultime linee guida sulla salute pubblica inglesi, raccomandano una dieta bilanciata dal punto di vista nutrizionale e l’esposizione sicura al sole, con un’integrazione di vitamina D di 10 microgrammi al giorno durante i mesi invernali, oppure tutto l’anno se il tempo trascorso fuori è limitato.
Bmj, Nutrition, Prevention and Health 2020. Doi: 10.1136/bmjnph-2020-000089
https://dx.doi.org/10.1136/bmjnph-2020-000089