Il virus muta…….ma sta perdendo forza?

Nessun medico, virologo, epidemiologo o specialista che dir si voglia si azzarda più a fare affermazioni categoriche

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Il virus è mutato o no? la causa della minor quantità di contagi e soprattutto della minore aggressività dei quadri clinici è dovuta ad una mutazione o più mutazioni del genoma virale oppure no?

Di fronte a questi interrogativi più andiamo avanti in questa epidemia e maggiori incertezze ci vengono dai cosiddetti “esperti”.

Nessun medico, virologo, epidemiologo o specialista che dir si voglia si azzarda più a fare affermazioni categoriche; allora cerchiamo di andare controtendenza al fine di capire cosa sta realmente accadendo sempre, però, con un atteggiamento scientifico e prudente.

Il quadro generale della epidemia è certamente migliorato negli ultimi 15-20 giorni.

I ricoverati in ospedale sono in rapido calo; anche le persone che hanno necessità di cure intensive non ci sono più tant’è che i reparti di terapia intensiva si stanno rapidamente svuotando e siamo passati in poco più di un mese e mezzo dagli oltre 4000 ricoverati agli attuali 553.

A fronte di questi dati rileviamo che un gruppo di ricercatori di una università di Londra (University College) hanno analizzato i campioni biologici di 7500 persone contagiate dal Covid-19 provenienti da tutto il mondo.

Questa analisi ha evidenziato che il patrimonio genetico dei virioni esaminati ha mostrato quasi 200 mutazioni già avvenute.

Questo non deve né impaurire ne tanto meno entusiasmare ma semplicemente deve vederci sereni di fronte ad una circostanza (quella delle mutazioni virali) che per un virus è assolutamente normale ancora di più se il virus è ad RNA come lo è il Covid-19.

I virus ad RNA mutano infatti molto più facilmente di altri e le mutazioni altro non sono che errori di trascrizione nel processo di replicazione virale.

Oltre a questa osservazione occorre anche rilevare che l’utilizzo delle mascherine in modo diffuso ha certamente rallentato e continua a rallentare la diffusione del virus.

Se la diffusione rallenta ovvero se la catena dei contagi viene interrotta significa che il virus non riesce più a replicarsi con la velocità e la intensità di prima e questo per un organismo virale è una condizione letale in quanto i virus, per replicarsi ed aumentare la loro patogenicità, hanno necessità di raggiungere sempre più persone da infettare-, in questo modo moltiplicano la loro “carica virale” e quindi anche la loro “carica infettante”

Alla luce di tutto ciò e considerando anche il rialzo termico delle ultime settimane è verosimile che le manifestazioni cliniche hanno assunto e continuano ad assumere le caratteristiche maggiormente “benigne” per un concorso di tutti questi fattori.

Il problema preoccupante invece è purtroppo un’altro e cioè capire perché questo ragionamento razionale che verosimilmente si avvicina molto alla realtà che stiamo osservando non viene affermato o negato con certezza da chi dovrebbe lavorare su questi aspetti medici.

La risposta può essere pericolosa se ipotizzassimo che non ci sono sufficienti fondi per portare avanti ricerche cliniche con le quali osservare il comportamento del virus e poter finalmente pubblicare queste osservazioni con un timbro di scientifica verosimiglianza e certezza che ad oggi purtroppo manca completamente.

 

Si è laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Bologna nel 1990. Specializzato a Bologna nel 1994 in Medicina del Lavoro. Ha conseguito un Master in "Bioetica Generale e Clinica" nel 2006 all'Università Politecnica delle Marche di Ancona. Nel 2016 ha conseguito un Master in "Nutrizione umana" a Roma con il Prof. Eugenio del Toma. Attualmente lavora come Medico di Famiglia a Bellaria Igea Marina (RN) e come Medico del Lavoro libero professionista.

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