Violenze sui minori: un fenomeno in aumento

Negli ultimi anni il fenomeno delle violenze sui minori ha subito un notevole incremento in quanto le violenze sono aumentate di oltre il 90%.

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Negli ultimi anni il fenomeno delle violenze sui minori ha subito un notevole incremento in quanto le violenze sono aumentate di oltre il del 90%. Moltissimi i processi svolti per reati, le cui vittime sono abusate e maltrattate, nella metà dei casi si tratta di violenze sessuali, seguite da abuso fisico e psicologico. Questo fenomeno desta un interesse crescente in ambito clinico, giuridico e politico e richiama all’esigenza di trovare risposte concrete e immediate da parte delle istituzioni preposte alla tutela delle vittime.

F. Montecchi neuropsichiatra infantile propone di parlare di abuso all’infanzia come traduzione del termine child-abuse, che comprende tutte le forme di maltrattamenti e violenze a danno di minori, conformandosi così alla definizione del Consiglio d’Europa in occasione del IV consiglio criminologico, secondo cui, negli abusi vengono individuati “gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e psicologico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino”.

Il Montecchi propone anche una classificazione degli abusi:

1-Il –maltrattamento che può essere fisico o psicologico. Quello fisico è la forma più manifesta e facilmente riconoscibile, si concretizza in situazioni in cui il minore è oggetto di aggressioni riporta lesioni visibili sul corpo. Mentre quello psicologico è l’abuso più difficilmente riconoscibile se non quando ha già determinato effetti devastanti sullo sviluppo della personalità del bambino.

2-Si parla di abuso sessuale come una forma di abuso onnicomprensiva di tutte le pratiche sessuali manifeste o mascherate a cui vengono sottoposti i minori e comprende: a- l’abuso sessuale intra-familiare che può essere attuato da membri della famiglia nucleare (genitoti, compresi quelli adottivi e affidatari, patrigni, conviventi, fratelli) o da membri della famiglia allargata (nonni, zii, cugini ecc.; amici stretti della famiglia).

b-Parliamo di abuso sessuale extra-familiare quando interessa indifferentemente maschi e femmine e avviene fuori dal contesto familiare.

c-L’abuso istituzionale avviene quando gli autori della violenza sono maestri, bidelli, educatori, medici, infermieri, religiosi, allenatori ecc.. in pratica tutti coloro ai quali il minore viene affidato per ragioni di cura, custodia, educazione, all’interno di diverse istituzioni e organizzazioni.

d-L’abuso di strada invece è un abuso commesso da parte di persone sconosciute.

I DANNI

Il danno cagionato è tanto maggiore quanto più il maltrattamento resta sommerso e non viene individuato, ripetuto nel tempo ed effettuato con violenza e coercizione. Quando la risposta di protezione alla vittima nel suo contesto familiare o sociale ritarda e il vissuto traumatico resta non espresso o non elaborato; se la dipendenza fisica e/o psicologica e/o sessuale tra la vittima e il soggetto maltrattante è forte e quando il legame tra la vittima e il soggetto maltrattante è di tipo familiare.

Nel momento in cui si verifica, l’abuso sessuale infantile ha un’alta probabilità di essere mantenuto segreto. Il bambino può essere soggetto a minacce e intimidazioni da parte dell’abusatore ed essere incapace di farsi valere nei confronti di quest’ultimo. Può così emergere nel bambino una paura genuina e giustificata delle conseguenze di un’eventuale rivelazione dell’accaduto, come la disgregazione della propria famiglia.

Inoltre, anche se il bambino prova a rivelare l’accaduto a qualcuno, può non essere creduto. Il bambino abusato è posto in una condizione altamente confusiva; l’adulto che lo dovrebbe guidare e proteggere è la stessa figura da cui il bambino dovrebbe difendersi.

Alcuni bambini sviluppano reazioni di stress traumatico, ansia, depressione. Molti bambini diventano aggressivi verso se stessi o manifestano altri problemi comportamentali come disturbo delle condotte alimentari, rifiuto di mostrare il corpo nudo, atti di autolesionismo, paure immotivate, cali improvvisi del rendimento scolastico, non sviluppano le abilità sociali e relazionali.

IN UNO STUDIO a lungo termine è dimostrato che l’80% dei giovani abusati da bambini presentavano almeno un disturbo psichiatrico. Tra questi giovani adulti, i problemi più ricorrenti erano la depressione, bassa autostima, sintomi ansiosi, tentativi di suicidio, disturbi del comportamento alimentare. Inoltre questi adulti sono più inclini ad abusare di droga e alcol.

Sul piano emotivo esperienze di traumi infantili causati da abuso o trascuratezza possono portare a una difficoltà nella gestione di emozioni come la paura , la rabbia , il senso di colpa ,sentimenti di solitudine, impotenza, tristezza, sente che qualcosa gli è stato portato via o d’aver perduto parte di se stesso . Al fine di evitare tali sentimenti i bambini possono rifugiarsi in dissociazione, negazione, amnesia.

Il bambino piccolo è completamente dipendente dai genitori, e quando l’abuso avviene intra-familiare diventa devastante in quanto la sua fiducia nei genitori, il suo bisogno di amare ed essere amato sono illimitati. Approfittarsi di questa dipendenza, abusare di questa fiducia è un crimine. Il corpo del bambino maltrattato ha registrato la realtà, ma la sua coscienza si rifiuta di ammetterlo. Se il trauma fosse stato vissuto coscientemente il bambino ne sarebbe morto, così il suo organismo si protegge, con la rimozione, ma la storia vera seppellita nel corpo, repressa provoca dei sintomi. Il bambino maltrattato o abusato potrà non aver più voglia di vivere se non viene guardato, soprattutto dai genitori. Per sopravvivere questo bambino cercherà lo sguardo degli altri; potrà essere magrissimo o obeso. Questo bisogno di essere guardato può essere totalmente inconscio. Il senso di non valere niente agli occhi di una persona, che il bambino considera importante, può indurlo a volersi distruggere. Spesso i sensi di colpa creano fallimenti, autosabotaggi per la paura o perché i soggetti sono erroneamente convinti di non meritare la felicità. Per questi bambini diventa necessario un intervento terapeutico per liberarsi da tutti i lacci del passato e le visioni distorte che danneggiano e influenzano le loro vite e poter uscire dal disagio esistenziale .

Uno degli scopi principali della terapia di un minore sessualmente abusato è quello di sviluppare la consapevolezza di essere vittima e non colpevole dell’accaduto. E’ necessario dunque prendersi cura di questo grave disagio e cercare di aiutare il minore a ricostruire il suo mondo interiore. Il bambino deve imparare a non idealizzare le persone che incontra nella sua vita, perché di sovente i minori vittime di tali situazioni, cercano di compensare il loro sentimento di svuotamento personale, causato dal riconoscimento del fallimento relazionale, idealizzando tutti i soggetti con cui hanno successivi rapporti.

Iscritta all’Albo degli Psicologi-Psicoterapeuti della Campania. Psicologa con Laurea Magistrale conseguita a Napoli, discutendo la tesi sulla “La gestione delle emozioni nei pazienti ospedalizzati”. Psicologa Clinica e del lavoro e Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico –relazionale è sempre stata la priorità nella suo percorso professionale ed umano la formazione massiva sulla gestione dei pazienti ospedalizzati e la cura dei pazienti oncologici. Ha conseguito anche una Laurea in Scienze Religiose che ha contribuito ad approfondireD la conoscenza dell’animo umano. Ha conseguito corso di specializzazione di tecniche e metodi anti stress metodo Jacobson e un Master in counseling vittimologico per vittime di abusi e violenze presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Autrice del libro “La felicità è per tutti” edito da spazio-creativo edizioni. Docente di Filosofia e Scienze Religiose di Scuole Superiori e Relatore in Corsi di Formazione e Convegni. Collabora con realtà ospedaliere per la gestione dei pazienti ospedalizzati, e nell’accompagnamento e gestione dei pazienti oncologici, lavorando in team multidisciplinari. Esercita la sua professione anche privatamente con studio a Napoli. Esperta in: Psicologia ospedaliera, Psiconcologia, gruppi di sostegno ai cargiver dei pazienti oncologici. Terapia individuale e di coppia, Counseling vittimologico per vittime di abusi e violenze, Dipendenze, Mindfullness, Disturbi d’ansia, Attacchi di panico, Gruppi balint, Gruppi di preparazione al parto, Tecnico del comportamento RBT ABA, Sportello ascolto antiviolenza, Psicologa scolastica. Relatrice in numerosi convegni e web writer, scrive per varie testate giornalistiche on line di Psicologia.

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