Il GlutenFree del futuro: oltre le mode c’è la salute (Seconda e ultima parte)

Sulla scelta delle fonti di cibo la parola chiave è “consapevolezza”, viviamo nell’era delle informazioni fruibili e accessibili a tutti, conoscere e comprendere gli ingredienti che mettiamo nel piatto e di cui ci nutriamo è possibile e indispensabile.

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Decidere di acquistare materie prime di qualità per realizzare piatti sani e gustosi è senz’altro la scelta migliore, questo ci permette non solo di evitare ingredienti nascosti nei cibi ma anche di riappropriarci di una dimensione temporale e sensoriale che ormai si è andata perdendo; la stessa alimentazione dei bambini si è impoverita a causa dell’omologazione dei sapori verso i condizionamenti delle industrie alimentari. Decidere invece di acquistare un prodotto lavorato o semilavorato indipendentemente che sia presente o meno il glutine implica per forza di cose una maggiore consapevolezza; bisogna saper leggere le etichette, andare al di là degli slogan e delle marche; spesso ci nascondiamo dietro la scusa del non aver tempo, bisognerebbe entrare nell’ottica che il tempo utilizzato per leggere e comprendere le etichette non è perso, ma aiuta a effettuare scelte consapevoli, infatti è solo ed esclusivamente leggendo gli ingredienti, e comparando fra loro prodotti dello stesso tipo, che si possono notare delle differenze, permettendoci una scelta oculata. Non sempre la marca più famosa è la migliore, alcune volte i grandi marchi investono più in pubblicità che in qualità delle materie prime. Entrando nel vivo dell’argomento: i prodotti industriali senza glutine fanno male? La risposta sta sempre nello studio e nella comprensione degli ingredienti, alcuni ingredienti vengono aggiunti al fine di sostituire la funzione del glutine, questo scopo può essere raggiunto anche in maniera naturale senza l’utilizzo di sostanze chimiche. E’ quindi necessario porsi certi interrogativi davanti all’acquisto di prodotti industriali: quali accorgimenti tecnologici sono stati utilizzati per produrre un pane senza glutine? Sono stati utilizzati additivi chimici oppure fibre e derivati naturali? Quale valore nutrizionale ha il cibo di cui mi nutro? E ancora: la fonte da cui proviene il prodotto è naturale? Come è stata coltivata? Se è un prodotto è lavorato quali ingredienti contiene? Siamo capaci di leggere le etichette e riconoscere un buon prodotto senza glutine da uno di scarsa qualità? Per questo occorre ricordare che gli elementi essenziali per restare in salute e prevenire la maggior parte delle malattie sono i tre macronutrienti proteine, carboidrati e lipidi e i micronutrienti, acqua, vitamine e Sali minerali, completano il quadro un apporto di fibre di almeno 30g al giorno. Le fonti di cibo da cui attingiamo questi nutrienti sono tanto più ricchi tanto meno vengono lavorati, i processi di trasformazione infatti impoveriscono i cibi aumentando quasi sempre il loro potere calorico. Da queste considerazioni risulta evidente che la domanda da porsi non sia tanto se mangiare senza glutine faccia male o no, quanto invece quale fonte di cibo ci stia nutrendo e se i macronutrienti e i micronutrienti siano presenti in quantità sufficiente. Ritornando alla domanda posta inizialmente, mangiare senza glutine fa male? No, se gli alimenti da cui traggo nutrimento sono di buona qualità e se introduco tutti gli elementi necessari al mantenimento della salute.

Biologa Nutrizionista, Ricercatrice presso Università degli Studi di Brescia, sezione Ricerca e Sviluppo- Biodiversity, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri- Bergamo. Competenze: Elaborazione Piani alimentari personalizzati compatibili con condizioni fisiologiche e patologiche, Biologia Molecolare, Microarray, Biosensori, Biologia Cellulare, Cellule Staminali, Medicina Rigenerativa.

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