IL FARMACISTA OLISTICO: UNA NUOVA PROSPETTIVA 1* Parte

Un sospiro leggero.. sul riflesso delle luci, di una città che dorme e... che, si rispecchia su quell' acqua marina.. illuminata solamente da colori e, dall'ondeggiare lento e soave di quei vascelli.. Cosi.. Nel Silenzio della Notte, ti soffermi a ascoltare al di là dell' INFINITO: il Respiro della Tua Mente IL SILENZIO DELLA NOTTE

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INTRODUZIONE

Olos in greco significa intero, tutto e con il termine olismo si intende un modo globale e sistemico di vedere la realtà e di considerare i fenomeni fisici, biologici, psichici, linguistici e sociali nelle loro molteplici interrelazioni e inter-retro-azioni. Il primo ad introdurre il termine fu Jan Christiaan Smuts con Holism and Evolution nel 1926. Dalla seconda metà del XX secolo la visione olistica della realtà ha cominciato a diffondersi nei diversi ambiti della scienza − dalla biologia alla sociologia, dalla medicina alla psicologia, alla cibernetica − acquisendo via via sempre maggiore credibilità e delineando i contorni di quello che si è andato definendo come un nuovo paradigma scientifico in opposizione al riduzionismo (Andersen, 2001). Le profonde trasformazioni che hanno caratterizzato negli ultimi decenni la ricerca scientifica hanno determinato un progressivo spostamento di paradigma da un pensiero forte, normativo, caratterizzato da modelli di conoscenza univoci e totalizzanti, verso un pensiero debole (Vattimo, Rovatti, 1992) o post-moderno (Lyotard, 1979), relativista e contingente, che ha sovvertito i precedenti modelli interpretativi con approcci che sono stati contraddistinti dai caratteri di provvisorietà e storicità (Antiseri, 1993; Feyerabend, 1975). Si è affermata l’idea che le conoscenze scientifiche non possano essere definitive e indipendenti dalla considerazione del contesto, ma provvisorie e incomplete, legate a precise coordinate spazio-temporali, sociali e politiche. Le teorie scientifiche hanno cominciato a non poter prescindere dalla considerazione delle condizioni che le hanno rese possibili, così come dalla casualità e dall’imprevedibilità che spesso ne caratterizza gli sviluppi. Si è fatta strada l’idea di un procedere della scienza non lineare e cumulativo, ma irregolare e trasformativo (Kuhn, 1962), ad una scienza esplicativa e fondativa, centrata sulla ricerca di leggi e sulla scoperta della struttura oggettiva del mondo, si è sostituita una scienza che descrive e interpreta, che non si basa su assunti necessari, irrevocabili e assoluti, ma che sa recuperare la pluralità e la problematicità della realtà. Lo spostamento da un approccio meccanicistico e gerarchico ad un approccio di tipo probabilistico e reticolare ha favorito il pieno riconoscimento della correlazione dei diversi elementi che compongono la realtà e della loro imprescindibile multidimensionalità (Grierson, 2009; Nicolis, Prigogine, 1987; Prigogine, Stengers, 1986). La prospettiva investigativa ha così iniziato a spostarsi dall’analisi degli oggetti, alla considerazione delle relazioni che collegano gli oggetti sottoposti ad indagine, dalla ricerca della sostanza, all’individuazione delle configurazioni e alla costruzione di mappe, dalla quantità alla qualità, da sintesi definitive e a-contestuali, alla considerazione della contingenza e imprevedibilità dei fattori che spesso caratterizzano i contesti. Tutto ciò ha determinato un cambiamento anche nel modo di concepire la conoscenza, sempre più intesa come trama interconnessa di concetti e modelli la cui compresenza e relazione appare indispensabile per leggere la realtà e fornirne di volta in volta un’interpretazione. Il nuovo pensiero scientifico è definito ecosistemico, proprio per la fondamentale importanza delle interrelazioni tra elementi cui l’ecologia rimanda. Negli ecosistemi, la prospettiva di ricerca vede le persone e i loro ambienti di vita come un sistema unitario che vive, consuma, ricicla e produce risorse, comprese le conoscenze. Il sistema crea e organizza specifici contesti culturali storicamente definiti. Le interazioni dinamiche consentono al sistema di procedere come unità funzionali, capace di auto-organizzarsi e adattarsi. L’enfasi è posta sul complesso della realtà secondo una prospettiva organica e sistemica (Odum, 1953). Ulteriori sviluppi si hanno proprio con la teoria dei sistemi: Bertalanffy (1968) evidenzia come dover affrontare la complessità con interi o sistemi implichi un riorientamento di base nel modo di pensare scientifico nei diversi campi della conoscenza . A partire dagli anni Ottanta del Novecento, un contributo essenziale alla messa a fuoco di queste problematiche arriva dal pensiero di Edgar Morin, e dalla sua definizione della complessità come ciò che è tessuto insieme, dove il tessuto deriva da fili differenti, ma diventa uno. Per Morin (1995) tutte le varie complessità si intrecciano e si tessono insieme nella realtà, per formare l’unità della complessità. L’unità del complexus non viene pertanto posta in discussione dalla varietà e dalla diversità delle complessità che l’hanno intessuta. Questa posizione trova una sua modellizzazione teorica e metodologica anche nel concetto di Integral Ecology, un approccio transdisciplinare all’ecologia che sottolinea la complessità dei fenomeni ambientali. Morin (1986) apre, tuttavia, ad una ulteriore problematizzazione verso un paradigma olistico, correlando la prospettiva ecosistemica alla intrinseca e costitutiva multidimensionalità della conoscenza. La conoscenza, afferma Morin, è tale solo in quanto organizzazione e messa in relazione delle informazioni, tanto che la conoscenza pertinente può essere solo quella capace di collocare ogni informazione nel proprio contesto di riferimento. Ma occorre andare oltre per fare in modo che il soggetto non solo sia capace di cogliere, nel suo fare esperienza, le relazioni dinamiche complesse che caratterizzano l’ambiente, ma sia anche in grado di percepire se stesso come elemento strutturalmente correlato in un processo continuo di azione e trasformazione: non solo in quanto componente dell’ambiente, ma anche in quanto dinamicamente relazionato ad esso. L’esperienza diventa spazio di cognizione e meta cognizione. È in questa particolare prospettiva ecologica, punto di incontro tra discipline biologiche, sociali, psicologiche, che sempre negli stessi anni si è sviluppato anche l’approccio dell’ecologia dello sviluppo umano e Urie Brofenbrenner (1979/1986) nel volume considerato il manifesto di tale approccio, proprio a proposito del fare esperienza sottolineava come questo implichi il riconoscimento che: le caratteristiche rilevanti di ogni ambiente includono non solo le proprietà obiettive di quest’ultimo, ma anche il modo in cui tali proprietà sono percepite dagli individui che fanno parte di un determinato ambiente. L’enfasi sull’aspetto fenomenologico […] è semplicemente imposta da un fatto concreto. Pochissimi dei fattori esterni che determinano in modo significativo il comportamento e lo sviluppo umano possono essere descritti esclusivamente in termini di condizioni ed eventi fisici e oggettivi; sono soprattutto gli aspetti dell’ambiente che hanno significato per l’individuo in una data situazione quelli che si dimostrano più potenti nel modellare il corso della crescita (pp. 55-56)

È ampiamente riconosciuto come gli orientamenti epistemici riconducibili al paradigma olistico ed ecologico si prestino meglio ad indagare il mondo dell’educazione (Mortari, 2007). Tuttavia sia sul piano della ricerca, sia sul piano dell’azione educativa, la sfida è proprio di ordine epistemologico: come gestire attraverso il metodo la dimensione olistica intrinseca alla ricerca in educazione? Si presenta la necessità di coniugare la dimensione dell’analisi con la dimensione della sintesi che guida la scelta educativa. I rischi (o le sfide) sono riconducibili ad alcuni principali problematiche correlate a meccanismi di disgiunzione che possono guidare ricerca e azione educativa in direzione opposta e contraddittoria rispetto alle posizioni teoriche di riferimento:

disgiungere approccio alla persona e approccio alla persona nel contesto;

disgiungere la ricerca dall’azione educativa;

far corrispondere ad un’impostazione olistica nella fase di approccio e analisi al problema una risposta di ordine riduzionista e lineare nell’azione educativa.

Il problema di definire una metodologia adeguata per i sistemi olistici è stato considerato un problema mal strutturato (Mitroff, Vaughan Blanken- 118 Giovanna Del Gobbo ship, 1973). La metodologia per affrontare problemi mal strutturati non è la stessa della metodologia per affrontare problemi ben strutturati. Ad oggi, la metodologia è stata in gran parte preoccupata da problemi ben strutturati. Il problema di base di una metodologia olistica, secondo Mitroff, è quello della concettualizzazione:

la concettualizzazione delle componenti del sistema;

la concettualizzazione dello standard teleologico che definisce i componenti del sistema;

la valutazione del grado di separazione dei sistemi. Mitroff definisce l’esperimento olistico su un sistema non separabile finalizzato a determinare le proprietà (ovvero le misure dell’efficacia) dei componenti del sistema. L’educazione degli adulti può rappresentare uno spazio di esperimento olistico: la ricerca in educazione degli adulti è ricerca olistica. Il paradigma olistico è ciò che consente all’educazione degli adulti la determinazione delle relazioni contestuali ovvero l’insieme dei fattori che determinano la capacità di controllo e gestione dei processi formativi. Alexander Kapp nel 1833 coniando il termine Andragogik ha descritto la necessità di apprendere come necessità pratica nell’intera vita degli adulti. Eduard Lindeman nel suo libro del 1926 The meaning of adult education affermava «The whole of life is learning, therefore education can have no endings […] if education is life, then life is also education» (pp. 6-9). L’approccio olistico della ricerca nell’educazione degli adulti è sicuramente presente in Italia nel pensiero di Borghi (1962) e di De Sanctis (1975) .

LA NASCITA DELLA PROFESSIONE : FARMACISTA

Nel panorama in continua evoluzione della sanità, il ruolo del farmacista sta assumendo una nuova dimensione, quella dell’olistica. L’approccio olistico alla salute del paziente pone l’individuo al centro delle cure, tenendo conto non solo della malattia o dei sintomi, ma anche di vari aspetti che influenzano il benessere complessivo. Il ruolo crescente del farmacista olistico si concentra sulla sua capacità di personalizzare l’assistenza alle esigenze specifiche del paziente, sui dispositivi medici di Classe IIa e sulle sfide che questa trasformazione comporta. (21 Settembre 2023 di  staff di InfoDottori.it )

Tradizionalmente, il farmacista era visto principalmente come il professionista incaricato di distribuire farmaci e offrire consulenza sugli stessi. Mentre questa parte del loro ruolo è rimasta fondamentale, oggi i farmacisti sono chiamati a svolgere un compito più ampio nell’ambito della salute e del benessere del paziente.

L’approccio olistico alla salute si basa sull’idea che il benessere di una persona dipenda da molteplici fattori interconnessi. Questi fattori includono non solo l’aspetto fisico, ma anche quello emotivo, sociale e ambientale. Il farmacista olistico tiene conto di tutti questi elementi per offrire un’assistenza completa al paziente.

Il farmacista inteso come speziale nacque intorno alla prima metà del 1200 in tre diverse regioni d’Europa,il Ducato di Arles,il regno di Federico II, e la Repubblica di Venezia dove vennero emanati gli statuti per regolare l’attività degli speziali. Tra le varie disposizioni si imponeva la totale autonomia dell’attività dello speziale da quello medico, determinando cosi l’inizio della professione. Lo speziale doveva giurare fedeltà allo statuto( chiamato anche capitolare) (La farmacia e la sanità a Venezia di Roberto Vecchiato).

La nascita della professione del preparatore di rimedi, ossia del farmacista nacque nella prima metà del 1200.

Anticamente nell’antica Grecia troviamo botteghe-farmacie-ambulatori chiamate da Ippocrate “iatria”. Analogamente a Roma i “rizotomi”, chiamati anche Pharmacotriba specialisti nella ricerca delle radici medicamentose, aiutati dai loro erbolari, organizzavano le ” Tabernae medicinae”, dove si vendevano sostanze medicamentose. Si trattava di attività spontanee gestite senza controllo e senza un riconoscimento legale.

In Europa fino al 1200 lo speziale non aveva un ruolo definitivo, svolgeva la propria attività senza alcuna autonomia a supporto del medico e quindi non gli era riconosciuto un ruolo professionale proprio.

Nel 1200 in alcune parti dell’Europa accade qualcosa di nuovo.

La farmacia fu disgiunta dalla medicina e dalla chirurgia per formare una branca distinta dell’arte salutare

Questa separazione , effettuata secondo Celso circa 330 anni prima , nel tempo di Erofilo e di Erasistrato , vale a dire nel tempo in cui fioriva la Scuola di Alessandria, . Questa fu la prima separazione della farmacia. La seconda ebbe luogo nel tempo in cui gli studi medici rifiorirono per effetto dello impulso che l’araba civiltà dette alle scienze in Europa. Ma con maggiori elementi di sicurezza si può asseverare che il tempo in cui la farmacia cominciò a diventare una scienza tutta propria e disgiunta dalle altre affini è l’epoca della istituzione delle Università in Europa , nel XIII secolo il tempo in cui i farmacisti formarono un ceto distinto e civile .

Già da lungo tempo i medici avevano rinunziato alle preparazioni de ‘ medicamenti , e ne avevano affidato la cura agli allievi che studiavano sotto la loro direzione. Un tal motivo spiega quella specie di patronato che essi esercitarono sui farmacisti , i quali dovevano prestare un curioso giuramento .

Io giuro e prometto innanzi a Dio, autore e creatore di tutte le cose , unico in essenza e distinto ,, in tre persone eternamente beate , che manterrò punto per punto tutti gli articoli seguenti . E primamente giuro e prometto di vivere e morire nella fede cristiana .

D’amare ed onorare i miei genitori il più che mi sarà possibile.

D’ onorare , rispettare e far servire , per quanto le mie facoltà consentiranno, non solamente i dottori medici che m’avranno istruito nella conoscenza dei precetti della farmacia , ma anche i miei precettori e maestri sotto i quali avrò imparato il mestiere.

Di non isparlare di nessuno de’ miei antichi maestri , dottori farmacisti od altro o di chicchessia.

Di riferire tutto ciò che mi sarà possibile per l’onore, per la gloria, per l’ ornamento e per la maestà della medicina.

Di non insegnare agl’idioti ed agl’ ingrati i segreti e le rarità della detta scienza . ” Item. Di non fare niente temerariamente senza l’avviso dei medici e con la speranza del lucro. Di non dare alcun medicamento o purgante agli ammalati affetti da qualche malattia senza prima chiederne consiglio a qualche dotto medico. Di non toccare in verun modo le parti vergognose ed occulte delle donne , tranne che non sia » per grande necessità , cioè a dire allorchè sarà necessario di applicarvi qualche rimedio. Di non isvelare a nessuno il segreto che mi sarà stato affidato .

Di non dare giammai a bere alcuna qualità di veleno , nè consigliare ad alcuno di darne meno ai più grandi nemici.

Di non dar giammai a bere pozioni abortive. Di non tentare giammai di fare uscire dal ventre della madre il frutto , in qualunque sia si modo , senza prima chiederne consiglio a qualche medico. D’eseguire punto per punto le prescrizioni dei medici senza aggiungere o togliere niente in quanto che saran fatte secondo l’arte. Item. Di non servirmi mai di qualche succedaneo o sostituto senza il consiglio di qualcuno di me più saggio. Di disapprovare e fuggire come la peste le pratiche scandalose e perniciose di cui si servono oggi i ciarlatani empirici suggeritori di alchimia, a grande vergogna dei magistrati che li tollerano. Di prestare aiuto e soccorso indifferentemente a tutti quelli che chiedono l’opera mia , e finalmente di non tenere alcuna cattiva o vecchia droga nella mia bottega. ” Il Signore mi benedica sempre fintantochè adempirò a tutte queste cose. „

La prima bottega conosciuta di farmacia venne istituita a Londra nel 1345 , la prima in Norimberga nel 1404, e la prima in Francia nel 1336. Bruges aveva invece le sue farmacie fin dal principio del secolo decimo quarto. La prima legge che riguarda la loro ispezione porta la data del 1497. Nell’intento di limitare il numero delle farmacie, un’ordinanza fu emanata nel 1582 , la quale prescriveva che nessuno potesse aprire farmacia, se prima non avesse studiato le scienze relative pel corso di tre anni e dato saggio delle sue cognizioni e della sua capacità ; dovesse in pari tempo prestare il giuramento della corporazione.( dal libro Storia della farmacia e dei farmacisti, Federigo Kernot:17-26)

La Seconda Parte sarà pubblicata il giorno       24 Giugno 24

Dott.ssa Florio Paola, nata a Roma il 22settembre 1988, iscritta all'ordine dei Farmacisti di Reggio Calabria n° 1768 il 18-01-2012. Socia dell' Agifar di Reggio Calabria, Futurpharma e ANPIF. Laureata iL 20-luglio 2011 con Laurea specialistica a ciclo unico in FARMACIA, con voto 103/110 presso l' Università degli studi di Messina, con la tesi compilativa in Farmacognosia, dal titolo:” Farmaci antiprotozoari di origine naturale. Abilitazione conseguita: presso Università degli studi di Messina il 19-12-2011 CORSO/MASTER FREQUENTATI -CORSO DI PERFEZIONAMENTO in: “Controllo di qualità, formulazioni galeniche e legislazione comunitaria di piante medicinali e loro derivati”. Presso facoltà di Farmacia, Messina, - (Articolo Pubblicato dall' Università di Messina, Presso dipartimento di Tossicologica; Facoltà di Farmacia TCH-015 Evaluation of Chemical and Physical Stability of Sodium Dichloroacetate, an Orphan Drug For Rare Metabolic Diseases, V. Cascione, A. Tomaino, P.Florio; et al., Eur j. Hosp Pharm, 2013 20:A 74 -)10° corso di perfezionamento vaccini e strategie di vaccinazione - PARTECIPAZIONE al corso Epidemiologia e prevenzione e promozione della salute con acquisizione di nozioni tecnico professionali - corso in progetti di cura e di vita nella comunità il budget di salute - partecipazione al corso scilla vene, gestione della malattia venosa cronica e della patologia linfatica nella medicina del territorio - partecipazione alla campagna vaccinale Covid-19 la somministrazione in sicurezza del vaccino anti Sars cov-2 - corso campagna vaccinale antiinfluenzale focus di approfondimento per la somministrazione in sicurezza del vaccino antiinfluenzale nelle farmacie - corso gestione del paziente con dolore -corso in progetti di cura e di vita nella comunità: il budget di salute -corso in radioprotezione nelle professioni sanitarie -corso in omeopatia e oculorinite allergica -certificato in deficit energetico nello sportivo -corso in infezioni e globalizzazione -attestato operatore pbls pediatrico -corso : la figura professionale del farmacista in un contesto di prevenzione ed educazione saniaria alla popolazione - Attualmente collaboratrice presso la Farmacia Laganà dott.ssa Maria Assunta, Melicuccà,Rc

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