La ragazza della Senna

Oggi parliamo di una misteriosa storia di serendipità che ha compiuto 60 anni: La ragazza della Senna

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Verso la fine del secolo scorso, in una notte nebbiosa un passante, attraversando un ponte di una dormiente Parigi di fine 800, vide scorrere lungo l’acqua del fiume il corpo esanima di una ragazza. Chiamati i soccorsi, qualche ora dopo venne estratto dalle acque della Senna il corpo senza vita della sfortunata ragazza. Una giovane donna dalla apparente età di 16-18; sul suo corpo non vi erano segni di violenza per cui si ritenne che ella si fosse tolta la vita.

Il corpo venne portato in obitorio in attesa che qualcuno ne denunciasse la scomparsa. Passarono molti giorni ma nessuno venne a reclamare il corpo della ragazza. Per fermare l’inevitabile decomposizione, come era consuetudine in simili casi, venne realizzata una maschera mortuaria da mastro Laerdal esperto nella realizzazione di maschere di cera per la sua fabbrica di bambole. Si diede un nome alla ragazza perché la delicata bellezza e l’etereo sorriso del viso accresceva l’enigma della sua morte: venne chiamata Anne. Furono pubblicate molte storie romantiche ispirate a questo mistero. Secondo una di esse, la sua morte era il risultato di una storia d’amore non corrisposto, e questa leggenda si diffuse in tutta Europa così come le sue riproduzioni della sua maschera mortuaria. Negli anni successivi la misteriosa vicenda ispirò numerose opere di carattere narrativo: la novella L’inconnue de la Seine di Jules Supervielle; il dramma Die Unbekannte aus der Seine di Ödön von Horváth; la figura della sconosciuta nel romanzo di Rainer Maria Rilke, Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge; Anche nel campo delle arti figurative la figura del volto di Annie ispirò artisti come Man Ray.

A quell’epoca la famiglia Laerdal viveva a Parigi e si guadagnava da vivere fabbricando bambole. Le sue bambole avevano i lineamenti cosi perfetti da sembrare vere. In quanto fabbricante di giocattoli e bambole, Laerdal aveva conferito maggiore realismo alle proprie bambole realizzandole in morbido vinile con capelli cuciti. La tecnica era appunto quella di partire da calchi fatti su persone reali e realizzare poi il volto di queste bambole.

Due guerre mondiali sconvolsero il continente europeo e nelle generazioni successive la famiglia Laerdal si trasferì in Norvegia e con loro i calchi del viso della ragazza della Senna che finirono negli interrati magazzini dell’azienda.

La ragazza trovata nella Senna era destinata ad essere riscoperta, alcune generazioni più tardi, negli anni cinquanta, quando Asmund S. Laerdal di Stavanger in Norvegia, iniziò a mettere a punto un manichino di addestramento, realistico ed efficace, per insegnare la respirazione bocca a bocca.

D’altra parte, egli riteneva che se si fosse realizzato per l’addestramento alla rianimazione un manichino a grandezza naturale e di aspetto estremamente realistico, gli studenti sarebbero stati maggiormente motivati ad apprendere questa procedura di salvataggio.

Ispirato dalla maschera della ragazzina colta dalla morte in età così precoce, egli commissionò alla nota scultrice Emma Mathiassen di modellare il viso per il nuovo manichino d’addestramento alla rianimazione, che si sarebbe chiamato Resusci Anne. Così, lo spirito della Ragazza trovata nella Senna tornò nuovamente in vita .

Quando negli anni 50 le epidemie di poliomielite imposero l’insegnamento capillare alla popolazione delle manovre di rianimazione il volto di Annie divenne popolarissimo.

Oggi il manichino Resusci Anne celebra il suo sessantesimo compleanno. Ispirata alla ragazza trovata nella Senna Resusci Anne è diventato un simbolo di vita per i milioni di persone in tutto il mondo che hanno imparato le tecniche salvavita della rianimazione moderna, nelle persone colte da morte improvvisa. Quella ragazza sconosciuta trovata morta in quella notte nebbiosa nelle acque della Senna divenne il simbolo di tutti coloro che salvano vite attraverso le manovre di rianimazione e quella bocca dal bacio negato finì così col diventare la bocca più baciata del mondo.

Responsabile Terapia Intensiva del Policlinico di Monza Si interessa principalmente di Rianimazione Emodinamica e Respiratoria, Nutrizione Parenterale, Terapia antalgica ed Anestesia Clinica ed Anestesia Loco-Regionale con particolare riguardo alle discipline Cardiochirurgiche Toraciche e Vascolare maggiore. Ha esperienza inoltre di Ecocardiografia Trans-esofagea, Tracheostomie percutanee, Chirurgia Bloodless e Neurostimolazione midollare e Sistemi impiantabili venosi ed intratecali e Trasporto Sanitario Protetto avanzato con missioni aeree e via terra nazionali ed intercontinentali. Esperto di Medicina Bloodless e membro di varie Commissioni per il Buon Uso del Sangue in qualità di rianimatore. Si occupa attivamente di programmi di sviluppo e della cura del Dolore Cronico Benigno ed Oncologico. Dal 1984 Socio Ordinario della SIAARTI ( Società Italiana Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva). Membro della International Association Study of Pain IASP della rivista PAIN. E’ componente del gruppo di studio di Bioetica e del gruppo di studio Dolore Cronico della Società Scientifica Italiana di Anestesia Rianimazione e Terapia del Dolore SIAARTI. Si occupa di implementazioni e sviluppo di progetti nell’ambito dell’informatica applicata al campo medico e negli ultimi anni di Comunicazione Efficace in campo medico con particolare riguardo alla Terapia Intensiva.

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