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Mai sottovalutarli perché piccoli (a volte non superano i pochi millimetri) e invertebrati. Gli artropodi, infatti, come zanzare, zecche e flebotomi, possono diventare molto pericolosi per l’uomo e per gli altri animali.
E questo per la loro specifica predisposizione a farsi vettori di organismi patogeni (virus, batteri, protozoi e metazoi) di cui diventano il veicolo biologico d’elezione nel passaggio da un ospite all’altro.
Due le classi degli artropodi da guardare con particolare attenzione: quella degli aracnidi e quella degli insetti. All’interno della prima solo gli acari hanno un rilievo sanitario (come le zecche Ixodidi, principali vettori di agenti patogeni, virali e batterici, in Europa), mentre gli insetti offrono un ventaglio più ampio da monitorare: Blattidi, Emitteri, Afanitteri e Anopluri e Ditteri.
Questi ultimi, nello specifico, includono i vettori delle principali malattie o patologie infettive: quali la malaria (zanzare del genere Anopheles), le leishmaniosi (flebotomi), le tripanosomiasi africane (mosche tse tse), le filariosi (diverse specie di ditteri), e molte gravi infezioni da arbovirus, quali la febbre gialla e la dengue (zanzare del genere Aedes).
La situazione in Italia
L’Italia, come sottolineato da Roberto Romi Del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate, Istituto Superiore di Sanità*- è particolarmente interessata agli effetti del cambiamento climatico sugli artropodi, proprio per la sua collocazione geografica di trait d’union fra Africa ed Europa. Nel nostro Paese gli artropodi di interesse medico, perché potenziali o provati vettori di agenti patogeni per l’uomo, sono rappresentati da alcune specie di zanzare (Culicidi) e di flebotomi (Psicodidi) e da alcune zecche dure (Ixodidi). Quanto agli effetti che i cambiamenti climatici (conseguenti a un aumento della temperatura e una riduzione delle precipitazioni) possono avere su di essi, Romi individua 6 punti:
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ampliamento dell’areale di distribuzione dei vettori indigeni;
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riduzione della durata dei cicli di sviluppo dei vettori indigeni;
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riduzione dei tempi di riproduzione/replicazione del patogeno nell’artropode;
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prolungamento della stagione idonea alla trasmissione degli agenti patogeni;
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importazione e adattamento di nuovi artropodi vettori;
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importazione e adattamento di nuovi agenti patogeni attraverso vettori o serbatoi.