Scarlattina, i consigli per gestirla

La scarlattina è una malattia esantematica, causata da Streptococco beta-emolitico di gruppo A, trasmessa da muco e saliva, e per la quale vige l'obbligo di segnalazione, ma non c'è un registro nazionale di monitoraggio.

- Adv -

“Anche in Italia, a seguito della pandemia di Covid-19, si era visto un crollo del numero di casi di scarlattina. Ma ora in molte scuole, soprattutto materne, si è osservato un aumento significativo dei casi, pur senza che si siano osservate malattie invasive”. A spiegarlo è Susanna Esposito, coordinatrice del Tavolo Tecnico Malattie infettive e Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (SIP) e ordinario di Pediatria presso l’Università di Parma, che precisa: “non ci sono motivi di allarme, ma è importante fare il tampone in caso di sintomi e iniziare la terapia entro 10 giorni dall’esordio, per evitare complicanze”.

La scarlattina è una malattia esantematica, causata da Streptococco beta-emolitico di gruppo A, trasmessa da muco e saliva, e per la quale vige l’obbligo di segnalazione, ma non c’è un registro nazionale di monitoraggio. “Durante il 2020, 2021 e 2022 ha circolato poco. Ora, in assenza di restrizioni, tutti i patogeni hanno ripreso a circolare intensamente. Nelle ultime settimane si sono riscontrate epidemie di scarlattina nelle scuole di diverse città italiane”, spiega Esposito. Il periodo di maggior contagio è da dicembre a aprile e la fascia di età più interessata è tra 2 e 8 anni. “A differenza di malattie simili, come morbillo e varicella, non esiste vaccino e, una volta avuta, non si è immunizzati”.

Il nodo è la corretta diagnosi. “A parte il mal di gola e la febbre, è accompagnata da una colorazione prima biancastra e poi rossa della lingua e da un esantema con minuscole macchioline rilevate rosso acceso, che confluiscono conferendo un colorito uniformemente arrossato. Esordiscono sul torace, per poi allargarsi e accentuarsi nella regione inguinale e alle ascelle. In caso di sintomi, va eseguito il tampone faringeo rapido e, se positivo, va iniziata la terapia antibiotica”. Non bisogna spaventarsi, prosegue, ma l’importante, conclude l’esperta, è “trattarla entro10 giorni dall’esordio per evitare ascessi o reazioni immunomediate, che possono causare complicanze come la malattia reumatica, cardite, glomerulonefrite e artrite post-streptococcica”.

fonte: Doctor33

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui