Alterazione del microbioma e depressione: c’è una relazione?

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Un’ampia varietà di microrganismi, come batteri, virus e lieviti, vive all’interno del corpo umano, costituendo il microbioma, necessario per un funzionamento fisico ottimale, attraverso la produzione di nutrienti essenziali e la protezione contro gli agenti patogeni. Le alterazioni del microbioma aumentano il rischio di numerose malattie, comprese quelle cerebrali.
I risultati del più grande studio sul microbioma e cervello, che ha coinvolto 3.211 partecipanti, mostrano infatti una nuova relazione tra la composizione del microbioma e i casi di depressione.

Identificati i ceppi microbici responsabili dei sintomi depressivi

Un microbioma contenente batteri meno diversificati, o con specie batteriche sono sottorappresentate, è stato associato alla depressione. Questa associazione era forte quanto i fattori di rischio stabiliti per la depressione, come il fumo, l’uso di alcol, la mancanza di esercizio fisico e il sovrappeso. In particolare, sono stati identificati l’associazione dei sintomi depressivi con diversi taxa microbici, inclusi i generi Eggerthella, Subdoligranulum, Coprococcus, Sellimonas, Lachnoclostridium, Hungatella, Ruminococcaceae, Lachnospiraceae, Eubacterium ventriosum e Ruminococcusgauvreauii e la famiglia Ruminococcaceae.

Dai batteri sostanze implicate nella depressione

Nel secondo articolo pubblicato su ´Nature Communications´, sono stati messi a confronto i dati dello studio ´Helius´ e dello studio ´Ergo´, confermando un’associazione coerente tra gruppi di batteri e il verificarsi della depressione. Tali gruppi, infatti, producono sostanze come glutammato, butirrato, serotonina e acido gamma amino-butirrico, che svolgono un ruolo importante nella depressione.

Ricerca necessaria per nuovi possibili trattamenti

“Ora che sappiamo quali alterazioni nel microbioma sono significative per la depressione, questo apre nuove possibilità di trattamento e prevenzione negli studi futuri, come l’uso di probiotici, prebiotici, simbiotici, il trapianto di microbiota fecale, e cambiamenti nello stile di vita e nella dieta”, afferma Anja Lok, psichiatra e ricercatrice presso il Dipartimento di Psichiatria dell’UMC di Amsterdam.

Riferimenti bibliografici:

  • Nature Communications

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