Lesione del tendine estensore lungo del pollice

Questo tendine è soggetto a danni e rotture a causa della sua posizione e funzione.

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Cos’è la lesione dell’estensore lungo del pollice?

L’estensore lungo del pollice (EPL) è un tendine situato dorsalmente al polso, nel terzo compartimento degli estensori.

Questo tendine estende l’articolazione terminale del pollice (interfalangea) e contribuisce anche all’estensione dell’articolazione metacarpo-falangea. Svolge un ruolo importante nell’apertura della mano e nel controllo preciso della posizione del pollice nello spazio.

Questo tendine è soggetto a danni e rotture a causa della sua posizione e funzione.

Le cause più comuni di lesione dell’EPL sono associate a frattura del radio distale (osso dell’avambraccio) nella sua prominenza ossea dorsale (tubercolo di Lister), ad intervento chirurgico per frattura del radio distale (vite prominente) e artrite reumatoide (infiammazione cronica o dopo iniezioni di steroidi).

L’incidenza della rottura del tendine EPL è dello 0,2-5% nei pazienti con frattura del radio distale e di solito si verifica dopo 6-8 settimane dalla frattura.

Quali sono i sintomi della rottura di EPL?

Il dolore si avverte solitamente al polso quando l’EPL si rompe. Tuttavia, alcuni potrebbero non avvertire alcun dolore e altri potrebbero avvertire una sensazione di scatto nel momento della lesione.

Il paziente non sarà più in grado di estendere il pollice che assumerà un atteggiamento anormale.

Come viene diagnosticata?

La diagnosi viene fatta mediante l’esame clinico e la raccolta anamnestica da parte dello specialista. Il chirurgo ortopedico potrebbe richiedere radiografie della mano e del polso per escludere o confermare lesioni o anomalie ossee. Un’ecografia può essere eseguita per confermare la diagnosi.

Cosa succede se non si fa nulla?

In assenza di trattamento il paziente avrà delle limitazioni funzionali con impossibilità a compiere azioni che richiedono l’uso del pollice.

Qual è il trattamento?

Il trattamento della rottura dell’EPL è solitamente chirurgico, tuttavia in casi selezionati (comorbidità significative) l’intervento chirurgico potrebbe risultare controindicato. In quest’ultimo caso lo specialista potrebbe consigliare al paziente di modificare le proprie attività e/o l’uso di un tutore o un gesso per aiutare a ottimizzare la funzione del pollice.

Il trattamento chirurgico è indicato nelle lesioni di oltre il 50% del tendine, lesioni complete e deficit funzionali significativi.

Cosa prevede l’intervento chirurgico?

Generalmente, a meno che non trattasi di una lesione netta ed acuta, Il trattamento chirurgico può essere eseguito posizionando un “innesto tendineo” tra le due estremità interrotte o trasferendo un altro tendine (estensore proprio dell’indice) in sede di estensore lungo del pollice (trasferimento tendineo).

Nella rottura inveterata dell’estensore lungo del pollice, anche se riparabile con un innesto, molti chirurghi preferiscono un intervento di trasposizione tendinea perché molto affidabile e perché, rispetto all’innesto, offre il vantaggio di una sola sutura tendinea invece di due. In caso di innesto inoltre, si utilizza un tendine non vitale. L’affidabilità dell’intervento è legata alla notevole autonomia di controllo corticale del muscolo estensore proprio dell’indice che, per di più, risulta avere una proiezione sulla corteccia cerebrale topograficamente molto vicina a quella dell’estensore lungo del pollice.

Questo tipo di trasferimento tendineo fornisce il pollice di un movimento selettivo e dotato di notevole forza.

L’intervento può essere eseguito in day hospital in anestesia locale o plessica. Un laccio emostatico viene applicato sulla parte superiore del braccio per evitare il sanguinamento.

1)Trasferimento del tendine estensore proprio dell’indice pro estensore lungo del pollice

vengono eseguite tre incisioni cutanee, uno sul dorso della nocca dell’indice (1 cm circa), uno sul dorso del polso (2 cm circa) e uno sul dorso della base del pollice (2 cm circa). L’estensore proprio dell’indice viene isolato e sezionato dalla sua sede. Viene recuperato all’incisione del polso e quindi “trasferito” all’incisione alla base del pollice. Viene quindi eseguita una sutura particolare definita “Pulvertaft” tra la parte distale dell’estensore lungo del pollice (rimasto inserito alla base della falange distale) e l’estensore proprio dell’indice trasferito nella sua nuova sede mantenendo la giusta tensione, fondamentale per il corretto funzionamento del pollice.

1)Innesto tendineo:

potrebbe essere eseguito in caso di rottura acuta, dove potrebbe essere utilizzato un innesto tendineo libero per colmare il gap. L’innesto tendineo viene solitamente prelevato dal palmare lungo.

Le incisioni cutanee in entrambe le tecniche vengono suturate con filo riassorbibile oppure con Nylon. Il chirurgo applicherà un tutore per immobilizzare il primo raggio. La maggior parte dei pazienti può essere dimessa lo stesso giorno.

Cosa succede dopo l’intervento?

In caso di anestesia locale questa svanisce 4-10 ore dopo l’intervento. Al paziente vengono prescritti antidolorifici da prendere anche prima che inizi il dolore, cioè al ritorno a casa e per almeno 48 ore. In questo modo la maggior parte dei pazienti riporta poco o nessun dolore.

Il pollice rimane immobilizzato per circa 4 settimane per proteggerlo da lesioni e consentire una corretta guarigione.

Il paziente dovrà tenere la mano e il polso sollevati (in scarico) e continuare a muovere le dita, il gomito e la spalla per prevenire rigidità articolari.

Dopo la rimozione del gesso il paziente eseguirà degli esercizi per il graduale recupero articolare e funzionale del pollice.

La ferita deve essere massaggiata utilizzando una crema idratante dal paziente 3 volte al giorno per consentire una guarigione funzionale ed estetica.

Tolta l’immobilizzazione è sorprendente notare come il paziente sia in grado di estendere il pollice in maniera sicura e senza alcuna nozione cosciente dell’avvenuto cambiamento di funzione del muscolo trasferito e della relativa modifica dello schema corporeo. Nella maggior parte dei casi non è inoltre richiesta particolare fisioterapia.

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Laureato in Medicina e Chirurgia con 110/110 e lode e specializzato in Ortopedia e Traumatologia con 50/50 con lode presso l'Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Dopo una breve esperienza lavorativa in provincia di Napoli, si trasferisce nel 2010 in Emilia Romagna per approfondire e perfezionare tecniche chirurgiche mininvasive nel trattamento artroscopico delle lesioni legamentose, condrali e meniscali del Ginocchio e del Gomito, nel trattamento delle patologie del polso e della mano e nella protesica di Gomito, Anca e Ginocchio lavorando dal 2010 al 2017 presso l’Ospedale di Sassuolo (MO), Hub per il trattamento delle patologie del gomito in Emilia Romagna e centro di insegnamento ISAKOS, la principale Società Mondiale di Traumatologia dello Sport e Chirurgia Protesica Articolare. Principali campi di interesse e di esperienza sono la chirurgia mininvasiva nella protesica d’Anca (in particolare con accesso anteriore classico e a “Bikini”), artroscopia e protesica di Ginocchio, trattamento di patologie del Gomito sia a cielo aperto che in artroscopia e traumatologia dello sport. Dal 2017 ad oggi lavora come dirigente medico Ortopedico presso l’Ospedale di Pavullo (MO) e l’Ospedale di Vignola (MO) AUSL Modena. Nell'ottica di poter trattare i propri pazienti con le più moderne tecniche chirurgiche mininvasive, finalizzate ad un veloce e migliore recupero funzionale, partecipa da sempre ai principali corsi/congressi nazionali ed esteri, a corsi di dissezione su cadavere e “Training Surgeon to Surgeon”. Per maggiori informazioni www.ortopedicofelicedipalma.com

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