Test di integrità della membrana e del DNA dello spermatozoo

Test DMI: una nuova strategia di valutazione della frammentazione del DNA negli spermatozoi vitali

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L’aumento della frammentazione del DNA degli spermatozoi è stato associato all’infertilità maschile, agli effetti avversi sulla fecondazione, allo sviluppo dell’embrione, all’impianto dell’embrione e alle gravidanze nella riproduzione naturale e assistita.

Sfortunatamente, i metodi attualmente disponibili per valutare questo promettente parametro mancano di specificità e potere predittivo in ambito clinico.

Uno dei motivi principali alla base di queste limitazioni è il disuso della vitalità cellulare al momento dell’analisi, anche se nelle tecnologie di riproduzione assistita (ART) vengono utilizzati solo spermatozoi vivi.

Per superare queste sfide, gli autori dello studio hanno recentemente proposto una combinazione di un colorante sensibile alla frammentazione del DNA e una colorazione di vitalità per valutare contemporaneamente entrambi i parametri mediante citometria a flusso. Gli autori hanno chiamato questo test di co-colorazione del DNA e dell’integrità della membrana (test DMI).

Utilizzando campioni seminali di alta qualità, nello studio precedente, avevano dimostrato che questo metodo fornisce una lettura facile, rapida e riproducibile dello stato della frammentazione del DNA spermatico negli spermatozoi vivi. Pertanto, in questo studio, gli autori hanno mirato a valutare la rilevanza clinica di questo approccio applicandolo a campioni di qualità variabile.

Campioni seminali di donatori (n = 70) sono stati utilizzati per confrontare il test DMI costituito da Acridine Orange (AO) e LIVE/DEAD Fixable Cell Stain (LD) con un metodo consolidato per la valutazione della frammentazione del DNA, lo Sperm Chromatin Structure Assay ( SCSA) e il suo indice di frammentazione del DNA (DFI). Inoltre, è stato esplorata la relazione tra la frammentazione del DNA valutata e i parametri seminali classici utilizzando entrambi i metodi.

I campioni sono stati classificati come normali (n = 30) e anormali (n = 40), in accordo con il manuale dell’OMS 2010 per l’analisi dello sperma. Nei campioni anormali, sebbene siano stati osservati valori DFI più elevati (25,13 ± 10,40) rispetto al gruppo normale (18,18 ± 10,23), non sono state osservate differenze o correlazioni statisticamente significative tra i gruppi o parametri seminali classici (volume seminale, concentrazione spermatica, conta, motilità progressiva e morfologia normale).

La stessa osservazione era valida per i livelli di frammentazione del DNA negli spermatozoi vitali mediante il test DMI per campioni anormali (8,99% ± 5,01) e normali (9,74 ± 5,30%). Tuttavia, è stata stabilita una forte correlazione tra valori DFI elevati e campioni con bassa vitalità spermatica ( p < 0,05). Questa osservazione è stata confermata attraverso il test DMI, che ha mostrato un’associazione tra alti valori di frammentazione del DNA totale e la frazione non vitale di spermatozoi.

I risultati di questo studio evidenziano l’importanza di valutare la vitalità cellulare mentre si valuta lo stato del DNA in campioni eterogenei. In particolare, le osservazioni indicano che alti valori di DFI forniti da SCSA non sono correlati agli spermatozoi vitali. D’altra parte, il test DMI, pur non mostrando relazioni con i parametri seminali classici, offre un’analisi più rappresentativa e dettagliata della frazione di spermatozoi vivi richiesta nelle procedure ART.

Pertanto, il metodo ha il potenziale per fornire prove clinicamente rilevanti, specialmente nei casi di infertilità maschile inspiegabile in cui le informazioni fornite dall’analisi seminale convenzionale sono limitate o irrilevanti e la causa della disfunzione dello spermatozoo non è ben compresa.

Premiato quale miglior andrologo d'Italia ai Top doctors Award 2022. Laurea in “Medicina e Chirurgia" conseguita nel luglio 1991 con votazione di 110/110 e lode presso l’Universita’ degli Studi di Roma “La Sapienza”, discutendo la tesi sperimentale: ”Chemioterapia endocavitaria con epidoxorubicina e interferone per via sistemica nella profilassi dei tumori superficiali della vescica”. Nel novembre 1996 ha conseguito la specializzazione in Urologia con votazione di 70/70 e lode presso il Dipartimento di Urologia “U. Bracci” del Policlinico “Umberto I” di Roma discutendo la tesi sperimentale: ”L’ecografia trans rettale, il PSA ed il PSAD. Tre metodiche a confronto nella diagnostica del carcinoma della prostata”. Nel 2014 conseguimento di Master di II livello in Andrologia ,implantologia e chirurgia protesica. Nel 2016 conseguimento Master di secondo livello in Seminologia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana. Dal 2018 revisore delle riviste scientifiche Central European Journal of Urology , Hormone and Metabolic Research Journal. Dal 2018 libero docente presso l’Università Federiciana di Cosenza. Nel 2014 vincitore del Doctoralia Awards quale miglior Urologo Andrologo d’Italia , nel 2018 Vincitore del Mio Dottore Awards quale miglior Urologo Andrologo d’Italia.

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