Carenze alimentari e danni neurologici

A cura della dottoressa Silvana Di Martino e dottoressa Maria Sannino

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Il funzionamento ottimale del Sistema Nervoso richiede una dieta sana ed equilibrata, in grado di fornire un costante apporto di macronutrienti e micronutrienti per cui è possibile che la prevenzione di molte malattie neurologiche si basa innanzitutto su una corretta alimentazione.E’ noto infatti che obesità e abitudini alimentari non adeguate hanno implicazioni negative sulla salute generale , sullo sviluppo cognitivo e sulla neurodegenerazione Danni a carico delle strutture nervose si rendono evidenti soprattutto quando la dieta è carente di alcuni micronutrienti, soprattutto vitamine del complesso B. Quando si parla di vitamina B si fa riferimento in realtà ad un gruppo di vitamine a cui, oltre alla lettera, viene associato un numero: B1, B6, B9, B12, ecc. Sono in particolare alcune di esse di cui possiamo essere più facilmente carenti in condizioni normali o in determinati periodi della nostra vita, come ad esempio la gravidanza, e avere necessità di un fabbisogno maggiore.

Una volta presenti solo nei paesi poveri e a basso sviluppo, oggi sono in crescita nella nostra parte del mondo basti pensare alle neuropatie e alle mielopatie secondarie a deficit di vitamina B12 procurato da diete molto in voga nella nostra società come le diete vegetariane e vegane. Anche se un regime alimentare vegetariano è in grado di ridurre sia la mortalità per cardiopatia ischemica che il rischio di sviluppare ipertensione arteriosa o diabete, lo stile di vita vegetariano, soprattutto di tipo vegano, comporta la possibilità che si sviluppino carenze di alcuni nutrienti essenziali, tra cui oligoelementi e vitamine. Ad esempio, circa il 50% dei vegani presenta bassi livelli plasmatici di vitamina B12, una cianocobalamina presente quasi esclusivamente nei cibi di derivazione animale.

Nello specifico la carenza di vitamina B12 determina sia un aumento dei livelli plasmatici di omocisteina, una sostanza associata a un incremento del rischio di di malattie cerebro-vascolari, sia una riduzione dei livelli di S-adenosil-metionina, con compromissione della funzionalità della mielina e insorgenza di disturbi di tipo neuropatico e mielopatico. Disfunzioni neurologiche si manifestano quando, in seguito al diminuito introito alimentare di vitamina B12, i depositi corporei si esauriscono per fare fronte al fabbisogno di vitamina B12 da parte dell’organismo e, quindi, un ritardo di 5-10 anni può separare l’inizio di una dieta vegana dall’insorgenza dei disturbi neurologici.

Alimenmtazione e malattie Neurodegenerative

La malattia di Alzheimer è caratterizzata dal progressivo accumulo di placche di amiloide e di proteina tau all’interno e all’esterno dei neuroni. Tali detriti non sono smaltibili e causano la progressiva disfunzione e morte delle cellule nervose. Da un punto di vista etiopatogenetico è causata dall’interazione tra numerosi fattori ambientali e una predisposizione genetica.

Una volta iniziato, il processo si autoalimenta e progredisce in modo esponenziale. Per questo, ogni fattore in grado di ritardarne l’inizio produce vantaggi clinici e funzionali importanti

Una ricerca svolta a Los Angeles ha mostrato che nei soggetti con forme iniziali di malattia che hanno stili di vita sani l’accumulo di amiloide e tau è rallentato in una percentuale compresa fra l’1% e il 3% determinata attraverso indagini di neuroimagin funzionale (PET cerebrale)

Studi recenti hanno dimostrato che un’alimentazione povera di grassi e di colesterolo e al tempo stesso ricca di fibre e antiossidanti – quindi si parla soprattutto di frutta e verdura – può rappresentare un fattore protettivo nei confronti di patologie degenerative come le demenze o l’Alzheimer.

Nella malattia di Parkinson, ad esempio, l’adozione di una dieta ricca di frutta e verdura e povera di proteine facilita l’assorbimento della levodopa, il farmaco che è alla base della cura di questa malattia. Per questo in neurologia il ruolo dell’alimentazione viene considerato tanto importante quanto quello delle terapie farmacologiche in uso. Un’alimentazione non adeguata può infatti contrastare gli effetti della terapia in atto, vanificandone gli effetti positivi».

ICTUS e ALIMENTAZIONE

L’ictus cerebri risulta la seconda causa di morte a livello mondiale (dopo le malattie di cuore e prima del cancro).

In Italia, in base ai dati del Ministero della Salute, sarebbe responsabile del 10-12% delle morti annuali, collocandosi nel podio delle prime tre cause di decesso nel nostro Paese (le altre due sono, ancora una volta, le cardiopatie e il cancro).

L’ictus riconosce diversi fattori di rischio; quest’ultimi possono distinguersi in due categorie: i fattori di rischio potenzialmente modificabili e i fattori di rischio non-modificabili. Sono non-modificabili i fattori di rischio per i quali non esiste alcun rimedio.

I più importanti fattori di rischio non-modificabili dell’ictus sono:

L’età avanzata. A partire dai 55 anni, il rischio di ictus diviene rilevante e raddoppia ogni decade;La popolazione di appartenenza. Come affermato in precedenza, sono maggiormente predisposti all’ictus gli Africani, i Caraibici e gli Asiatici,La familiarità per l’ictus, il TIA o le patologie cardiache (es: attacco di cuore);. l sesso maschile. Gli uomini soffrono di ictus con maggiore frequenza rispetto alle donne.

Ictus: i Fattori di Rischio Modificabili

Sono modificabili i fattori di rischio per i quali esiste un rimedio farmacologico o anche solo comportamentale.

Ipertensione arteriosa Dislipidemia   fumo,  stress, sedentarietà, familiarità per ictus, omocisteinemia elevata, obesità e sovrappeso

La prevenzione primaria dell’ictus si fonda, sostanzialmente, su comportamenti all’insegna della salute e del benessere, come per esempio adottare una dieta sana ed equilibrata, non fumare, praticare attività fisica con regolarità, non eccedere con il consumo di sostanze alcoliche ecc.

Un’alimentazione ispirata alla dieta mediterranea con un basso contenuto di sodio è un elemento cardine della prevenzione primaria dell’ictus. Sodio, alcol e grassi saturi si associano ad un elevato rischio vascolare mentre hanno effetto protettivo gli omega 3, fibre , vit del gruppo B calcio e potassio

Sclerosi multipla: l’importanza della vitamina D

La SCLEROSI MULTIPLA  è una patologia che colpisce il sistema nervoso centrale. È una malattia infiammatoria che può danneggiare la mielina, quella piccola guaina che protegge le cellule nervose. Un ruolo importante nella sclerosi multipla è svolto dalla vit D con le sue funzioni immunomodulatorie; la patologia infatti sembra più frequente nelle aree a minore esposizione ai raggi solariMolti studi hanno dimostrato che la carenza di vit d portava ad un netto peggioramento dei sintomi associati a questa condizione. Inoltre in questa patologia è stato evidenziato come una dieta ricca di grassi insaturi sia in grado modulare e diminuire l’attività infiammatoria legata a questa patologia volgendo una funzione neuroprotettiva. Inoltre se si considera che uno dei meccanismi causali della SM è il danno ossidativo appare fondamentale prediligere una dieta ricca di antiossidanti contenenti vitamine A,E, C e acido lipoico

La vitamina d è una vitamina liposolubile, che è possibile sintetizzare autonomamente tramite la luce solare, o tramite il consumo di determinati alimenti, come latticini, uova e  pesce grasso.

Fino a poco tempo fa si credeva che la vitamina D svolgesse soprattutto funzioni per il buon funzionamento di ossa, e denti, ma oggi sappiamo che questo importante nutriente è importantissimo anche per il buon funzionamento del cervello attraverso la sua funzione immunomodulante

Gli studiosi hanno scoperto che nel sistema nervoso centrale ci sono recettori specifici per la vitamina D

Inoltre, questa vitamina, attiva e disattiva enzimi nel cervello e nel liquido cerebrospinale, che sono direttamente coinvolti sia nella sintesi di neurotrasmettitori,.

Sebbene ora si sappia che una carenza di questa vitamina può portare ad un deterioramento delle capacità cognitive, non è ancora chiaro se integrare la vitamina d nella dieta può essere un aiuto nel ristabilire la normale funzione cognitiva.

La dieta può aiutare, sebbene i cibi contengono al loro interno quantità modeste di vitamina D per poter combattere la tua carenza vitaminica.

Dato che la vitamina D è un composto liposolubile, come la vitamina E, le maggiori quantità di questo nutriente si trovano in alimenti ricchi di grassi, come il pesce grasso (salmone, sgombro, tonno, pesce spada, merluzzo ecc.. , i latticini (yogurt, latte intero, mozzarelle, formaggi grassi), il tuorlo d’uovo, i funghi e il fegato di merluzzo. 

Nutrizione e malattie neuromuscolari: Stress ossidativo e Infiammazione

Le Patologie neuromuscolari sono malattie evolutive che possono manifestarsi sia in età evolutiva sia in età adulta. La definizione comprende un vasto ed eterogeneo gruppo di patologie che interessano l’unità motoria, ossia: il II motoneurone (neurone motore delle corna anteriori del midollo spinale), fibra nervosa (motoria e/o sensitiva), placca neuromuscolare e fibra muscolare..

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Le linee guida internazionali per la cura delle malattie neuromuscolari (miopatie congenite, distrofie muscolari, miopatie infiammatorie, neuropatie geneticamente determinate e infiammatorie, miastenia gravis) considerano la nutrizione come uno strumento importante per una buona salute generale e per un buon livello di qualità della vita in questi pazienti, ma non vi sono protocolli dietetici specifici da applicare in caso di malattia neuromuscolareLe patologie neuromuscolari presentano un aumento dello stress ossidativo (aumento dei radicali liberi) e una reazione infiammatoria esacerbata nel tessuto colpito.

Da studi si evince che la maggior parte delle persone affette da malattia neuromuscolare adotta un tipo di alimentazione carente di alimenti antiossidanti e antinfiammatori. Frutta e verdura (polifenoli, antiossidanti),cereali, legumi e pesce vengono assunti solo occasionalmente mentre il consumo di carne è nettamente superiore rispetto alle indicazioni del Med-Diet ed ai suggerimenti delle linee guida dell’OMS.

In attesa di studi che forniscano indicazioni precise sulla dieta da adottare in caso di Patologia Neuromuscolare, risulta necessario insistere su indicazioni dietologiche che cerchino di contrastare le prevalenti abitudini alimentari scorrette, sia in generale, sia in quanto non adatte a patologie neurodegenerative che nella patogenesimanifestano spinte infiammatoria e ossidativa eccessive.

Importanza del Magnesio

Il magnesio è un minerale fondamentale per la nostra salute contribuisce infatti a regolare, tra le altre cose, sistema nervoso, muscoli, ossa e metabolismo. La carenza di questo minerale è una condizione abbastanza frequente sia a causa di un’alimentazione scorretta sia perché possono esserci problemi di assimilazione o situazioni di stress che ne aumentano il fabbisogno.

Carenze di magnesio possono far comparire molti disturbi non subito associabili a questa situazione, alcuni sono di tipo fisico altri collegati alla sfera psicologica. Spesso si avvertono crampi e spasmi muscolari, stanchezza, emicrania, sindrome premestruale, ansia, irritabilità o depressione.

Cosa fare in caso di carenza? Sicuramente aumentare l’introito di alimenti che contengono magnesio, vegetali come spinaci, semi oleosi, avocado, banane, mandorle, noci, cacao e verdure a foglia verde ne sono particolarmente ricchi. Se con l’alimentazione non si riesce ad assumere dosi sufficienti di questo minerale, o in determinati periodi in cui c’è bisogno di riserve maggiori di magnesio, si può ricorrere a degli specifici integratori.

In caso di carenze di magnesio valutare la possibilità di assumere un integratore ma soprattutto aumentare l’introito di:mandorle, spinaci, avocado, banane, cacao, semi oleosi

Nata a Napoli il 6 Luglio del 1970 ed ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche, presso l’Università Federico II di Napoli. Dottore di ricerca in Patologia Clinica, presso Policlinico Università Federico II di Napoli, inizia il suo percorso nel 1997, presso Cirio ricerche ”Produzione di latte delattosato per soggetti intolleranti al lattosio” per il CNR di Napoli. Dal 2003 presso l’Istituto Tumori Pascale di Napoli, sotto la direzione del Prof.re Paolo Ascierto, Valutazione post terapia della immunosoppressione tumorale in pazienti affetti da neoplasia in fase avanzata” Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori “Fondazione Giovanni Pascale” In collaborazione con il CROM e CNR di Avellino, continua il suo percorso di ricerca sul melanoma e indagini epidemiologiche sulla nutrizione” Progetto sull’educazione alimentare nelle scuole medie di Sperone (AV) per il CROM di Avellino” con oltre 30 pubblicazioni a suo nome Nazionali ed Internazionali, di cui alcune a suo primo nome. Dal 2006 sceglie la professione libera nel settore della nutrizione presso il suo centro Nutrizione&Benessere, sito a Casoria in via Leonardo Da Vinci 32, dove da direttore di estetica esercita un completamento estetico a quello nutrizionale e di ricerca, inoltre collabora con vari professionisti, seguendo percorsi nutrizionali che vanno dall’infanzia all’età senile, alla medicina estetica. Dal 2011-2013 con il Mo.D.A.V.I Onlus progetto scuole –Stile di vita e giusta alimentazione nelle scuole medie superiori della campania. Si avvale inoltre dell’analisi di Stress ossidativo, che viene eseguita presso la Federico II di Napoli, per poter elaborare diete antiossidanti. Oltre ad avere il suo centro a Casoria, la dottoressa esercita la sua professione, presso vari studi medici sparsi in tutta Italia, dalla Regione Calabria, alla Toscana al Veneto Dal 2015 diventa pubblicista per varie testate giornalistiche online, fino a conseguire nel 2020, il titolo di giornalista.

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