NON C’È SALUTE, SENZA SALUTE MENTALE

Proteggere il benessere mentale di Tutti non è un lusso, ma un investimento per il futuro ed un dovere morale, una priorità al pari di valori come l’inclusione e la protezione di Chi è più vulnerabile, di qualsiasi provenienza sia.

Mentale. Proteggere il benessere mentale di Tutti non è un lusso
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È arrivato il momento di ribaltare un tabù: fare in modo che tutto ciò che afferisce alla salute mentale, riceva pari attenzione della salute fisica, dal momento che i primi hanno un forte impatto in ogni ambito della nostra vita.
Proteggere il benessere mentale di Tutti non è un lusso, ma un investimento per il futuro ed un dovere morale, una priorità al pari di valori come l’inclusione e la protezione di Chi è più vulnerabile, di qualsiasi provenienza sia. ⁣Servono investimenti maggiori riguardo la prevenzione, l’educazione ad esprimere emozioni e disagi nelle scuole, interventi mirati a ridurre i fattori di rischio sia sociali, sia economici, quelli che possono incidere negativamente sulla salute mentale della gente. ⁣
Servono, poi procedure snelle che permettano accessi facili e diretti alle cure di tipo psicologico, esattamente come accade quando dobbiamo prenderci cura del nostro corpo.
Il recente ‘bonus psicologo’ (misura introdotta dall’articolo 1-quater, comma 3, del decreto-legge n. 228/2021, convertito dalla legge n. 15/2022.20) – di suo, un’eccellente iniziativa – reca con sé un carico di burocrazia tale, sia per i pazienti, che per i professionisti che potrebbe scoraggiarne l’attuazione. So bene che, alla base della scarsità di investimenti sulla salute mentale, alberga ancora in Italia lo stigma che considera i problemi di salute mentale talora come un capriccio, oppure li sottovaluta al punto da consigliare che essi potrebbero passare, con uno sforzo in più di volontà…
Una ricerca su larga scala, curata dall’American Psychiatric Association ha concluso che “non esiste Paese, società o cultura in cui le persone con malattie mentali abbiano lo stesso valore sociale delle persone senza malattie mentali”. Ed è una discriminazione istituzionalizzata alla pari del razzismo, del sessismo e dell’omofobia.
Più della metà delle persone che convive con malattie mentali non riceve aiuto anche perché, ancora troppo spesso, le persone stesse evitano, o ritardano la ricerca di cure a causa della preoccupazione di essere trattate in modo diverso, o per il timore di perdere il lavoro a causa dei pregiudizi e quindi senza di esso, dei mezzi di sussistenza.
Il tabù mentale e lo stigma sociale derivano dalla mancanza di comprensione, dalla paura atavica del ‘diverso’ ed a ciò, contribuiscono le rappresentazioni mediatiche – spesso imprecise, macchiettistiche o fuorvianti – della malattia mentale, delle persone che ne soffrono, e delle cure relative.
Illuminante è il recente caso mediatico di Marco Bellavia, ex-concorrente del Grande Fratello Vip: esso annovera il pregio, pur nella tristezza del fatto, di aver smosso le acque dell’opinione pubblica e nel far luce su quanto la televisione sia ancora indietro sul tema della salute mentale – il Concorrente lasciò il programma, dopo essere stato isolato e bullizzato dagli altri Partecipanti, in seguito all’ammissione di vivere con problemi di depressione -.
Uno studio pubblicato nell’aprile 2020 sempre dall’American Psychiatric Association ha esaminato anche il film “Joker” (2019), che ha come personaggio principale una persona affetta da una malattia mentale, che può esprimersi in maniera estremamente violenta.
Lo studio ha rilevato che la prospettiva e la narrazione del film “erano associate ai livelli più elevati di pregiudizio nei confronti delle persone con malattie mentali” e che “il personaggio di Joker può esacerbare l’autostigma sperimentato dalle persone con un disturbo mentale, portando a ritardi nella ricerca di aiuto”.
Tuttavia, diversi personaggi pubblici d’oltreoceano come Demi Lovato, Dwayne “The Rock” Johnson, o Lady Gaga hanno condiviso le loro storie personali ed i dettagli sulla propria sofferenza mentale, portando la discussione a sollevarsi anche nei media generalisti e nel quotidiano di moltissime persone, soprattutto giovani, che frequentano le piattaforme social.
Proprio i giovani sono coloro che hanno fatto maggior richiesta del bonus salute, spogliandosi di vecchi pregiudizi, grazie proprio ai social che affrontano questi temi con un nuovo approccio, senza discriminazioni e proprio lì, sulle piattaforme digitali, cercano informazioni e trovano spazi “safe” di confronto.
Un sondaggio svolto in America nel 2020 su giovani di età compresa tra i 14 e i 22 anni ha rilevato che il 90% degli adolescenti e dei giovani adulti che soffrono di sintomi di depressione stanno facendo ricerche su questi problemi online e la maggior parte di loro accede alle storie di salute di altre persone tramite blog, podcast e brevi video su Instagram, Youtube o TikTok. In tal senso anche le campagne di social media marketing possono essere efficaci: esaminando l’efficacia di una campagna di marketing sociale anti-stigma in California viene fuori che tale campagna ha aumentato le richieste e l’utilizzo dei servizi (pubblici e privati) presenti sul territorio.
Anche qui, i ricercatori dell’American Psychiatry Association hanno stimato che se tutti gli adulti con probabili malattie mentali fossero stati esposti alle campagna di salute mentale, il 47% avrebbe ricevuto le cure necessarie a superare i disagi. Nel 2021 il tema della salute mentale è diventato popolare anche, per esempio, in Spagna e il quotidiano ‘El Pais’ ha titolato cinque pagine di approfondimento “Espana, en terapia”.
È accaduto che il Governo spagnolo ha annunciato l’avvio di un piano d’azione per la salute mentale con una dotazione di 100 milioni di euro che include la promozione della formazione sanitaria in materia, una campagna di sensibilizzazione ed un numero telefonico attivo 24 ore dedicato all’assistenza e al supporto e per la prevenzione dei comportamenti suicidari. Durante gli ultimi due anni, in Italia, le richieste dI aiuto da parte di chi soffre di istinti suicidi sono aumentate del 55%: significa la media di 6.7 casi ogni 100mila abitanti.
Dunque, il tema del benessere mentale era nel vaso di Pandora che la pandemia da covid ha scoperchiato violentemente. Così, oggi la figura del malato di mente si avvia a non essere più un qualcosa di fastidioso, un’idea da scacciare dai propri pensieri, da relegare a quelle brutture che si preferisce non vedere, soprattutto perché ci fanno paura, o ci fanno ragionare troppo su ciò che noi stessi potremmo essere, in un momento qualsiasi della nostra vita. Il ‘pazzo’ non è più unicamente quello che parla a vanvera, o urla contro nemici immaginari. Bensì, i pazzi potremmo essere tutti noi, indipendentemente da quanto potrebbe essere bella e patinata la nostra vita.
Così accade che a volte le circostanze negative, gli eventi che ci mettono in ginocchio in un momento inaspettato, sono quelle che ci illuminano , costringendoci a chiedere quel soccorso che non potremmo mai infonderci da soli. E non è un momento di debolezza, una necessitá di rinforzo a renderci dei reietti, disadattati, uomini e donne da evitare, da gettare via come stracci unti.
Oggi, sembra che finalmente questo paradigma sia un po’ più chiaro e lo stigma che si portava dietro, sempre più uno sbiadito ricordo.
Oggi l’impulso a chiedere aiuto, quando il problema attiene alla salute mentale, diventa sempre più un fatto normale e forse, un po’ più accessibile a tutti.

FONTI:
-psychiatry.org
-appi.org
-psychiatryonline.org
-apa.org
-inps.it
-salute.gov.it
-sanita24.ilsole24ore.com
-elpais.com
-elmundo.es

E' stata Docente di Lettere Antiche presso i Licei di Roma, Assistente di “Paleografia e Diplomatica” presso l’Universita’, Revisore di articoli giuridici ed esegesi delle fonti del diritto presso l’Enciclopedia Giuridica Treccani. Ha perfezionato gli studi con Master e Corsi. Attualmente in Quiescenza, nello Stato si dedica alla libera passione per il Giornalismo e per la Scrittura Creativa

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