LA VITA E LA MORTE

Ho sempre pensato che l’essere umano possieda un dono prezioso, che ha tuttavia, un prezzo esoso: la meditazione sulla propria esistenza

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Nel romanzo di Lev Tolstoij “La morte di Ivan Il’ič”, il protagonista, ormai agonizzante si rende conto che la sua è una morte dolorosa perché ha vissuto male.
Capisce che essendosi protetto dalla morte si è protetto anche dalla vita. Intraprende dunque, una breve, ma profonda trasformazione: inizia a godersi il tempo che gli rimane.

Ho sempre pensato che l’essere umano possieda un dono prezioso, che ha tuttavia, un prezzo esoso: la meditazione sulla propria esistenza. Una siffatta riflessione è, però accompagnata dalla consapevolezza della MORTE.
Ed una volta divenuti consapevoli della propria finitezza, non si può tornare indietro. Da quel momento, la minaccia della morte futura rimane latente.
το δαμόκλειο ξίφος…. È la spada di Damocle.
Non sarà più possibile vivere senza pensieri, quando realizziamo di essere (tutti) condannati a morire. È come cercare di fissare il sole, possiamo riuscirci solo per breve tempo, pena l’accecamento.
Eppure, la paura della morte è una reazione emotiva naturale e ragionevole. Si scontra frontalmente con il nostro istinto di sopravvivenza ed al contempo lo nutre.
Questa paura naturale, assume nuove forme di manifestazione man mano che invecchiamo. Inoltre, troviamo negli anni diversi modi per mitigare la spiacevole sensazione che la morte produce in noi.

Tra i tre e i cinque anni, i BAMBINI comprendono parzialmente la morte: la concepiscono come reversibile, credendo che il defunto stia dormendo, o sia partito per un viaggio e che a un certo punto tornerà.
Fino ai nove anni, la morte è personificata sotto il nome di qualche personaggio o spirito e spesso compaiono le tipiche paure di fantasmi e mostri. Generalmente, tra i nove e i dodici anni, il bambino riesce a intenderla come uno stato irreversibile, permanente e inevitabile.

Nell’ADOLESCENZA, l’ansia per la morte esplode con tutta la sua furia; la perdita acquisisce pienamente la natura di irreversibilità. Molti sono sedotti dall’idea di spiarla.
Visite notturne ai cimiteri, film dell’horror, videogiochi violenti e situazioni rischiose. Gli adolescenti sfidano la morte mettendosi in pericolo.

A VENTI, TRENTA ANNI, nella migliore delle ipotesi, la paura della morte viene messa in una pausa. Quando siamo impegnati a lavorare, studiare o crescere una famiglia, questa paura di rado è fortemente presente.

Man mano che ci avviciniamo al culmine della vita, tuttavia, la preoccupazione per la morte diventa ripetitiva e scomoda.
Innumerevoli scrittori, drammaturghi, musicisti e registi hanno dedicato gran parte della loro vita alla produzione di opere legate alla morte. E bisogna ammettere che il successo di pubblico è quasi garantito, quando si rappresentano il vuoto e l’angoscia che la morte genera in noi.

D’altra parte, sono stata testimone di come Tanti Malati Terminali, piuttosto che cedere alla disperazione, trasformano se stessi positivamente, quasi per azione riflessa. Apprezzano ciò che la vita ancora offre loro, una passeggiata, il sole, le carezze, l’Inter ciò delle mani, i ricordi, un gelato, una barzelletta, danno la priorità a ciò che è importante e respingono il banale.
Celebrano ogni momento e si avvicinano ai loro cari in un modo profondo e senza precedenti. A volte l’unico modo per iniziare a godersi la vita è trovarsi faccia a faccia con la morte.
Da quanto detto ne deduco che: tenere a mente la morte è senz’altro un vantaggio.
Tutte situazioni che possono essere utili per prendere coscienza del proprio essere, porsi interrogativi esistenziali e prendere decisioni per arricchire la propria esistenza.
Non solo la morte, ma anche altri eventi meno estremi possono scuoterci e svegliarci: la fine di una relazione, i figli che vanno via di casa, entrare in pensione, o un compleanno significativo (trenta, quaranta e, perché no, novant’anni).
“Sebbene il fatto fisico della morte ci distrugga, l’idea della morte ci salva.”
-Irvin Yalom-

E' stata Docente di Lettere Antiche presso i Licei di Roma, Assistente di “Paleografia e Diplomatica” presso l’Universita’, Revisore di articoli giuridici ed esegesi delle fonti del diritto presso l’Enciclopedia Giuridica Treccani. Ha perfezionato gli studi con Master e Corsi. Attualmente in Quiescenza, nello Stato si dedica alla libera passione per il Giornalismo e per la Scrittura Creativa

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