HPV: il vaccino a dose potrebbe essere una rivoluzione. Ecco i dati e le dichiarazioni degli esperti

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Il gruppo consultivo strategico di esperti sull’immunizzazione (Sage) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha modificato la raccomandazione per i vaccini contro il papillomavirus umano(HPV).
Dalle prove disponibili, il Sage ha infatti concluso che anche una singola dose di vaccino offre una solida protezione contro l’HPV, paragonabile a quella ottenuta con schemi a due dosi.
Questo potrebbe essere un “punto di svolta per la prevenzione della malattia”, in quanto garantirebbe “più fiale del vaccino ‘salvavita’ e raggiungere più ragazze”, ha dichiarato l’OMS in un comunicato stampa.

Al momento le campagne vaccinali prevedono due dosi in tutti gli individui e tre per quelli immunocompromessi e quelli con l’HIV. Ora che l’Oms ha ritenuto che una dose di vaccino HPV sia sufficiente e che i responsabili politici dovrebbero apportare modifiche ai piani vaccinali, affermano gli esperti in un recente commento editoriale pubblicato sul The Lancet Oncology.

Gli editorialisti vorrebbero spingere i governi e i decisori politici a orientate i loro sforzi sullo screening e la cura del HPV.
Ma fanno anche una proposta radicale: prevedendo infatti vincoli contrattuali sulle attuali forniture del vaccino HPV ai paesi occidentali per i prossimi 3 anni, suggeriscono che, con la riduzione delle dosi, i paesi ad alto reddito forniscano le fiale in eccesso per prevenire i casi nei paesi a basso e medio reddito.

SAGE raccomanda di aggiornare i programmi di dosaggio di HPV come segue:

      • Programma a una dose o due dosi per il target primario di ragazze di età compresa tra 9 e 14 anni

      • Programma a una o due dosi per le giovani donne di età compresa tra 15 e 20 anni

      • Due dosi con un intervallo di 6 mesi per le donne di età superiore ai 21 anni.

L’OMS riferisce che, con le due dosi, la copertura vaccinale è molto inferiore all’obiettivo del 90% di adolescenti vaccinate entro il 2030.Nel 2020, la copertura globale con due dosi era, infatti, solo del 13%.
I fattori che hanno influenzato la lenta adozione dei vaccini HPV includono sfide di approvvigionamento di programmazioni e costi relativi alla somministrazione di un regime a due dosi. Anche il costo relativamente alto dei vaccini HPV è un problema, in particolare per i paesi a reddito medio.

Diversi studi hanno dimostrato che le due dosi forniscono una protezione buona o, addirittura, migliore di tre dosi somministrate ad adolescenti più grandi o giovani adulti.
Lo studio KEN SHE, effettuato in Kenya,ha dimostrato, ad esempio, che una singola dose del vaccino HPV era altamente efficace nel prevenire l’infezione oncogenica, rivaleggiando alla pari con la protezione offerta dai regimi multidose. Un altro studio indiano ha rilevato una protezione addirittura leggermente superiore rispetto per lo schema a dose singola rispetto agli schemi a 2 o 3 dosi di vaccino.
Tuttavia, Geoffroy Canlorbe, del Dipartimento di Ginecologia e Chirurgia e Oncologia del seno, Pitié-Salpêtrière Hospital di Parigi, ha sottolineato i risultati non possono essere estrapolati alla Francia e ai paesi occidentali, raccomandando, per il momento, di continuare con i programmi a doppia o tripla dose.
Nel loro editoriale sul The Lancet Oncology, D’Souza e Nderitu, invece notano come sarebbe iniquo garantire due dosi ai paesi ad alto reddito senza introdurre almeno una dose ai Paesi poveri: “Dati i vincoli di risorse, in particolare nei paesi a reddito medio-basso, i responsabili politici hanno la responsabilità di garantire che le risorse siano utilizzate in modo ottimale per promuovere il diritto alla salute di tutti gli individui”.

Fonte Doctor 33

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