Vaiolo delle scimmie, facciamo chiarezza

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Il virus del vaiolo delle scimmie è un virus appartenente alla famiglia Poxviridae, identificato per la prima volta nelle scimmie asiatiche Macaca fascicularis a Copenaghen, nel 1958. Era considerato endemico nei paesi dell’Africa occidentale e centrale, con due cladi, rispettivamente uno più mite e uno più patogeno, contrassegnati geograficamente dal Camerun, che ha entrambi i cladi al centro di essi.Il primo focolaio al di fuori dell’Africa si è verificato nel 2003 a causa dell’importazione di roditori selvatici per animali domestici negli Stati Uniti d’America (USA) bambini da 6 stati (Wisconsin e Indiana, tra gli altri).Quel focolaio era esclusivamente una trasmissione da animale a uomo.
Inizialmente considerato solo zoonotico, il virus ha mostrato recentemente una potenziale di trasmissione interumana attraverso il contatto ravvicinato con lesioni, fluidi corporei, goccioline respiratorie e materiali contaminati.
Un editoriale emerso su Pathogens fa il punto della situazione.

Dal 2018 sono stati segnalati diversi focolai di virus del vaiolo delle scimmie nel Regno Unito, a Singapore e negli Stati Uniti. Proprio nel Regno Unito si sono segnalati sporadicamente altri focolai. Di recente proprio dal paese anglosassone è partito un focolaio che ha portato, tra Europa e Nord America, ad avere più di 5000 casi accertati di questo virus.
I sintomi principali sono rash vescicolo-papulari dopo un preceduti da 3-5 giorni di febbre, con linfoadenopatia e, talvolta, anche ulcere genitali

Questa epidemia globale conferma una trasmissione sostenibile da uomo. La trasmissione al momento è stata osservata essere principalmente sessuale, in larga misura sostenuta da rapporti omosessuali maschili; alcuni di questi casi si verificano in persone l’HIV e di recente è stata segnalata una coinfezione da sifilide nella Repubblica Ceca.
Al momento il virus è stato rilevato nel liquido seminale, nelle lesioni genitali e rettali e, in quattro pazienti italiani, nelle feci. Tuttavia, il monkeypox è stato trovato nel liquido seminale maschile, con un ciclo di quantificazione compreso tra 27 e 30, troppo basso per consentire l’isolamento del virus vivo.I risultati supportano quindi l’ipotesi che il vaiolo delle scimmie possa essere trasmesso per via sessuale, sebbene servano ulteriori ricerche per escludere altre forme di trasmissione.
Il rischio di trasmissione sessuale del vaiolo delle scimmie attraverso sottolinea la necessità di aumentare la consapevolezza tra la popolazione sessualmente attiva per prevenire futuri focolai.
I dati preliminari emersi dagli studi disponibili suggeriscono che i fattori di rischio per contrarre il vaiolo delle scimmie includono l’essere un maschio giovane, fare sesso con altri uomini, avere rapporti sessuali non protetti, essere sieropositivi per l’HIV e avere una storia di infezioni sessualmente trasmissibili. Secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC), le popolazioni vulnerabili includono quelle con più partner sessuali, in particolare quelle all’interno della comunità Lgbt+.

Alcuni degli approcci suggeriti per riuscire a prevenire la diffusione del vaiolo delle scimmie includono tutti quei protocolli utili a contenere le zoonosi (maneggiamento di carni, liquidi e materiale animale) e programmi di educazione sessuale, rivolta soprattutto alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, il coinvolgimento attivo di varie associazioni scientifiche nazionali e internazionali, suggeriscono gli autori, può aiutare a monitorare e mitigare l’attuale epidemia del Monkeypox limitandone la diffusione e diminuendo il carico per i sistemi sanitari, già provati dalla pandemia di Sars-CoV-2.

Fonte: Doctor33

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