Bisfenolo A: un pericolo emergente per la salute pubblica

L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) propone di abbassare notevolmente i limiti di dose giornaliera tollerabile

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Scoperta da un gruppo di studiosi russi sul finire del 1800, il Bisfenolo A, 2,2-bis (4-idrossifenil) propano ha visto negli anni a seguire un utilizzo diffuso nei paesi industrializzati, impiegato principalmente nella produzione di plastiche, prodotti cartacei e resine durevoli e trasparenti.

Grazie alle caratteristiche speciali che la sostanza è in grado di fornire, a partire dagli anni 50’ ha trovato una vasta applicazione anche nell’industria alimentare. Infatti le buone proprietà meccaniche, il basso assorbimento di umidità e l’elevata stabilità termica dei polimeri che lo contengono, come il policarbonato, rendono il Bisfenolo A una scelta ideale per realizzare contenitori per alimenti, stoviglie e serbatoi per distributori d’acqua. Inoltre le resine epossidiche si scoprono utili come rivestimento interno di lattine, serbatoi di stoccaggio per acqua potabile e sistemi di alimentazione residenziali.

Tra le principali caratteristiche si segnala la resistenza alle alte temperature e al riscaldamento nei forni a microonde nonchè la capacità di sostenere collisioni ad alto impatto.

Ma la sostanza trova spazio anche in altri contesti, come la puericultura, i giocattoli, nei dispositivi elettronici e nelle attrezzature mediche come le macchine cuore-polmone, incubatrici, reni artificiali (emodializzatori), sigillanti e riempitivi dentali; la leggerezza e chiarezza ottica risultano caratteristiche particolarmente utili per produrre occhiali.

A macchia d’olio si fa strada anche nell’edilizia come componente in stucco per legno, adesivi, ritardanti di fiamma e nel mondo automobilistico, per la fabbricazione di pneumatici e caschi da motociclista.

Ma agli inizi degli anni 90’ il colpo di scena: un gruppo di ricercatori della Stanford University, mentre conduce esperimenti su cellule di lievito, scopre culture fortemente contaminate dalla sostanza, proprio a causa dei contenitori in plastica che sta utilizzando. In particolare gli scienziati intuiscono che il Bisfenolo A è in grado di produrre effetti estrogeni nelle cellule e di conseguenza verrà considerato nel tempo “interferente endocrino”.

Secondo gli esperti si tratterebbe di sostanze o miscele di molecole esogene che a certe dosi e condizioni si ritiene possano alterare la funzionalità del sistema endocrino, influenzando negativamente diverse funzioni vitali e, tra queste, lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e il comportamento nell’uomo e nelle specie animali; inoltre anche alterare lo sviluppo di vari sistemi corporei, tra cui, nervoso e immunitario.

Secondo diversi studi, i bambini piccoli avrebbero il più alto tasso di ingestione giornaliera di questa sostanza chimica, ma molti dei potenziali effetti (alterazione del ciclo riproduttivo, cancro al seno, riduzione della qualità dello sperma) possono essere visti solo dopo più di un decennio ovvero quando i ragazzi raggiungono la pubertà.

Negli anni 2000, dopo oltre 100 studi sull’argomento, dove si dimostrano inequivocabilmente gli effetti cancerogeni e neurotossici, le principali autorità sanitarie del mondo iniziano a mettere al bando l’utilizzo di tale sostanza; ad esempio:

  • nel 2018 la commissione europea decide di mettere al bando i biberon prodotti utilizzando Bisfenolo A, in particolare con il regolamento UE 2018/213 modifica il regolamento UE 10/2011 si prevede che il Bisfenolo A non debba essere utilizzato per la fabbricazione di biberon in policarbonato per lattanti, né per la fabbricazione di tazze o bottiglie in policarbonato destinate a lattanti e bambini nella prima infanzia;

  • nel 2012 la Francia lo vieta in imballaggi per alimenti destinati a bambini fino a 3 anni e nel 2015 estende il divieto a qualsiasi tipo di contenitore;

  • nel 2013 il Belgio e la Danimarca ne vietano l’uso nei materiali a contatto con alimenti per bambini;

  • sempre nel 2013 la Svezia, per analoghe esigenze di precauzione, proibisce l’uso di Bisfenolo A in vernici e rivestimenti usati in imballaggi alimentari e nel 2016 allarga il veto anche alle tubature per acqua potabile;

  • nel 2012 l’Austria lo proibisce in tettarelle e succhietti.

In altri parti del mondo, la sostanza è già vietata in molti contesti specifici:

  • dal 2008 il Canada ne vieta l’utilizzo nei biberon e nel 2010 viene dichiarata tossica;

  • in Sud America, l’Argentina vieta la produzione e la vendita di biberon che contengono Bisfenolo A, sulla base del fatto che tale sostanza può causare effetti tossici nei neonati;

  • nel 2013 Brasile Ecuador e Colombia seguono la stessa linea;

  • la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti nel 2012 ne vieta la presenza in articoli per l’alimentazione di bambini fino all’età di 3 anni e nel 2013 ne estende il divieto anche agli imballaggi.

Nonostante nel 2017 il Comitato degli Stati membri dell’Agenzia europea per i prodotti chimici di Helsinki (ECHA) riconosca il bisfenolo A come “interferente endocrino” e poi 2019 viene lo inserisce nella lista delle “sostanze estremamente preoccupanti” per la sua tossicità per il sistema riproduttivo, solo nel dicembre 2021 l’EFSA, attraverso una consultazione pubblica, propone di abbassare di ben 100.000 volte la dose giornaliera tollerabile di bisfenolo A (ovvero la quantità che può essere ingerita quotidianamente nel corso dell’esistenza senza rischi degni di nota).

Altri studi invece hanno cercato di analizzare quali sono i meccanismi di migrazione che interessano i materiali a contatto con gli alimenti; in particolare gli scienziati hanno evidenziato come la sostanza può finire nei cibi e nelle bevande se si trova in condizioni favorevoli al rilascio come ad esempio tempi prolungati di cottura, alte temperature, alimenti a base grassa.

Anche se in misura minore, anche i prodotti a base di carne non inscatolati sono stati riconosciuti come importanti fonti di esposizione alimentare: la causa è comunque da ricercarsi nel contatto con i materiali da imballo, con le apparecchiature produttive oppure mediante altre forme di contaminazione (ambiente, mangimi).

Si è scoperto che nei meccanismi di migrazione gioca un ruolo importante anche il pH, considerando che alcuni studi associano l’acidità di un alimento ad un aumento della migrazione del BPA da policarbonato.

Altro fattore di rischio è rappresentato dall’usura della plastica associata alle alte temperature, la quale promuoverebbe la migrazione, specie in articoli come bottiglie e contenitori.

Gli alimenti conservati in lattine e rivestite da specifiche vernici epossidiche e rivestimenti applicati all’interno dei contenitori, risultano esposti all’inquinante in esame: in questo contesto le vernici hanno la funzione di proteggere il metallo dalla corrosione e il cibo dalla contaminazione durante le fasi di sterilizzazione e stoccaggio.

FONTI

  • efsa.europa.eu

  • Luca Foltran (anno 2022). Bisfenolo A – tra incertezza, incoerenza e salute. Alimenti & Bevande Anno XXIV, 4, maggio 2022

Laureato in scienze delle professioni sanitarie della prevenzione presso l'Università degli studi dell'Aquila svolge la propria attività lavorativa in qualità di Tecnico della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro a Rimini all'intero della AUSL della Romagna. Docente formatore e ispettore in ambito della sicurezza alimentare, dal 2011 Auditor e Lead auditor di sistemi di gestione per la qualità secondo ISO 9001 e ISO 19011

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