Controllo cardiaco, presentato nuovo pacemaker biodegradabile. Ecco di cosa si tratta

«Il pacemaker riassorbibile fa parte di una rete di dispositivi wireless che mira a soddisfare l'esigenza ancora insoddisfatta di dispositivi di controllo e monitoraggio cardiaco minimamente invasivi»

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In un articolo pubblicato su Science, primo autore Yeon Sik Choi, del Centro per l’elettronica biointegrata della Northwestern University di Evanston, Illinois, un gruppo di 45 ricercatori ha firmato la presentazione di un sistema microelettromeccanico wireless (Bio-MEMS) minimamente invasivo biodegradabile a circuito chiuso per il monitoraggio e il controllo cardiaco in ratti, cani e preparazioni di cuore umano ex vivo.

«Il pacemaker riassorbibile fa parte di una rete di dispositivi wireless che mira a soddisfare l’esigenza ancora insoddisfatta di dispositivi di controllo e monitoraggio cardiaco minimamente invasivi» scrivono gli autori, spiegando che la tecnologia senza fili è in grado di superare gli attuali punti deboli dei moduli impiantati, come le infezioni locali, la limitazione nei movimenti o la necessità di procedure chirurgiche per rimuovere o sostituire gli elettrocateteri o le batterie dei pacemaker. Utilizzando metalli idrosolubili e polimeri degradabili, Choi e colleghi hanno creato un dispositivo per la stimolazione epicardica completamente impiantabile e bioriassorbibile che riceve energia in modalità wireless attraverso la cute del paziente. L’apparecchio, inoltre, è dotato di una rete integrata di sensori interfacciati con la superficie cutanea capaci di raccogliere e trasmettere dati a un modulo di controllo esterno tramite un collegamento Bluetooth. Assolta la sua funzione, il modulo interno si dissolve nell’organismo e le interfacce esterne vengono scollate dalla cute eliminando in tal modo la necessità di una rimozione chirurgica.

«L’attivazione di impulsi elettrici in risposta al rilevamento di biosegnali ben definiti aggiunge un nuovo livello di complessità all’interfaccia uomo-macchina, ma una tecnologia così innovativa e dirompente è davvero pronta per essere utilizzata nella pratica clinica?» si domanda in un editoriale di commento Wolfram-Hubertus Zimmermann, direttore dell’Istituto di farmacologia e tossicologia, al Centro medico universitario di Göttingen in Germania. E conclude: «Prima di poterlo fare restano ancora diverse questioni chiave che devono essere affrontate. Tra queste il grado di affidabilità dei dati ottenuti, la possibilità di garantire sicurezza ed efficacia dei dispositivi e la prevenzione di un uso improprio».

Science 2022. Doi: 10.1126/science.abm1703
http://doi.org/10.1126/science.abm1703

Science 2022. Doi: 10.1126/science.abq0605
http://doi.org/10.1126/science.abq0605

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