Le fibre alimentari non sono tutte uguali. Come cambiano gli effetti

«A livello di popolazione, le diete ricche di fibre riducono il rischio di attacco cardiaco, ictus e malattia cardiovascolare»

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Gli effetti delle fibre alimentari sulla salute cambiano da persona e persona e in base al tipo di fibra. È quanto suggerisce uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Stanford School of Medicine in California.

«A livello di popolazione, le diete ricche di fibre riducono il rischio di attacco cardiaco, ictus e malattia cardiovascolare» esordiscono i ricercatori su Cell Host & Microbe, spiegando come le fibre, principalmente carboidrati delle piante, vengano metabolizzate in maniera selettiva dal microbiota intestinale. «Per utilizzare efficacemente l’integrazione di fibre alimentari per migliorare la salute umana è fondamentale capire come le fibre alimentari influenzano il microbioma, e a loro volta la biochimica e la fisiologia umana» scrivono. Di solito le fibre, diverse tra loro a livello chimico, vengono analizzate come miscele complesse derivate da una fonte vegetale. Pertanto, per i ricercatori è necessario determinate gli effetti delle singole fibre sul microbioma, così come i biomarcatori di salute associati. Hanno quindi studiato gli effetti su un gruppo di 18 persone di due specifiche fibre purificate: l’arabinoxilano (AX), trovato comunemente nei cereali integrali e nell’emicellulosa di altre piante, e l’inulina a catena lunga (LCI), presente nella cipolla, nella radice di cicoria e nel topinambur. Per farlo hanno condotto analisi di proteomica, metabolica e metagenomica, utilizzato campioni di sangue e feci ed esaminato le citochine sieriche e i valori clinici dei partecipanti. Questi ultimi hanno dovuto assumere ogni giorno, secondo un preciso protocollo, un supplemento 10 grammi di fibra la prima settimana, 20 grammi la seconda e 30 la terza. Ebbene, il consumo di AX si associava a una diminuzione del colesterolo LDL, in parte mediato dall’aumento degli acidi biliari. LCI si associava a un leggera riduzione dei marcatori infiammatori e a un aumento di Bifidobacterium, ma si è visto come un eccesso di tale fibra potrebbe essere dannosa, poiché quanto utilizzata alla dose più alta è stato osservato un aumento dell’infiammazione e dei livelli di alanina aminotransferasi. In ogni caso la risposta alle fibre non era la stessa in tutti i partecipanti.

«I nostri risultati dimostrano che gli effetti fisiologici, microbici e molecolari delle due fibre sono sostanzialmente diversi» spiegano i ricercatori, ammettendo i limiti dello studio. «Inoltre, i nostri risultati dimostrano la possibilità allettante di utilizzare fibre mirate, mediate dal microbioma, per condurre la salute e la biologia dei sistemi in una direzione prevedibile e personalizzata» concludono.

Cell Host & Microbe 2022. DOI: 10.1016/j.‐chom.2022.03.036.
https://doi.org/10.1016/j.chom.2022.03.036

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