Centaurea minore: effetti benefici sulla salute

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La Centaurea minore (Centaurium erythraea o Centaurium minus) è una piccola pianta erbacea biennale, membro della famiglia delle Gentianaceae, molto utilizzata come pianta medicinale in diversi paesi come Marocco, Algeria, Italia, Spagna, Portogallo e paesi della penisola balcanica. Comunemente nota come “feverfoullie”, “centaury gentian” o “centaury”, descritta già da Dioscoride già nel I secolo d.C. La droga, costituita dalle parti aeree fiorite della pianta, è spesso importata dal Marocco, dalle repubbliche della ex Jugoslavia, dalla Bulgaria e dall’Ungheria ed è caratterizzata da un forte sapore amaro. Nel primo anno di vita produce una rosetta basale con foglie di forma da ellittica a spatolata; nel secondo anno compare il fusto fiorito, ramificato e dotato di foglioline sessili e di fiori riuniti in infiorescenza a corimbo. Numerose indagini etnobotaniche hanno evidenziato l’importanza di Centaurium erythraea nella medicina tradizionale, la cui applicazione dipende dalla parte della pianta utilizzata, ma indipendentemente da questo viene usata per gli stessi scopi terapeutici.
I principali usi nella medicina tradizionale marocchina includono il trattamento del diabete in diverse regioni. Ad esempio, la popolazione del Marocco orientale utilizza l’intera pianta come decotto contro il diabete, la popolazione del Marocco nord-occidentale, settentrionale e centrale come infuso, mentre la popolazione del nord-est Marocco utilizza le parti aeree come infuso e/o macerato. Invece, nella regione centrale del Medio Atlante in Marocco ne sono utilizzati i fiori di per preparare un infuso ad azione antidiabetica.
La pianta è utilizzata anche per trattare disturbi digestivi, problemi di alimentazione, malattie renali, rinite, dolore gastrico, disturbi funzionali delle vie biliari, malattie cardiovascolari, come antipiretico, antifebbrile e diuretico.
Come amaro puro (cioè senza sostanze aromatiche o tanniche) è usata per stimolare l’appetito, per aumentare la secrezione di succhi gastrici, soprattutto nelle dispepsie croniche e nell’achilia. Nella medicina tradizionale viene utilizzata anche come corroborante e tonico.
Le parti aeree della Centaurea mostrano molteplici attività terapeutiche come anti-apoplettiche, anticoagulanti, anti-colagoghe, anti-pneumoniche, antisettiche intestinali e ipotensive.
La caratterizzazione fitochimica della pianta ha rilevato la presenza di diverse classi di metaboliti secondari come xantonoidi, terpenoidi, flavonoidi, acidi fenolici e acidi grassi.
Interessante una recente revisione (Naoual El Menyiy et al.,2021), che fa un’analisi completa delle applicazioni etnobotaniche, della fitochimica, delle proprietà farmacologiche e della tossicità di Centaurium erythraea.
Studi etnobotanici hanno dimostrato che, in particolare le parti aeree e le radici, presentano numerose e potenti attività benefiche per la salute umana e inoltre hanno dimostrato una variabilità degli usi che dipende sia dalla parte utilizzata, dal disturbo trattato, dalla modalità di utilizzo e sia dalla regione in cui viene utilizzata la pianta. Questo spiega come l’applicazione terapeutica di questa pianta è influenzata dalla popolazione locale. Gli usi tradizionali sono stati scientificamente confermati da saggi farmacologici, che hanno collegato gli usi etnofarmacologici alle attività biologiche e al contenuto di metaboliti secondari.
Inoltre, studi in vitro e in vivo hanno dimostrato che gli oli essenziali e gli estratti di Centaurium erythraea presentano numerose proprietà biologiche come agenti antibatterici, antiossidanti, antimicotici, anti-leishmania, antitumorali, antidiabetici, antinfiammatori, insetticidi, diuretici, gastro-protettivi, epatoprotettivi, dermoprotettivi, neuro-protettivi e inibitori dello sviluppo larvale.
Tuttavia, per valutarne sicurezza ed efficacia, sarebbero consigliati ulteriori e specifici studi di carattere farmacologico e clinico.

Phytochemical properties, biological activities and medicinal use of Centaurium erythraea Rafn, Naoual El Menyiy et al. – Journal of Ethnopharmacology 276 (2021) 114171

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