Nelle famiglie longeve si abbassa il rischio di diabete. Lo studio

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Nella progenie di individui longevi e nei loro coniugi, specie se di mezza età, il rischio di sviluppare un diabete mellito di tipo 2 (T2D) è più basso rispetto alla popolazione generale. Ecco, in sintesi, le conclusioni di uno studio pubblicato su Frontiers in Clinical Diabetes and Healthcare, da cui emerge la possibilità che distinti fattori di rischio biologico possano contribuire a ridurre il rischio di T2D nella prole delle persone dI eccezionale longevità e anche nei coniugi.

Per giungere a queste conclusioni i ricercatori della School of Public Health dell’Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, coordinati dall’epidemiologa Iva Miljkovic, hanno seguito tra dal 2006 al 2017 l’evoluzione dello stato di salute di 4.559 donne e uomini che all’inizio dello studio erano sopra i 90 anni di età, dei loro 1.445 fratelli, dei 2.329 figli di età compresa tra 32 e 88 anni e dei loro 785 coniugi. E i dati raccolti indicano che nei figli di genitori molto longevi i livelli di alcuni biomarcatori (basso indice di massa corporea e della circonferenza della vita, alti valori di colesterolo HDL e bassi di trigliceridi) indicano un rischio ridotto di T2D rispetto ai coetanei: l’ipotesi è che il loro patrimonio genetico ed epigenetico favorisca la corretta regolazione dell’insulina anche in età avanzata. Ma la cosa più sorprendente è che i coniugi, anche se nati da genitori non particolarmente longevi, tendono ad avere livelli simili dei biomarcatori associati alla salute e alla longevità. Per dirla in numeri, il 3,7% dei figli e il 3,8% dei generi e delle nuore di persone molto longeve hanno sviluppato T2D durante lo studio, con un tasso annuo compreso tra 4,6 e 4,7 casi per 1000 persone, circa il 53% in meno della popolazione media tra 45 e 64 anni.

Ciò implica, secondo i ricercatori, che i fattori protettivi non solo vengono ereditati, ma si possono sviluppare vivendo con la persona giusta, probabilmente grazie alla condivisione di stili di vita salutari. «Servono comunque ulteriori studi per identificare meglio i meccanismi biologici alla base del basso rischio di T2D tra la progenie di individui eccezionalmente longevi e i loro coniugi» conclude Miljkovic.

Frontiers in Clinical Diabetes and Healthcare 2022. Doi: 10.3389/fcdhc.2022.753986
http://doi.org/10.3389/fcdhc.2022.753986

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