Al sole in sicurezza: gli errori da evitare

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A quanto pare non sono poi molte le persone che utilizzano le creme solari in modo corretto, proteggendo davvero la pelle dai danni che derivano da una eccessiva esposizione ai raggi Uv del sole. È quanto emerge da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Journal of the American academy of dermatology da un gruppo di ricercatori statunitensi al quale se ne aggiunge un secondo, sempre made in Usa e pubblicato su Jama dermatology, che mette in evidenza le differenze nella protezione della pelle tra uso di creme solari e giornate trascorse sotto l’ombrellone.

 Ombrellone o crema solare?

Trascorrere le ore più calde della giornata sotto l’ombrellone di certo aiuta a filtrare i raggi solari e a proteggere la pelle, ma le creme solari offrono una migliore protezione, secondo quanto emerso da uno studio coordinato da Darrel Rigel, dermatologo della New York university school of medicine, che assieme ai colleghi ha valutato gli effetti del sole sulla pelle di 81 persone esposte al sole per 3,5 ore protette dall’ombrellone oppure da una crema solare con fattore di protezione 100.

«Un giorno dopo l’esposizione abbiamo controllato la presenza di scottature in 7 aree della pelle e ne abbiamo identificate 142 nel gruppo rimasto sotto l’ombrellone e 17 in quello protetto dalla crema solare» afferma l’esperto ricordando che, pur essendo la crema solare più efficace dell’ombrellone, nessuno dei due metodi così come sono oggi utilizzati elimina completamente i pericoli del sole.

«Sono molte le persone che utilizzano le creme solari in modo non corretto, vanificando o riducendo notevolmente le potenzialità protettive di questi prodotti» spiega Ingrid Polcari, della University of Minnesota medical school, autrice di uno studio osservazionale che ha coinvolto i visitatori della Minnesota state fair. All’interno della fiera sono stati messi a disposizione distributori gratuiti di crema solare che, a conti fatti, sono stati utilizzati da circa 2.200 persone.

Solo il 33 per cento di loro però ha applicato la crema su tutte le aree di pelle esposte e solo il 38 per cento indossava indumenti protettivi come occhiali o cappelli. «Le donne hanno utilizzato la crema solare più degli uomini, ma in generale nelle giornate nuvolose l’utilizzo dei dispenser si è ridotto notevolmente» afferma Polcari, ricordando che è importante proteggersi sempre, anche quando il sole è nascosto dietro le nuvole, poiché l’80 per cento dei raggi Uv dannosi riesce comunque a raggiungere la pelle.

Come scegliere la giusta protezione

Cosa fare quindi per godersi il sole senza mettere a rischio la pelle? «I raggi Uva e Uvb che arrivano dal sole possono danneggiare la pelle causando invecchiamento precoce e tumori, ma creano anche danni agli occhi e indeboliscono il sistema immunitario» afferma Amy Kassouf, dermatologa della Cleveland clinic (Stati Uniti) che raccomanda di utilizzare cappelli, occhiali da sole e abiti lunghi soprattutto se si ha la pelle particolarmente delicata. Per quanto riguarda la crema solare, è invece fondamentale applicarla su tutte le aree esposte al sole e ripetere l’applicazione ogni due ore circa o comunque sempre dopo avere fatto il bagno o avere sudato.

Ecco infine le caratteristiche di una buona crema solare:

      • Con fattore di protezione solare (SPF) uguale o superiore a 30: una crema con Spf 30 blocca il 97 per cento delle radiazioni solari Uvb.

      • Ad ampio spettro: una crema solare ad ampio spettro protegge sia da raggi Uva (responsabili dell’invecchiamento precoce della pelle) sia gli Uvb (causa di scottature), entrambi potenziali cause di tumori della pelle.

      • Resistente all’acqua: queste creme proteggono la pelle bagnata o sudata per 40-80 minuti.

      • Su misura per pelli sensibili: se la pelle è particolarmente sensibile, meglio puntare su creme senza profumi e senza parabeni e magari sceglierne una con ossido di zinco, ulteriore protezione per la pelle delicata.

Riferimenti bibliografici:

      • J Am Acad Dermatol. 2017. doi: 10.1016/j.jaad.2017.02.034

      • JAMA Dermatol. 2017. doi: 10.1001/jamadermatol.2016.4922

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