Bambini a tavola: importante l’esempio dei genitori

I bambini, come gli adulti, non mangiano ciò che non gradiscono

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I bambini, come gli adulti, non mangiano ciò che non gradiscono. È quello che è emerso da uno studio pubblicato su Appetite.
«Da oltre 50 anni sappiamo che il gusto e l’assunzione sono positivamente correlati, ma questo spesso porta al presupposto sbagliato che se c’è un sapore migliore, mangerai di più» spiega l’ultimo autore John E. Hayes, della University Park negli Stati Uniti. «La realtà è un po’ più articolata. Negli adulti, sappiamo che se un cibo ti piace davvero, puoi mangiarlo o meno. Ma se non ti piace, lo mangerai raramente o non lo mangerai mai. Questi nuovi dati dimostrano che nei bambini piccoli vale lo stesso schema». Nello studio gli autori intendevano valutare la relazione tra la preferenza degli elementi serviti al momento del pasto e la conseguente assunzione. Sono stati così coinvolti 61 bambini tra i 4 e i 6 anni, i quali hanno partecipato a due sessioni durante le quali erano presenti su un vassoio 7 cibi, quali pollo, crocchette, ketchup, patatine, uva, broccoli, pomodorini e biscotti, più 2 bevande, e cioè latte e succo di frutta. Ai partecipanti è stato chiesto di classificare il gradimento di ogni alimento su una scala da 5 punti, da super cattivo a super buono. Andando poi a valutare cosa i bambini hanno mangiato e cosa avevano detto di preferire, si è visto che per la maggior parte degli alimenti non c’era una forte associazione tra cosa i bambini preferivano e cosa avevano assunto. È stata notata un’associazione positiva con il quantitativo consumato solo per le patatine, l’uva, i pomodorini e il succo di frutta. Invece, è stata osservata una forte correlazione tra il “non consumo” e gli alimenti verso i quali i bambini non avevano espresso gradimento.
«Questi dati sono coerenti con la nozione che i bambini non mangiano ciò che non gli piace» affermano i ricercatori. Kathleen Kell, prima firmataria dell’articolo, spiega come le scelte alimentari dei bambini vengano influenzate dai genitori e dai coetanei. Per l’autrice bisogna stare attenti nell’ipotizzare le motivazioni che spingono i bambini verso un certo comportamento quando mangiano. I bambini ascoltano tutto ciò che viene detto intorno alla tavola, il che avrà un’influenza sulla loro percezione del cibo, sebbene non corrisponderà a ciò che mangeranno. Kell crede che i risultati potrebbero essere interessanti per i genitori, i quali fanno fatica a far mangiare più verdure ai figli e vogliono sapere come migliorarne l’alimentazione.

Fonte: Doctor33

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