Rilevare la concentrazione di glucosio nei fluidi corporei, la lezione del camaleonte

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La natura come fonte di ispirazione. Un concetto che sembra ben chiaro a un gruppo di ricerca internazionale, il quale utilizzando come modello la pelle del camaleonte è riuscito a sviluppare un dispositivo capace di rilevare la concentrazione di glucosio delle urine.

Lo studio, pubblicato su NPG Asia Materials e a cui hanno partecipato alcuni ricercatori Italiani, descrive nel dettaglio le caratteristiche e le potenzialità del dispositivo, così come la sua progettazione. «In questo articolo, prendendo ispirazione dalle interazioni luce-materia e dalle funzionalità della pelle del camaleonte, riportiamo lo sviluppo di un sistema di rilevazione del glucosio veloce, sensibile e antibatterico» scrivono gli autori. «Il sistema innovativo proposto è composto da idrogel come reti tridimensionali che rispondono a stimoli e fibre con struttura e proprietà uniche» spiegano. Quello realizzato è, semplificando, un dispositivo compatto e stabile formato da più strati, due esterni di idrogel e uno interno rappresentato da una sorta di tappetino elettrofilato. Inoltre, oltre a risultare flessibile, la piattaforma presenta proprietà termoreattive e antibatteriche potenziate, ottenute grazie anche alla presenza di nanocubi di argento.

Come ha spiegato Luciano De Sio, uno dei ricercatori dell’Università la Sapienza di Roma che hanno preso parte al progetto, lo studio dimostra che il biosensore riesce a monitorare concentrazioni di glucosio molto basse. Il sensore è in grado di rilevare concentrazioni inferiori a quelle rilevabili con i dispositivi ad aggi disponibili. «Considerando le proprietà antibatteriche e la reattività fototermica della piattaforma, insieme alla capacità di rilevamento, il nostro sistema ha dato prova di essere una piattaforma promettente in grado di rilevare i livelli di glucosio nei fluidi corporei» si legge a conclusione dell’articolo. «I prossimi passi saranno quelli di sfruttare l’enorme versatilità del dispositivo aggiungendo opportune modifiche biochimiche che permettano l’utilizzo del biosensore in altri campi di applicazione, quali il monitoraggio di marker tumorali o il riconoscimento specifico di anticorpi come, ad esempio, quelli sviluppati a seguito di infezione da Sars-CoV-2» ha affermato commenta Antonella Calogero, anch’essa dell’Università la Sapienza di Roma.

NPG Asia Materials 2022. Doi: 10.1038/s41427-022-00365-9.
https://doi.org/10.1038/s41427-022-00365-9

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