Cannabis terapeutica, le potenzialità del fitocomplesso

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L’utilizzo della Cannabis nel trattamento di numerose circostanze patologiche risale a migliaia di anni fa. Negli ultimi decenni lo studio approfondito di questo fitocomplesso ha rivelato uno straordinario potenziale del suo utilizzo nella terapia di differenti condizioni patologiche quali dolore cronico, nausea e vomito indotto da chemioterapici, spasticità, epilessia e per fino depressione e ansia, tanto da essere indicata come una valida alternativa alle terapie convenzionali.

Purtroppo, un buon numero di medici risulta essere ancora reticente nella prescrizione di cannabis, non tanto per la mancanza di formazione sull’argomento, bensì per l’assenza di un metodo standardizzato della procedura di estrazione che inevitabilmente porta a formulazioni non conformi ad un preciso standard in termini di composti attivi.
La ricerca di Maggini V et al. affronta la problematica della standardizzazione del metodo di estrazione al fine di ottenere un processo altamente riproducibile e un prodotto finito di alta qualità.
I terpeni (limonene, beta-mircene, alfa-pinene…), in parte responsabili dell’attività farmacologica della cannabis, sono molecole altamente volatili la cui concentrazione è influenzata dalle condizioni di estrazione ad alte temperature, per questo motivo la messa a punto di un metodo di estrazione funzionale permette di ottenere un prodotto con la maggiore concentrazione in terpeni.
Come ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica, fondamentale per la conversione dei cannabinoidi acidi nei loro corrispettivi decarbossilati, risulta necessario il riscaldamento del materiale vegetale, questo passaggio rappresenta una finestra critica per l’ottenimento di un preparato di alta qualità in quanto i tempi e le temperature utilizzate per effettuare questo processo influenzano significativamente le concentrazioni di terpeni all’interno del prodotto finito.

I metodi di estrazione finora utilizzati provocavano un elevato “stress” del fitocomplesso sottoponendo le infiorescenze ad alte temperature per tempi prolungati sia in fase di decarbossilazione sia in fase di estrazione, il nuovo metodo CERFIT, esposto nel suddetto articolo, invece, alterna intervalli di riscaldamento con intervalli di raffreddamento preservando le caratteristiche del fitocomplesso e ottenendo un profilo terpenico più stabile possibile. Nello specifico, il metodo CERFIT prevede una decarbossilazione controllata a intervalli regolari di riscaldamento e raffreddamento riducendo al minimo lo stess termico e successivamente l’estrazione viene eseguita con un sonicatore a sonda posto direttamente all’interno di un beker contenente infiorescenze in olio MCT il tutto mantenuto in un bagno d’acqua refrigerato. Confrontando i diversi metodi di estrazione da un punto di vista analitico è stato dimostrato che attraverso il nuovo metodo CERFIT il profilo terpenico dei preparati a base di cannabis è risultato migliorato rispetto ai precedenti processi. La tendenza all’aumento della concentrazione delle molecole farmacologicamente attive ha permesso di rappresentare chiaramente il cosiddetto “effetto entourage”, infatti il potere del fitocomplesso cannabico è maggiore rispetto alla somma dei singoli componenti (cannabinoidi, terpeni, flavonoidi ecc….) dimostrando di avere tra loro un effetto sinergico, una maggior efficacia d’azione e una tossicità significativamente più bassa.

Nella messa a punto della nuova metodologia di estrazione si è inaspettatamente giunti ad un altro importante traguardo che getta le basi per preparati a base di cannabis sempre più stabili e di qualità, in particolare la composizione degli estratti ottenuti con il metodo CERFIT erano privi i terpeni ossidati, prodotti di degradazione terpenica identificati come marker di invecchiamento.
Il futuro del metodo CERFIT si auspica possa essere il suo utilizzo nella sperimentazione clinica, solo così sarà possibile verificare se alla comprovata ottimizzazione della metodologia di estrazione corrisponda una maggior efficacia del farmaco galenico ottenendo prodotti sempre più standardizzati.
Ad oggi molte aziende si propongono di fornire alle farmacie estratti oleosi di cannabis da sfruttare come materie prime nell’allestimento di preparati, ma nessuna di queste fornisce analisi esaustive e standardizzate riguardo le molecole che compongono questo straordinario fitocomplesso. Le infiorescenze di cui si approvvigiona un laboratorio galenico che allestisce estratti oleosi di cannabis sono molto più della scheda tecnica che le accompagna, sono molto più di un titolo di THC e CBD perchè, come dimostra il metodo CERFIT, vale la pena analizzare tutte le molecole che le compongono con l’obiettivo di fornire finalmente a medici e pazienti un intero fitocomplesso Standardizzato.

Maggini V, Calvi L, Pelagatti T, Gallo ER, Civati C, Privitera C, Squillante F, Maniglia P, Di Candia D, Spampatti R, Firenzuoli F. An Optimized Terpene Profile for a New Medical Cannabis Oil. Pharmaceutics. 2022 Jan 27;14(2):298.

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