Curcuma, sotto osservazione l’associazione con piperina: dose giornaliera da rivalutare

Il German Federal Institute for Risk Assesment (BfR) è tornato sulla valutazione della tossicità degli estratti di curcuma come ingrediente di integratori alimentari

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L’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR, German Federal Institute for Risk Assesment) è tornato sulla valutazione della tossicità della curcumina, che non è usata solo come additivo (E100) o come spezia, ma è anche un ingrediente molto comune di integratori alimentari. Una valutazione sulla potenziale tossicità della curcumina – ricorda il BfR – è stata svolta, in questi anni, da diversi organismi scientifici, in particolare nell’ambito delle procedure di autorizzazione per l’uso come additivo alimentare. Già nel 2004 il JEFCA (Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives) aveva suggerito un NOEL pari a 0-3 mg/kg peso corporeo al giorno. Valore pressoché confermato anche da Efsa, in una sua opinione del 2010, come dose accettabile giornaliera (ADI, quantità di una sostanza che può essere consumata quotidianamente per tutta la vita senza un rischio rilevabile per la salute).

I casi segnalati nel 2019

Nel 2019, tuttavia, la curcumina finì nell’occhio del ciclone per alcuni casi di intossicazione a danni del fegato, ricondotti proprio all’uso di alcuni integratori a base di estratti di curcumina, formulati con l’aggiunta di altri fitoestratti e in combinazione con piperina, ingrediente naturale derivato dal Piper nigrum (pepe nero). Sugli estratti di curcumina, sottolinea BfR, va fatta ancora chiarezza, sia in relazione alla composizione sia in considerazione della sua biodisponibilità. Gli estratti dei rizomi di diverse piante di curcuma, come Curcuma longa L. e Curcuma xanthorrhiza Roxb. contengono l’1-5% di curcuminoidi. di cui la curcumina è il principale componente. Negli integratori alimentari gli estratti arricchiti utilizzati possono avere però composizioni diverse, per esempio in virtù di diversi metodi di produzione. In aggiunta a questa variabilità va segnalato l’effetto di potenziamento della disponibilità dei curcuminoidi, quando alla miscela vengano aggiunti altri componenti come (e soprattutto) la piperina. In questi casi è più difficile valutare la quantità di curcumina assorbita dall’organismo. Ed è proprio a questa evenienza che nel 2019 furono fatti risalire i casi di tossicità rilevati in Italia (numerosi furono anche quelli segnalati da altri Paesi). Come riporta il sito del Ministero della Salute, per i casi di epatite colestatica emersi dopo l’assunzione di integratori alimentari contenenti estratti e preparati di Curcuma longa, fu stabilito che le cause fossero da ricondurre sia a particolari condizioni di suscettibilità individuale, sia alla concomitante assunzione di farmaci, sia ai diversi titoli di curcumina, spesso associata ad altri ingredienti che ne aumentavano l’assorbimento.

Alert specifico per soggetti con problemi di fegato e già in terapia farmacologica

Da questa valutazione fu deciso che gli integratori a base di curcumina dovessero riportare un’indicazione specifica che ne sconsiglia l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare e in caso di concomitante assunzione di farmaci, invitando infine a valutare l’assunzione insieme al medico curante. RbF nel suo documento ha concluso che vadano approfonditi gli studi sulla tossicità delle preparazione a base di curcumina con una aumentata biodisponibilità, in particolare in associazione con piperina, in virtù delle osservazioni di tossicità sul fegato che sono state, osservate in questi anni recenti; che sia necessaria una più stringente normativa a tutela della salute e che siano responsabilizzati anche i produttori affinché si preoccupino della sicurezza dei prodotti, svolgendo le opportune verifiche di composizione.

Fonti:

https://www.bfr.bund.de/cm/349/curcumin-in-food-supplements-acceptable-daily-intake-may-be-exceeded.pdf

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