Celiachia, la compresenza di disturbo dell’assunzione di cibo non peggiora la gestione

tagmedicina,disturbo
- Adv -

Secondo uno studio pubblicato su Gastro Hep Advances, e diretto da Audrey Bennett, della Vanderbilt Clinic di Nashville, negli Stati Uniti, il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) è comune tra i pazienti celiaci, ma non è associato ad alcuna differenza nel controllo della malattia. I ricercatori hanno analizzato i dati di 137 pazienti celiaci (età media 37 anni, 107 donne) trattati presso il Center for Human Nutrition presso il Vanderbilt University Medical Center. I ricercatori hanno utilizzato questionari per valutare la dieta, tra cui l’ARFID Symptom Checklist. Tra i partecipanti, 78 (57%) presentavano un sospetto di ARFID, 30 avevano sintomi coerenti con ARFID clinico e 48 erano compatibili con ARFID subclinico. Non ci sono state differenze tra i pazienti con e senza ARFID per quanto riguardava ansia e depressione, durata della malattia, età, sesso, indice di massa corporea, malattia ossea o carenza di micronutrienti o vitamine. Gli studi sierologici hanno rivelato solo una differenza, ovvero una maggiore frequenza di anticorpi IgG contro la transglutaminasi tissutale nel gruppo ARFID (15% rispetto a 2%). C’era una forte correlazione tra ARFID e il punteggio al questionario Impact of the Gluten Free Diet (IGFDQ), e i pazienti che hanno ottenuto punteggi più alti nelle componenti sociali e alimentari hanno mostrato maggiori probabilità di avere anche ARFID. Gli autori riconoscono alcune limitazioni dello studio, tra cui la possibile mancata comprensione da parte dei pazienti delle domande del sondaggio e l’assenza di informazioni sul fatto che i pazienti avessero accesso a cibi privi di glutine. “Resta il fatto che l’ARFID non è solo comune nei pazienti celiaci, ma ha anche un impatto significativo sulla loro vita, anche se non determina un differente controllo della malattia celiaca” affermano. Gli autori sottolineano che questa valutazione è stata portata avanti in un periodo di due anni, e che i pazienti che si sono recati in clinica solo una volta all’anno, per cui ritengono che ulteriori indagini di follow-up, biopsie duodenali e valutazioni della densità ossea potrebbero identificare maggiori elementi nel tempo.

Gastro Hep Advances 2022. Doi: 10.1016/j.gastha.2022.01.002
https://doi.org/10.1016/j.gastha.2022.01.002

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui