La Sindrome da alimentazione notturna tra insonnia, iperfagia serale e anoressia mattutina.

Questa sindrome, dunque, è caratterizzata da una ridotta alimentazione durante il giorno, iperfagia serale accompagnata da frequenti risvegli notturni associati a episodi coscienti di ingestione compulsiva di cibo e ritmi circadiani anormali del cibo e altri fattori neuroendocrini.

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La crescente prevalenza dell’obesità è una preoccupazione globale. Il comportamento alimentare e il ritmo circadiano sono fattori importanti nell’eziologia dell’obesità.
La Night Eating Syndrome (NES o sindrome da alimentazione notturna) è una forma di alimentazione disordinata associata a sovrappeso e obesità, in cui l’efficienza del sonno è ridotta e il rilascio di melatonina è ritardato. Questa sindrome, dunque, è caratterizzata da una ridotta alimentazione durante il giorno, iperfagia serale accompagnata da frequenti risvegli notturni associati a episodi coscienti di ingestione compulsiva di cibo e ritmi circadiani anormali del cibo e altri fattori neuroendocrini. Frequentemente la NES è associata a depressione ed ansia.
L’apporto calorico, nella NES, è ≥ 25% del totale giornaliero dopo cena, e/o caratterizzato da due o più risvegli notturni settimanali accompagnati da ingestione di cibo.
Le cause della NES non sono del tutto chiare e sembrano implicare una desincronizzazione tra i ritmi circadiani dell’ingestione di cibo e il sonno, con un conseguente ritardo nell’assunzione di cibo.
Le stime della prevalenza, della NES, nella popolazione generale sono di circa l’1,5% e, sebbene siano state descritte frequenze molto più elevate negli individui obesi, una relazione causale tra questo disturbo e l’obesità non è stata chiaramente stabilita. Questo disturbo è frequente anche tra gli studenti universitari.
La sindrome da alimentazione notturna (NES), segnalata per la prima volta nel 1955, è attualmente classificata come un altro disturbo specifico dell’alimentazione nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).
Tra i trattamenti disponibili vi sono la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) ed i farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), ma le evidenze sono ancora insufficienti e non vi è consenso unanime sull’approccio ideale.

Ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana, preparando una tesi sulla “Sindrome metabolica in età pediatrica ed il ruolo della Vitamina D”, ed una Laurea in Informazione Scientifica sul Farmaco, con una tesi sui “Farmaci antivirali inibitori della Neuroaminidasi”. Dal 2007 al 2020 ha svolto la professione di Informatore Scientifico del Farmaco in Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige. È stato Presidente della sezione veronese dell’AIISF (Associazione Italiana Informatori Scientifici del Farmaco). Durante la sua attività di informatore farmaceutico, ha collaborato particolarmente con i Pediatri, occupandosi di nutrizione nella prima infanzia e di nutraceutica. È iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi (n. AA_089847). Aderisce all’ABNI (Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani) e all’Associazione Biologi del Veneto. È in costante aggiornamento professionale, con particolare interesse verso la nutrizione pediatrica e l’analisi del microbiota intestinale, in quanto pienamente convinto che bisogna intervenire sull’educazione alimentare, fin dalla più tenera età, e che molte patologie derivino da un’alterazione del microbiota intestinale.

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