Vitamina D e gravidanza: riduce rischio complicazioni. Ecco in quali alimenti trovarla

Secondo evidenze recenti l’integrazione di vitamina D è probabilmente benefica nel ridurre alcuni rischi associati alla gravidanza

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Vitamina D è il nome che descrive un insieme di 5 composti fra cui il D2 ergocalciferolo e il D3colecalciferolo, più D1, mix di ergocalciferlo e lumisterolo in parti uguali, il D4 diidroergocalciferolo e il D5 sitocalciferolo. Con due passaggi successivi di idrossilazione nel fegato e poi nel rene, si trasformano nell’ormone calcitriolo o 1,25 (OH)2D, cioè la forma biologicamente attiva della vitamina.

Le fonti alimentari di vitamina D

Gli studi via via aggiungono informazioni sia sul suo ruolo di regolazione dell’omeostasi delle ossa e dei denti e del metabolismo del calcio ma anche sulla salute in generale: gli stati carenziali (in particolare della forma D3) espongono a rischi di diabete di tipo 2, sindrome metabolica e malattie immunologiche. A differenza di altre vitamine, la fonte principale di approvvigionamento per l’organismo sono i raggi solari UVB, che inducono nella cute la sintesi di colecalciferolo dal 7-deidrocolesterolo presente, con un’efficienza elevatissima.
Le fonti alimentari rimandano per lo più ad alcuni pesci grassi (tonno, salmone, sgombro, aringhe e pesce spada), tuorlo d’uovo e formaggi grassi.

Un recente aggiornamento di una review Cochrane ha voluto fare il punto sulla supplementazione in gravidanza, per chiarire il ruolo dell’integrazione, fra benefici e svantaggi sulla base delle evidenze ad oggi disponibili. In modo particolare si è voluto indagare sulla carenza di vitamina D in gravidanza (livello sierico <50 nm) e le possibili complicazioni come pre-eclampsia, diabete, parto pretermine e bambini di basso peso alla nascita (meno di 2500 grammi); carenza che può avere effetti sui bambini anche in termini di crescita ossea, fino al rischio, nei casi più gravi di rachitismo o anche sviluppo di allergie (Autorità europea per la sicurezza alimentare, 2016; Royal College of Obstetricians & Gynaecologists, 2014).

Assunzione di integratori di vitamina D in gravidanza

La revisione Cochrane (30 studi di ricerca e oltre 3.700 donne in gravidanza) ha dimostrato che l’assunzione di integratori di vitamina D in gravidanza:
– Probabilmente riduce il rischio di contrarre la pre-eclampsia e il diabete gestazionale (il rischio di pre-eclampsia si riduce anche con l’assunzione contemporanea di calcio).
– Può ridurre il rischio di basso peso alla nascita (meno di 2500 grammi).
– Può ridurre il rischio di gravi emorragie dopo la nascita.

Poca o nessuna differenza si è evidenziata per il rischio di parto pretermine prima delle 37 settimane e nulla di certo è emerso in relazione a possibili danni da assunzione di vitamina. Sebbene ci siano potenziali danni nell’assunzione di integratori combinati di calcio e vitamina D – sottolinea la review – i benefici per le donne a rischio di pre-eclampsia paiono superiori (la valutazione va comunque lasciata al medico di riferimento).

Le giuste dosi di vitamina D

E in merito alle dosi? Attualmente l’assunzione raccomandata per le donne in gravidanza è pari a 15 microgrammi (600UI) al giorno espressi come colecalciferolo (1 ìg di colecalciferolo = 40 UI vit. D), considerando gli sia gli apporti alimentari sia la sintesi endogena nella cute.
Una successiva revisione Cochrane ha esaminato gli effetti e la sicurezza di diversi regimi di integrazione di vitamina D in gravidanza. Gli autori hanno riscontrato che l’integrazione con valori superiori alle 600 UI raccomandate possono ridurre il rischio di diabete gestazionale ma incidono poco o per niente sul rischio di pre-eclampsia, parto pretermine o basso peso alla nascita (rispetto alle donne che ricevono la dose raccomandata di 600 UI/die o meno).
Dosi maggiori di integrazione cioè più 4000 unità internazionali al giorno o più (dell’attuale limite superiore di vitamina D) fanno, invece, poca o nessuna differenza sul rischio di sviluppare pre-eclampsia, diabete gestazionale, parto pretermine o basso peso alla nascita rispetto a dosi fino a 3999 UI /d o meno. Rimangono certamente degli aspetti da approfondire relativamente all’assunzione di vitamina D e alla prevenzione di alcune complicanze in gravidanza; mancano inoltre le prove a sostegno dello screening universale per la carenza di vitamina D in gravidanza – fa notare Emily Carter, membro Cochrane UK e specialista in Ostetricia e Ginecologia – ma i dati più recenti danno maggiore certezza che l’integrazione di vitamina D è probabilmente benefica nel ridurre alcuni rischi comuni associati alla gravidanza.

Fonte Farmacista 33

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