PERICOLO PFAS: LE SOSTANZE “ETERNE”

I PFAS secondo diversi studi sono riconosciuti a livello come interferenti endocrini in grado di alterare i processi dell’organismo che coinvolgono gli ormoni, responsabili dello sviluppo, del comportamento, della fertilità e di altre funzioni cellulari essenziali.

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Fino a pochi anni fa nessuno, tranne i più intimi fra gli addetti ai lavori, conosceva le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). Nello specifico costituiscono una grande famiglia di migliaia di sostanze chimiche sintetiche (circa 4500) e pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente.

Essi contengono legami carbonio-fluoro, che sono tra i legami chimici più forti nella chimica organica, per questo impermeabili all’acqua e ai grassi. Grazie alle loro caratteristiche, legate alla notevole stabilità ed inerzia termica, sono anche eccezionalmente resistenti al calore. Le applicazioni industriali e i prodotti di largo consumo in cui le sostanze perfluoroalchiliche trovano spazio sono difatti moltissime:: trattamenti in industrie tessili, vernici, schiume antincendio, tappeti ed abbigliamento, imballaggi, settore automobilistico, edile, elettronico, pellicole fotografiche, fino a sbordare nell’ambito alimentare, dove risultano utili per trattare imballaggi, rivestimenti e articoli in carta e per realizzare utensili da cottura e pentole antiaderenti.

Ma come sempre l’apparenza inganna in quanto l’esposizione a queste sostanze chimiche può causare un’ampia gamma di effetti avversi, fatto che desta ancor più preoccupazione considerando la loro proprietà di accumularsi nell’organismo: epatotossicità, immunotossicità, neurotossicità, alterazioni nella riproduzione e nello sviluppo.

I PFAS secondo diversi studi sono riconosciuti a livello come interferenti endocrini in grado di alterare i processi dell’organismo che coinvolgono gli ormoni, responsabili dello sviluppo, del comportamento, della fertilità e di altre funzioni cellulari essenziali.

L’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica queste sostanza come “possibilmente cancerogena per gli esseri umani” tanto da ipotizzare delle correlazioni (ancora in fase di studio) con l’insorgenza di tumore ai reni, cancro ai testicoli, malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa, aumento del colesterolo.

Recenti ricerche hanno inoltre messo in luce l’incremento delle patologie neonatali e delle donne in gravidanza nelle aree più contaminate: diabete gestazionale, neonati più piccoli e sotto peso rispetto alla media e altre malformazioni maggiori tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche.

Nel suo parere datato 2020, l’EFSA è arrivata a stabilire che i bambini piccoli ma anche quelli più grandi sono le fasce di popolazione maggiormente esposte e l’esposizione durante la gravidanza e l’allattamento al seno è il principale fattore che contribuisce alla presenza di PFAS nei neonati. Si tratta di una novità rispetto al precedente parere dell’EFSA del 2018, che riteneva l’aumento del colesterolo il principale effetto critico.

Ma le ricerche non si fermano qui, poiché ad alimentare ulteriori preoccupazioni, vi è una ricerca dell’Harvard School of Public Health, che ha stabilito persino che uno degli effetti più critici per la salute umana risieda nella diminuita risposta del sistema immunitario alle vaccinazioni: i bambini esposti a PFAS hanno concentrazioni di anticorpi molto ridotte rispetto al normale.

Come ben sappiamo in ambiente pulito, privo di contaminanti, è essenziale per la salute e il benessere dell’uomo. Ma ad essere poco ecologici sono proprio i PFAS. Faticando a degradarsi, permangano nell’ambiente anche per lunghi periodi di tempo, penetrano facilmente nelle falde acquifere e, attraverso l’acqua, possono raggiungere i campi, i prodotti agricoli e perciò gli alimenti.

Solo nel 2020 la stessa Commissione europea si è impegnata ad agire, nel contesto della sua strategia sui prodotti chimici per la sostenibilità verso un ambiente privo di sostanze tossiche.

Finalmente si ammette che per queste sostanze è richiesta un’attenzione particolare, in considerazione dell’alto numero di casi di contaminazione ambientale, ma soprattutto in relazione al numero di persone affette da malattie ad essi potenzialmente correlabili: i costi complessivi derivanti dall’esposizione ai PFAS, solo in Europa, sono stimati essere tra i 52 e gli 84 miliardi di euro all’anno.


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FONTI

– salute.gov

– echa.europa.eu

– Greenpeace.org

– efsa.europa.eu

Laureato in scienze delle professioni sanitarie della prevenzione presso l'Università degli studi dell'Aquila svolge la propria attività lavorativa in qualità di Tecnico della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro a Rimini all'intero della AUSL della Romagna. Docente formatore e ispettore in ambito della sicurezza alimentare, dal 2011 Auditor e Lead auditor di sistemi di gestione per la qualità secondo ISO 9001 e ISO 19011

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